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RIUMILIATI....


Scandalosa Juve! Un'altra umiliazione a Udine 
 Sanchez, Pepe e Di Natale spianano la squadra di Zac. Giocatori molli e goffi: la Champions ora è un sogno. Settimo posto in classifica. La curva juventina invoca la Primavera in campo, in tribuna tutti se la prendono con i dirigentiLeggi tutti i commenti Blog di Paolo de Paola VOTA: Di chi è la colpa? UDINE, 4 aprile - Non meriterebbe spettacoli come quelli del Friuli il pubblico juventino, invece siamo arrivati alla dodicesima replica e il conteggio si limita al solo campionato. Di Champions non è il caso di parlare. Vale per quella che la Juve si è lasciata alle spalle lo scorso dicembre, ma a questo punto anche per la prossima. Per raggiungerla servirebbe una vera svolta, ma quella è auspicabile in altre sedi. Per quel che riguarda il campo possiamo dire che cambiano gli avversari - e quelli di ieri, classifica alla mano non erano nemmeno dei peggiori - non purtroppo i protagonisti in grigio (colore sfoggiato a Udine e quanto mai indicato). STATO DI PAURA - Nemmeno il ko del Palermo, maturato nel tardo pomeriggio, è servito a scuotere la Juve dal proprio torpore, figlio di paure e limiti ormai cronici che il paterno Zac non riesce a curare. Dire che qualche cattivo pensiero, autorizzato dalla classifica (l’Atalanta portatasi a un punto, ad esempio), avrebbe potuto concedersela la banda di Pasquale Marino. Invece al fischio di Rocchi tutti i bianconeri friulani sono scattati dai blocchi nella scia dei propri sprinter Sanchez e Di Natale, mentre gli juventini avevano più il passo dei maratoneti, goffi e impacciati di fronte agli scatenati attaccanti rivali. Così al primo vero affondo, minuto 9, l’Udinese è passata con un gol di Sanchez, decisamente più reattivo di De Ceglie nel raccogliere una respinta del palo su tiro di Di Natale. Un cliché destinato a ripetersi per gli interi 90’. E LE STELLE... Insomma, al Friuli è calato immediatamente il buio per Madama, con le sue (ormai presunte) stelle immobili a guardare il gran agitarsi dei rivali. Cannavaro in particolare appariva incapace di trovare la posizione idonea per contrastare Di Natale, che non è di primo pelo nemmeno lui (a novembre il capocannoniere del campionato ha festeggiato i 32 anni) eppure non sfigura certo al fianco del vivacissimo Sanchez. Infatti Marino non ha avuto bisogno di inventarsi grandi artifici tattici, limitandosi a chiedere ai suoi di saltare il centrocampo con palle lunghe per i due attaccanti. Banale, ma efficace. LA PRIMAVERA- Invece Zac si era affidato al 4-4-2 con il ripristino di Camoranesi e conseguentemente Candreva in panca. Mossa utile a ritrovare un po’ di peso sugli esterni, ma in questa Juve chiusa una falla se ne apre immediatamente un’altra. Infatti erano i centrali ad affondare, con Sissoko più impreciso che mai e Melo, al solito, dedito solo a recuperare palloni, senza nemmeno riuscirvi con la dovuta continuità. In assoluto era però la differenza di passo a impressionare, al punto da provocare il coro di scherno da parte della curva bianconera: «La Primavera, chiamate la Primavera...». LA PROSSIMA ESTATE...Giudizio drastico ma com­prensibile. Di questa Juve c’è quasi nulla da salvare, al punto che anche i tifosi della tribuna a un certo punto hanno preso a urlare contro i dirigenti bianconeri presenti. Nel frattempo si era passati al 3-0, grazie agli acuti di Pepe e Di Natale, tutti in versione Bolt al cospetto dei difensori bianconeri. Cori evitati dal presidente, amministratore delegato, direttore generale Jean Claude Blanc, che al Friuli non si è visto. Proseguendo così, anche i tifosi più affezionati troveranno di meglio da fare. Urge intervenire e ci riferiamo alla proprietà.