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Scripta manent. Formigoni e gli altri


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 di G. Fiorito”In futuro tutti saranno famosi per 15 minuti”. Attribuito a Andy Wahrol e probabilmente maturato attraverso un vivace scambio di battute con il fotografo Nat Finkelstein (Link), questo lampo di genio premonitore inciso sulle mura del New York Museum of Modern Art nel 1970 e da allora oggetto di cult su magliette e ogni ordine di gadget, ha segnato l’evoluzione della comunicazione. Svezzati dalla televisione, per decenni abbiamo creduto di doverci inventare qualcosa di eclatante per attirare la sua attenzione e guadagnarci il nostro momento di gloria. Poi è arrivato internet. I forum. I social network. Facebook. Twitter: l’ultima frontiera. Il capolinea dei 140 caratteri. La sintesi attraverso la quale si filtrano gli umori e le tendenze e si sgomita per rimanere a galla e conquistarsi un posto in prima fila.Basta un cellulare e sei al centro della discussione. Puoi “democraticamente” dire la tua, che tu sia un Bonolis qualunque, l’uomo della strada o un politico un po’ vip. La vetrina dove basta cavalcare l’onda e misurare dal numero dei followers il termometro del tuo successo è aperta a tutti. "There is only one thing in the world that is worse than being talked about, and that is not being talked”, ammoniva Oscar Wilde. “Su richiesta della Procura di Milano, il gip Paolo Guidi ha disposto il sequestro di beni per 49 milioni di euro riconducibili a Roberto Formigoni. Sigilli a una villa in Sardegna e ad altri immobili appartenenti all'ex governatore della Lombardia, oggi senatore del Nuovo Centrodestra, e a tutti i suoi conti correnti meno uno. Formigoni ha dichiarato che la cifra sequestrata e la villa in Sardegna non gli appartengono e che i suoi conti sono in rosso. Ha avuto l’ardire di tweettare, mentre il giudice firmava l’ordinanza di sequestro dei suoi (?) beni: “Solidarietà sportiva ai tifosi della Roma per la squalifica fuori misura a Destro Mattia, forse troppo in forma per i gusti di qualcuno“. Nemmeno all’ossequioso seguace di Don Giussani si può negare né la passione calcistica, né una tweettata, soprattutto se nelle stesse ore anche Massimo D’Alema, noto tifoso giallorosso e Matteo Renzi non hanno saputo resistere dal pronunciare riferimenti a quel cazzotto che impartito da Destro a Astori, calciatore del Cagliari, ancora una volta è stato mediaticamente amplificato per andare a colpire le guance della Juventus, nel tentativo di architettare sistemi a guisa di novelle calciopoli. In fondo anche Andreotti più volte fece riferimento alla sua fede romanista. Tuttavia, se come nelle favole di Fedro è possibile trarre dall’abitudine troppo svelta al tweet un insegnamento, esso appare un’arma a doppio taglio. Nel teatrino della politica dove la necessità di comunicare è tutto, 140 caratteri costituiscono la cartina tornasole del nostro modo di essere. Il mondo perduto delle idee e dei metodi per far funzionare il mondo dovrebbe indurci a meditare e a recuperare i valori del pensiero filosofico e politico. Allora non sarebbe stolto individuare nell’attimo fuggente che intercorre tra la digitazione di 140 caratteri e l’invio, il momento giusto per “pensare” che una battuta può essere di troppo o troppo poco, ma nella sua immediatezza dice chi siamo.Verba volant. Scripta manent. http://www.giulemani...lio.asp?id=3579