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Una domenica speciale


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 di F. Del Re Una domenica speciale, anche se le domeniche del calcio moderno sono sabati e domeniche e spesso anche venerdì e lunedì. Per sintesi: una domenica. E così sia. Una domenica speciale perchè, al di là del valore e dei significati che ha dato alla classifica, è stata soprattutto una domenica simbolica: da un lato il trio frignone composto da Roma, Fiorentina e Torino, dall'altro le due vere e indiscusse regine del football italico, Milan e Juventus. Le prime hanno dedicato la settimana alle recriminazioni, alle proteste di piazza, a quelle sugli spalti; poi, una volta scese in campo, in tre hanno raccolto un punto, hanno segnato zero gol e ne hanno subiti tre, pur giocando tutte in casa e contro squadre nettamente meno forti di loro. Le seconde, invece, hanno dato vita ad una partita bella tecnicamente e tatticamente, una partita d'altri tempi, giocata su ritmi elevatissimi, a viso aperto, con correttezza e fair play finale; una partita "all'inglese", non certo "all'italiana", nella forma e nei contenuti. Qualcuno l'ha fatto anche notare, soprattutto alla Fiorentina ed ai suoi interpreti; qualcuno è andato persino oltre, come Mario Sconcerti, quando ha detto chiaramente che la Fiorentina, fra una polemica e l'altra, ha fatto la miseria di un pareggio su tre partite giocate al Franchi e che forse dovrebbe pensare più a preparare le partite che non i dossier. Per la Roma c'è stato anche il più classico dei contrappassi: una settimana a ululare al "palazzo", gridando "Mò bbasta!", "juventini ladri, sapete solo offendere i morti" e poi, in campo, pareggia contro un'Inter mediocre grazie ai regali, o ajutini, come li chiama il suo sgrammaticato capitano, della sestina arbitrale, che nel primo tempo nega due rigori ai nerazzurri e grazia De Rossi, er Mohammed Alì dè noantri. E gli errori pro-Inter del secondo tempo non sono certo serviti per riproporre la solita pantomima anti-juventina, perchè anche il più sfegatato dei tifosi romanisti ha capito quale e quanto ajuto gli sia stato gentilmente concesso nel primo tempo. Per il Torino c'è stato il più classico dopo derby, partita della vita da giocare con tutti gli attributi di fuori, la bava alla bocca, il cuore toro e banalità simili; poi, nella partita successiva, le pile sono scariche, i furti sono marginali e Ventura s'incazza più coi suoi giocatori che non con l'arbitro. Per la Juve, invece e per concludere, la solita straordinaria voglia di dimostrare che le parole, o meglio: gli insulti, le accuse farneticanti riescono solo a tirarle fuori il suo micidiale "Killer instinct": prima a Trebisonda, dove annienta i turchi in poco più di mezz'ora e poi a Milano, dove prima regge l'urto di un ottimo Milan e poi lo infila con due prodezze, la prima di squadra, grazie ad una coralità dell'azione ormai classica, poi con la giocata singola del suo fuoriclasse più forte, quel Carlitos Tevez che rappresenta la perfezione in tema di attaccanti. Una domenica speciale, nonostante alla fine della giornata i cosiddetti media facciano la solita enorme fatica sia ad ammettere la superiorità della Juve, che ieri sera avrebbe avuto solo fortuna, secondo loro, che ad ammettere che gli ajutini, se si considerano truffe, lo sono anche quando li ricevono le loro squadre del cuore. Così, per coerenza, la cosa più rara da trovare nella Terra dei Cachi. http://www.giulemani...lio.asp?id=3496