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SSCNapoli milionaria


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 di E. Loffredo Da dove partiamo? Ma sì dal ritornello di successo all'ombra di Palazzo Reale e della Basilica di San Francesco di Paola: «Come fai a tifare Juve se sei di Napoli» o l'equivalente «un vero napoletano tifa Napoli». Ho già dedicato in passato qualche riga per rispondere a questi dogmi del tifo napolista e relative pseudo-argomentazioni (Link). Mi sono anche soffermato sul totalitarismo calcistico che pretende di imperare a Napoli e provincia (Link). Non mi è quindi sconosciuto il forte impatto sociale che ha la squadra partenopea sul territorio circostante. Da juventino ho buttato sempre un occhio alle politiche di responsabilità sociale adottate dalla Juventus FC e mi sono dedicato anche alla lettura del codice etico di cui si è dotata la società bianconera. Ho avuto la presunzione di scrutare la politica societaria sia verso gli stakeholders interni (giocatori e tesserati) e quelli esterni (partners e istituzioni sportive e non), senza dimenticare quella categoria particolare di interlocutori: noi tifosi. Proprio per questo a volte non mi passano inosservate alcune pratiche e situazioni in cui si vengono a trovare altre squadre di calcio. Prendiamo la SSCNapoli, una società che ha un rapporto pare travagliato con le istituzioni cittadine (leggasi querelle stadio tra De Laurentiis e De Magistris) e statutali (ultimo caso la mancata e non giustificata partecipazione al vertice del Viminale per garantire la trasferta ai tifosi della Juve). Non sono migliori i rapporti con le altre società (il «siete delle merde» durante il sorteggio dei calendari è solo il caso più noto), e neanche con i tifosi azzurri, ai quali il presidente più volte ha fatto notare che «chiagnono e fottono» mentre dovrebbero ringraziarlo perché se non fosse per lui alle falde del Vesuvio non esisterebbe il calcio, a Parma nello scorso campionato arrivò quasi alle vie di fatto (non si è saputo più nulla della querela che il malcapitato voleva presentare...). Eppure, nonostante tutto ciò, 'o Napule rimane un totem inscalfibile nella collettività locale. Una cosa di cui sono consapevoli alcune istituzioni che evidentemente fiutano la possibilità di intercettare consensi tra i tifosi. È capitato che la Regione Campania anche in vista di EXPO 2015 abbia adottato un programma di rilancio del territorio e dei prodotti locali per rimediare al crollo di immagine e ai danni economici dovuti allo scempio ambientale sintetizzato con l'espressione “Terra dei fuochi”. Parte dei fondi è di provenienza europea e deve essere destinata alla promozione. In regione hanno pensato che un ottimo strumento sia lo sport e la SSCNapoli in particolare, ha proceduto quindi a distribuire tra varie società sportive, non solo calcistiche, ben cinque milioni di euro. Alla società di De Laurentiis la fetta più grossa: percepirà tre milioni e mezzo. Inevitabili le reazioni che contestano questa dazione. Se è scontata la contestazione del politico che ne fa occasione di contestazione politica, è toccante la reazione di Maurizio Patriciello parroco di frontiera da sempre impegnato su queste tematiche: «È un ennesimo tradimento delle istituzioni. Invece di iniziare le bonifiche dei terreni prendono i primi 5 milioni dei 23 che arrivano dall’Unione Europea, per darli alle società sportive tra cui il Napoli calcio. E tutte queste vittime come verranno risarcite? Tutto questo è follia pura».Registrando la precisazione istituzionale che i fondi «verranno impiegati soltanto quando le società offriranno i servizi di comunicazione utili allo scopo» (De Laurentiis comunque farà il necessario per ottenere la cifra), c'è da farsi qualche domanda, e con questo mi riallaccio all'ampia introduzione. Io non sarò un napoletano esemplare perché non tifo Napoli (e vabbè...), ma siamo sicuri che il fenomeno calcioNapoli sia un modello valido attraverso cui veicolare un'immagine positiva del territorio e dei suoi prodotti? Tanto per dire, se dici Napoli pensi alla Certosa di San Martino, al Teatro San Carlo, al Maschio Angioino, a Castel dell'Ovo e alle eccellenze alimentari che non si esauriscono nella pizza e nelle sfogliatelle. Se invece dici SSCNapoli pensi agli isterismi del suo presidente e alle diserzioni delle premiazioni in mondovisione. Se pensi all'immagine che del calcio danno i suoi tifosi pensi alle aggressioni di tifosi e squadre avversarie (anche straniere), pensi a Genny 'a carogna e alle devastazioni di bagni e settori di stadi avversari. Quindi dove sarebbe il ritorno positivo per città e regione? Il dio Napoli attinge in modo importante dal territorio, un bacino di tifosi/clienti che ingrassano le casse societarie (ricordiamo per l'ennesima volta che vanta in attivo gli ultimi sei bilanci), pretende dal Comune condizioni di estremo favore per l'uso del San Paolo e il più delle volte non è neanche puntuale nel pagamento dei canoni d'affitto e nella manutenzione dell'impianto (il tutto di conseguenza grava sulla collettività). Non sarebbe il caso che per una volta, sponte propria, e senza l'incentivo di quei tre milioni e mezzo, la società azzurra adottasse una politica responsabile e verso la collettività su cui insiste promuovendo gratuitamente l'immagine e i prodotti locali? Oppure per De Laurentiis “simm tutt 'e Napule” solo quando deve prendere? Intanto i veri napoletani, quelli che tifano per il ciuccio, queste domande non se le fanno. La SSCNapoli fa realmente un tifo disint€ressato per Napoli città?  http://www.giulemani...lio.asp?id=4019