Calciopoli finisce, come ampiamente previsto, in prescrizione, ma non senza erodere ulteriormente l'impianto accusatorio
© LaPresseROMA - All'una in punto si è sciolta la camera di consiglio e i giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno iniziato a leggere il dispositivo intorno all'una e un quarto. Calciopoli finisce, come ampiamente previsto, in prescrizione, ma non senza erodere ulteriormente l'impianto accusatorio. Il teorema dell'associazione a delinquere regge fino alla fine (Moggi, Giraudo e Pairetto nella requisitoria del pg suonano "colpevoli" e l'organizzazione esistente), ma è puntellata da una sola condanna a titolo definitivo (De Santis), di due soli arbitri e da un numero esiguo di frodi, con alcune partite (tre delle cinque rimaste in piedi) alterate senza avere l'arbitro (forse con la sola forza del pensiero in stile Giucas Casella). Un'associazione molto light, insomma. Si dovrà attendere la lettura delle motivazioni per capire e commentare, per ora rimane la sensazione di un'impianto accusatorio tenuto in vita con la respirazione artificiale, pur di evitare un ribaltone che sarebbe risultato troppo scomodo. IL DISPOSITIVO - Il dispositivo che dice: Moggi prescritto per l'imputazione di associazione a delinquere, mentre viene annullata la sentenza per due frodi sportive perché il fatto non sussiste. Giraudo prescritto per associazione a delinquere. Bertini, Dattilo e Mazzei assolti perché il fatto non sussiste. Rigetto del ricorso per De Santis per il quale viene confermata la condanna. Inammissibili i risarcimenti civili. Rinvio al giudice civile competente per l'eventuale risarcimento della Figc, che riapre la battaglia dei risarcimenti (dai quali tuttavia sono stati esclusi i club) da discutersi in altra sede. Un ramo di Calciopoli che potrebbe anche infiammarsi in seguito. LE ASSOLUZIONI - Ma quello che ha sorpreso, al di là delle prescrizioni scontate, sono le ulteriori assoluzioni degli arbitri (Bertini e Dattilo che avevano orgogliosamente rinunciato alla prescrizione) e di un designatore (Mazzei, che si occupava dei guardalinee). Dei 37 imputati iniziali solo uno ha ricevuto una condanna definitiva (De Santis) e non certo per colpa delle difese che fin dal primo grado di giudizio hanno cercato di velocizzare il processo (vedi la rinuncia a quasi un centinaio di testimoni che erano stati chiamati). Di 8 arbitri inizialmente coinvolti, ne sono rimasti 2: De Santis e Racalbuto, già prescritto in secondo grado e che ieri si è visto rigettare il ricorso. Delle oltre cinquanta partite finite nel mirino nel sono rimaste cinque e non è chiaro come e perché, visto in tre casi gli arbitri sono stati assolti. Come funzionava questa cupola? Che dispendio enorme in termini organizzativi per un risultato così misero, al punto dal primo grado di giudizio fino a questa notte, tutti i giudici hanno confermato che il «campionato non fu alterato», il «sorteggio non fu truccato», le «ammonizioni preventive non esistevano». Come esercitava questo sconfinato potere l'associazione di Moggi lo scopiremo solo leggendo le motivazioni, che sono previste entro 90 giorni. NON FINISCE QUI - Resta, per ora, una sentenza che proscioglie condannando, ma la Cupola Moggiana, grandiosa costruzione di architettura giudiziaria nel 2006, finisce per assomigliare a un edificio diroccato, che ha perso nel corso degli anni mattoni e architravi. Della Calciopoli del 2006 rimangono dei resti che il tempo ha reso archeologici e con i quali la logica non riesce a immaginare «il più grande scandalo del calcio italiano», visto che sono rimasti due arbitri e cinque partite (Scommessopoli in confronto è un grattacielo). Non finisce certo qui, perché da questo momento potrebbe rientrare in scena la Giustizia Sportiva: la Juventus ha pronto il ricorso all'articolo 39 per la revisione e le assoluzioni della Cassazione sono altri proiettili per la sua cartucciera.