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Il processo sportivo si deve riaprire...


di CORRADO ZUNINO NAPOLI - Alle 11 e 48 di una mattina affollata e aggressiva, nell'aula 216 del Tribunale di Napoli l'avvocato Paolo Trofino materializza la più importante delle "nuove intercettazioni" su Calciopoli. Quelle che, anticipate a mozziconi, direbbero che tutti parlavano con i designatori nel calcio all'epoca di Moggi. Non solo Luciano Moggi direttore generale della vecchia Juventus, oggi imputato per associazione a delinquere ai fini della frode sportiva con altri 36. L'avvocato Trofino legge ciò che poi depositerà al processo, una conversazione del 26 novembre 2004 tra Giacinto Facchetti, in quel momento presidente pro tempore dell'Inter, e il designatore arbitrale Paolo Bergamo. "Senti, per domenica?", chiede Facchetti. Bergamo risponde: "Ci vuole un gruppo di internazionali". Intende arbitri internazionali, servono anche per dirigere la partita dell'Inter. Facchetti allora, cita Trofino in aula, suggerisce al designatore: "Metti dentro Collina". E' la telefonata clou, dice l'avvocato di Moggi, "la madre di tutte le 171 mila telefonate" della grande inchiesta su Calciopoli. "Metti dentro Collina". Settantacinque conversazioni al telefonino sono state rintracciate in queste settimane dai consulenti di Moggi con uno sfinente lavoro di ascolto, quindi masterizzate su un dischetto e ora consegnate alla cancelleria del collegio giudicante. Trofino promette che non citerà più Giacinto Facchetti, gloria calcistica e del paese che di lì a poco si spegnerà. Ma il tenore della comunicazione scuote l'aula.Per la sesta volta consecutiva i difensori degli imputati stanno conducendo il controesame del colonnello Auricchio, architrave investigativa dell'intera Calciopoli. E l'avvocato Trofino, convinto di aver messo in difficoltà il carabiniere, ora alza il tono: "Perché non l'avete trascritta, questa intercettazione? Sulle griglie conosciute in anticipo Moggi è stato crocifisso per quattro anni e, invece, qui il presidente dell'Inter indica l'arbitro gradito e voi non avete trascritto la telefonata. Perché, perché?". Il colonnello Auricchio rettifica. Dice di conoscere quella telefonata, ma di non averla considerata "importante sul piano investigativo". Le difese, schierate in forza in aula in questo martedì cruciale per il processo, insorgono: si è indagato in una sola direzione. L'avvocato del guardalinee Gemignani arriva a scontrarsi con il pm Narducci: "Lei non può suggerire le risposte al colonnello". Poi si scuserà. Prende corpo la tesi moggiana: tutti parlavano con tutti. In altre nuove intercettazioni si ascolterebbero dirigenti della Roma, del Bologna, dell'Udinese, della Reggina (e questo si sapeva) conversare con i designatori, Bergamo in particolare. In una telefonata un dirigente dell'Inter inviterebbe un designatore a ritirare il regalo di Natale.E' una tesi facile: tutti parlavano con i designatori, quindi Moggi non ha commesso reati, né realizzato illeciti sportivo. In realtà è importante ascoltare che cosa si diceva in quelle telefonate, con quale frequenza (e le telefonate di Moggi sono enormemente più ampie e profonde, in tutte le direzioni). Ed è importante valutare perché per nessun altro protagonista del calcio di metà Duemila sia emerso un corredo di incontri, cene riservate (in casa dei designatori), schede telefoniche svizzere segrete, forzature sul mercato e minacce come invece si è verificato per Luciano Moggi. Ma il "tutti parlavano, nessun colpevole" è una tesi - supportata dalle nuove 75 intercettazioni - che fornisce armi alla difesa di Moggi, e a ricasco dei designatori, dei satelliti moggiani. Massimo Moratti lo aveva detto nel 2006: "Parlavamo con i designatori, ma questo non sposta la questione: noi eravamo le vittime di un sistema che voleva controllare gli arbitri". La qualità dell'intercettazione su Giacinto Facchetti - "metti dentro Collina" - fa salire la qualità dell'intervento difensivo dell'Inter.C'è materia per aprire un'inchiesta sportiva (che fin qui ipotizza slealtà sportiva da parte dei dirigenti dell'Inter, non illecito). Per capire se le rivelazioni telefoniche imprimeranno una nuova direzione al processo penale è necessario attendere la prossima udienza: i giudici diranno se acquisiranno le settantacinque telefonate oppure - come deciso una prima volta nel maggio 2008 - le lasceranno fuori dal processo. (13 aprile 2010)http://www.repubblica.it/sport/calcio/2010...zunino-3319106/