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Altri 10, 100, 1000 anni di Totti


  
 di F. Filippin Il titolo è simile a quello dedicato qualche settimana fa al nostro Principino Marchisio (a proposito, auguri), ma il senso, ovviamente, no.Ieri sera abbiamo assistito ad una “favola”, ad una “impresa”, alle gesta di un “eroe”, per limitarci ai titoli più sobri dei giornali.Cosa è successo? Due gol der Pupone (uno su rigore che più regalato di così non si può...) che hanno spezzato le reni (usiamo questa espressione, che dà più enfasi) ad un pugnace Torino, consentendo alla Roma, udite udite, di consolidare addirittura il terzo posto in classifica (da quelle parti sono titoli che contano, che credete...), resistendo alla tenace rincorsa della strepitosa Inter di Mancini (che intanto perdeva a Genova).Pianti a dirotto dagli spalti, corsa irrefrenabile del numero 10 sotto la curva, solita dedica su cui ricamare per anni, cori pro e contro (Spalletti, ovviamente).Corsa sotto la curva, giova ricordarlo, dopo il primo gol, quando il risultato era fermo ancora su un'inutile pari, che non serviva a nulla in classifica: ma, conoscendo il personaggio, sappiamo bene che il dirigersi subito verso il centrocampo per riprendere il gioco il prima possibile non gli appartiene, preoccupato più di ottenere la prevedibile celebrazione della curva o di farsi una foto per i posteri, che della sostanza (da lasciare a noi umani che viviamo terra terra, mentre gli dei viaggiano su altri livelli, si sa).Stupidi noi che qualche anno fa ci emozionavamo per un gran gol di Del Piero su punizione alla Lazio, che non era (solo) il suo canto del cigno, ma (soprattutto) un gol scudetto (non nell'aritmetica, ma nella sostanza).Altra cosa rispetto a ieri.Quello che conta qui è la guerra Totti – Spalletti e il risultato finale (la classifica, non la singola partita) è secondario.Spalletti, che era riuscito nell'impresa di riportare la Roma a livelli decenti, dopo gli scempi del violinista e, soprattutto, pensionando definitivamente (almeno così sperava) i totem Totti e De Rossi (vera causa, non l'unica, chiaramente, dei chiari di luna della Roma - più propriamente delle eclissi - nelle ultime stagioni), si deve ormai rassegnare.Spalletti, che parla di squadra e non di singoli, di colpe e meriti collettivi e non individuali, non ha capito nulla: e dire che lui a Roma c'era già stato.Chissenefrega, meglio un gol del Pupone che una squadra che gira e gioca: queste cose lasciamole a quei gretti settentrionali per cui conta solo la vittoria (questa è poesia, mica sport!).Contano le emozioni e allora, auguriamoci che a Roma continuino ad emozionarsi ancora per un bel po', il tempo di un lungo rinnovo pluriennale, per continuare a festeggiare la Leggenda a 14, 17 (tanto per ricordare le ultime tre classifiche) o 30 punti di distacco da noi. http://www.giulemani...lio.asp?id=4705