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Come punire in modo esemplare solo la Juve …


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 di G. Fiorito “Virtus in medio stat”. Orazio la metteva così: “Est modus in rebus” (c’è una misura nelle cose). Era stato Aristotele nell’Etica Nicomachea a sentenziare: "μέσον τε καὶ ἄριστον" (il mezzo è la cosa migliore”).  In seguito ci avrebbero pensato i filosofi scolastici medievali ad assumersi l’onere di tramandarlo ai posteri nella versione citata, anche se Ovidio nelle Metamorfosi si era espresso così: “medio tutissimus ibis” (seguendo la via di mezzo camminerai sicurissimo). Non è vero che internet fa male. E’ solo l’ultima evoluzione della stele di Rosetta e della tavoletta d’argilla di Saffo. Un modo di mettere nero su bianco. Di diffondere le notizie. Di comunicare. Di scambiarsi il sapere. Senonché la saggezza antica tramanda ancora una volta: “Verba volant, scripta manent” (le parole volano, le cose scritte restano). Fino a un certo punto, perché le telecamere ti immortalano mentre ti diverti a gridare parolacce.Però insisto: la televisione, internet e la stampa non sono il male. Sono il banditore. Sono gli epistolari. Sono le enciclopedie. Sono il telecomando. Sono il computer, il palmare. Non sono il nostro cervello.Quello che ci piace farci ridurre in pappa. Assomigliamo alle pecore e abbiamo bisogno di un pastore. Poi ci stupiamo che i bimbi seguano il pifferaio magico. E invece di consultare wikipedia e i classici della letteratura ci facciamo infarcire le celluline grigie, quelle di cui Poirot andava fiero e noi quasi ci vergogniamo, di scemenze, temendo di non essere schierati sufficientemente da qualche parte. Per evitare la fatica della solitudine. Dell’esercizio di tentare di capire con la propria testa. Questo teatrino dell’assurdo ci ha portato oltre. Non sono famosa per le mie virtù diplomatiche. Vengo tacciata di eccessiva juventinità perché amo schierarmi. Dire la mia, formulare un pensiero e assumermene la responsabilità spesso fino alle estreme conseguenze.Però bisogna ripulirsi le meningi da questa paccottiglia di sarcasmi e ipocrisie.Lo Juventus Stadium non è la Scala di Milano. Tanto più che anche lì sono stati capaci di fischiare Von Karajan, uno dei geni assoluti del XX secolo che si era innamorato di un pezzo di cultura italiana. Non è una saletta preposta all’ascolto della musica da camera. Come se non bastasse, una buona parte degli appassionati di calcio credo che pensi naturalmente al football non con la testa, ma con i piedi. Una bella bolgia infernale dove scaricare le tensioni della vita quotidiana. Dove prendersi in giro e dirsene un poco di tutti i colori, senza il terzo tempo del rugby. Come ci hanno tramandato le cronache, secondo l’eredità del circo romano, nel quale qualche schiavo poteva guadagnarsi col sangue la libertà imparando ad uccidere da gladiatore. Per la gloria sua e dell’imperatore. Vi risparmio le retorica del teatro greco, ma qualcuno l’ha scritto anche di recente. E’ meglio che scorra un po’ di rabbia allo stadio piuttosto che dentro i centri commerciali o nelle piazze. Lasciamo stare. Il discorso diventa troppo complesso in un paese che non ha ancora voluto fare i conti con certe stragi non a caso dette di stato. Torniamo indietro. Ridimensioniamoci sul terreno del gioco. La curva ai ragazzini, dove i ragazzini hanno imitato i grandi.A me i cori beceri, di qualunque natura siano, retti da un razzismo da due soldi o sulle sacre lave che rimetterebbero i peccati di chi distrugge i sanitari del mio stadio, fanno tutti schifo. Nemmeno sono esclusivamente per il tifo pro. Perché di letteratura alla quale attingere all’indirizzo degli avversari sportivi ne ho a bizzeffe. Spulciando nella storia che ci ha regalato momenti indimenticabili quali il 5 maggio. Lasciando fuori le offese che con il tappeto verde c’entrano come i cavoli a merenda. Perché credo che se c’è stata un’evoluzione nei costumi, nel pensiero, nell’arte, nelle comunicazioni, nella media del grado di istruzione degli individui, questo si rilevi in tutti i livelli della vita sociale. Se trattasi di involuzione pure. E se uno o un gruppo di persone preferisce sottomettersi al genere della sottocultura degradante, faccia pure, sopportandone le conseguenze. Ma non ritengo altresì che una norma equilibrata e giusta possa pretendere di imporre i costumi dall’alto con l’esempio degli stolti. Applicando il metodo collaudato con calciopoli di punire in modo esemplare solo la Juve, che ha il pregio e il difetto di essere la più conosciuta all’estero e la più tifata dagli italiani. Compresi i bambini italiani.  Sembrava una boutade, ma La Stampa (Link ) conferma la notizia che i cori uditi durante Juventus Udinese sarebbero stati sanzionati dal solito giudice Tosel con 5.000 euro di multa. Una cifra irrisoria, che però la dice lunga su chi può e chi non può e alimenta la sensazione che contro la società Juventus sia in atto una sorta di rappresaglia da parte delle istituzioni sportive, votate alla sua condanna e all’assoluzione di forme di mancata etica e trasgressione diversamente colorate.  Anche quando si tratta di un momento di festa dello Sport che avrebbe dovuto restare indelebile nella mente e nel cuore dei piccoli ospiti dello JS, che un giorno sceglieranno di essere tifosi appassionati o ultrà.Una risposta dura a quella che il web bianconero stava celebrando erroneamente a mio avviso come l’apologia della merda, ma che riesce a superarla per cattivo gusto di stampo repressivo. I ragazzini in curva sopra i seggiolini vuoti sono stati una trovata brillante di Tuttosport, alla quale una Juve piuttosto in affanno sul fronte della comunicazione, che come già rilevava Giraudo nel periodo precalciopolese era il tallone d’Achille della società, ha detto sì ribaltando una situazione da negativa in positiva. Togliendo l’argomento del becerume bianconero di bocca ai cronisti e sostituendolo con la purezza infantile, che tuttavia sono riusciti a sporcare e persino a condannare.Le leggi di natura impongono che i cuccioli imparino la vita giocando. Il figlio secondogenito imita il fratello maggiore. Allo stesso modo la semplice, innocente emulazione ha fatto seguire ai piccoli tifosi Juventini lo schema del tifo dei grandi.Perciò, ogni volta che ci accingiamo a dire qualcosa, ogni volta che teniamo un atteggiamento politicamente scorretto, quando facciamo quello che siamo e cioè gli animali politici, per tornare ad Aristotele, che nella Politica ha lasciato scritto proprio così (“L'uomo è per natura un animale politico”), specialmente se stiamo assisi su uno scranno di educatori o amministratori della cosa pubblica, ricordiamoci che i bambini non fanno “oh” e nemmeno “merda”. I bambini, semplicemente, ci guardano. http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=3328