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Calciopoli, i giorni degli uccelli paduli


Glmdj di E. LoffredoOggi forse si formerà il giudicato penale su calciopoli. La Corte di Cassazione, che forse solo tra qualche giorno o settimana renderà noto il suo dictum sui fatti che nel 2006 stravolsero il calcio italiano, metterà una pietra molto pesante su tutta questa vicenda. E chissà che tipo di pietra sarà. Se si ripensa a quei giorni il ricordo va inesorabile alla domanda/dubbio che si era fissata nella mente di molti: com'è possibile che una squadra così forte avesse bisogno di questo sistema cupolaro per vincere? Non aveva bisogno! In fondo bastava poco, una piccola scintilla per far accendere un fuoco che illuminasse i contorni di quella farsa. Molti lo hanno fatto, hanno cercato il confronto con altri tifosi, hanno cercato informazioni sul web (i più fortunati si sono imbattuti in Giù le Mani dalla Juve...), hanno avuto la forza di volontà di cominciare a leggere codici di giustizia sportiva e i primi atti dell'inchiesta che poco alla volta cominciavano a uscire. Furono proprio quei primi atti, seppur di parte, ad alimentare i dubbi. Così come furono la smodata sete di vendetta (per cosa?) e l'odio del resto dell'Italia non juventina a fortificarci. Volevano ammazzarci (sportivamente), ci hanno reso strenui e rancorosi. I tifosi più innamorati della Juventus hanno fatto un grosso atto di fede è vero, ma hanno saputo mostrarsi anche molto critici. Hanno setacciato le accuse e le hanno smontate prima ancora che le corti federali emettessero sentenze ridicole nei dispositivi e nelle motivazioni ("abbiamo cercato di metterci sulla stessa lunghezza d'onda del sentimento popolare..."). Chi ha avuto modo di ascoltare i dibattimenti delle aule napoletane ha fugato ogni dubbio sulla colpevolezza di Luciano Moggi. Dopo nove anni del mare di accuse rimane in piedi un edificio che poggia su quattro stuzzicadenti. Restano le sim straniere «presumibilmente attribuite in modo artigianale e con olio di gomito» e l'ipotesi indimostrata che Moggi se avesse voluto avrebbe potuto. È emerso invece oltre ogni ragionevole dubbio che il campionato 2004/05 era regolare (il 2005/06 non è stato oggetto di indagini), che i sorteggi arbitrali non erano alterati. È emerso che quello che si imputava al DG juventino era invece pratica consolidata di dirigenti di altre squadre (incontri con arbitri in attività, visite negli spogliatoi prima delle partite, spingere per la carriera di arbitri amici, proposte "da bandito" ecc...). Se certificare la verità è atto di coraggio, dobbiamo solo augurarci che gli Ermellini di piazza Cavour non siano giudici pavidi. http://www.giulemani...lio.asp?id=4040