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RESTITUISCILO ...


«Ecco perché Moratti deve restituire lo scudetto»  Prioreschi, l'avvocato di Moggi: «Ci sono le telefonate con Bergamo: il presidente dell'Inter ha un dovere morale. Anche Galliani parlava con i designatori: o è illecito per tutti o non lo è per nessuno. La Juve tiri fuori la testa dalla sabbia e prenda una posizione. Alla luce di questi nuovi eventi, dicano qualcosa»Calciopoli, il 13 la svolta Spuntano intercettazioni TORINO, 1 aprile - Maurilio Priore­schi è l’avvocato difensore di Luciano Moggi nel processo di Napoli. Insieme a Paolo Trofino, l’altro legale dell’ex dg juventino, e un efficientis­simo team di consulenti sta lentamente, ma - finora - ine­sorabilmente smontando le tesi dell’accusa. Traballa, in­calzato dalle sue domande, il teste che doveva spianare la strada ai pm, il tenente colon­nello Attilio Auricchio, l’auto­re delle indagini, costretto ad ammettere nelle ultime udienze che qualche omissio­ne o mancato controllo c’è ef­fettivamente stato. S’incrina pericolosamente la stessa cu­pola, quella che - secondo l’ac­cusa - aveva permesso a Lu­ciano Moggi (e Antonio Gi­raudo) di controllare il calcio italiano e, soprattutto, il siste­ma arbitrale: perché le depo­sizioni dei teste e le puntiglio­se ricostruzioni della difesa stanno dimostrando che se c’era, questa cupola, non era poi così potente e, molto pro­babilmente, non esisteva del tutto. Ma ora è grande l’atte­sa per un colpo di scena che potrebbe cambiare radical­mente lo scenario del proces­so: l’esistenza di intercetta­zioni che riguardano altri di­rigenti di altri club. Telefona­te di Massimo Moratti e Gia­cinto Facchetti a Paolo Ber­gamo, così come chiamate di Adriano Galliani a Pierluigi Pairetto. Intercettazioni “nuove”, perché mai trascrit­te dagli inquirenti e, quindi, escluse dalle informative del processo, ma scovate nella sconfinata massa di intercet­tazioni effettuate nel periodo delle indagini.Avvocato Prioreschi, allora non era solamente Luciano Moggi a usare il telefono. «A quanto pare no. Nell’enor­me corpus di intercettazioni che abbiamo scandagliato so­no emerse delle telefonate di Massimo Moratti a Paolo Bergamo e anche di Giacinto Facchetti. Così come di diri­genti di altri club. Ce n’è uno, di cui per il momento non è il caso di fare il nome, che ha chiamato i designatori arbi­trali cento volte nel periodo novembre 2004-maggio 2005. E fra questi c’è anche chi di­chiarava di sentire Bergamo e Pairetto solamente per gli auguri di Pasqua e Natale: cento telefonate di auguri, però, sono un po’ tante...».Anche Massimo Moratti te­lefonava ai designatori? «Sì, ci sono chiamate di Mo­rattti e anche di Facchetti che potrebbero confermare la fa­mosa cena fra Bergamo e lo stesso Facchetti avvenuta nei primi giorni di gennaio del 2005, alla vigilia di Livorno­-Inter 0-2».A questo punto cosa può succedere? «La prima cosa che mi aspet­to è una presa di posizione da parte di Moratti. Perché non ha mai detto di aver chiama­to anche lui i designatori? Perché non ha mai parlato della cena fra Bergamo e Fac­chetti di cui era al corrente? La lealtà sportiva, quella del­l’articolo uno del codice di giu­stizia sportiva include il fatto di essere trasparenti. Tutte le telefonate di Moggi ai desi­gnatori sono state considera­te altrettanti “articoli 1” dal­la Caf, che li ha sommati per ottenere una condanna per articolo 6, illecito sportivo. Ora mi chiedo: per Moratti non vale la stessa regola: te­lefonate uguale articolo uno?».Moratti cosa dovrebbe di­re? «A mio parere ha un doppio dovere: morale e regolamen­tare. Deve ammettere quelle telefonate ai designatori e, a questo punto, restituire lo scudetto assegnatogli nel lu­glio del 2006. Io se fossi in lui non lo vorrei più. Quello scu­detto non è stato vinto sul campo, ma è stato assegnato dalla giustizia sportiva a una squadra che, in teoria, era ri­masta fuori dall’indagine. Le telefonate che abbiamo trova­to fanno saltare questo pre­supposto ».Perché queste telefonate spuntano solo ora? Come mai gli inquirenti non le hanno mai prese in conside­razione? «Effettivamente è “strano” che nessuna, dicasi nessuna, di queste chiamate sia stata trascritta dai Carabinieri. Vo­glio dire, sono inserite delle intercettazioni come quella della moglie di Lanese che parla con la figlia e gli raccon­ta di aver lavato i piatti insie­me alla moglie di Pairetto, ma non c’è traccia della chia­mata in cui Facchetti e Ber­gamo si organizzano per ve­dersi a cena. Qualche sospet­to viene, anche perché questo “fa scopa” con la vicenda del­l’assistente Coppola che ha raccontato di essere andato dagli inquirenti per racconta­re delle chiamate ricevute dai dirigenti interisti e si è senti­to rispondere: l’Inter non ci interessa, indaghiamo sulla Juve. La sensazione è che si sia indagato a senso unico».La sensazione, alla fine di questa chiacchierata, è che tutti, o quasi tutti, i dirigen­ti chiamavano i designatori. Giusta? «E’ quello che sta finalmente emergendo: il “così fan tutti”. Ora, per me la situazione è questa: o è lecito chiamare i designatori (ed effettivamen­te non c’è nulla nel regola­mento che lo vieti in modo di­retto) oppure è illecito. Nel primo caso Moggi non ha commesso nessun illecito, nel secondo non lo ha commesso solamente lui, ma anche chi si è visto premiare con uno scudetto. E, a questo punto, mi aspetto ancora qualcosa».Cosa? «Che la Juventus tiri fuori la testa dalla sabbia e prenda una posizione. Alla luce di questi nuovi eventi la diri­genza o, meglio, la proprietà dovrebbero dire qualcosa, perché lo scenario sta per cambiare radicalmente».