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Radiazione, la polpetta avvelenata che inguaia la Figc...


Anche il patron rossoblù Preziosi rischia. I trasferimenti di Milito e Thiago Motta all’Inter potrebbero essere irregolariTrofino: Atto irragionevole Moggi: Non c'è radiazione IL PARERE CONSULTIVO sulla (possibile, non effettuale) radiazione di Luciano Moggi rischia di trasformarsi in una “polpetta avvelenata” per la Figc. Un po’ come, a posteriori, lo è stata quella sullo scudetto del 2006 per Guido Rossi: perché dentro le quattro pagine vergate dal Collegio ci sono ampi spazi di interpretazione e, soprattutto, di discrezionalità da parte dell’organo politico. E, dettaglio affatto trascurabile, non indica in alcun modo chi sia a dover irrogare la sanzione: il Presidente federale? Il Consiglio? Un bel rebus di cui si discuterà nel Consiglio federale fissato per il 5 maggio, quando Abete potrebbe chiedere che venga ratificato il provvedimento e magari che venga assunta una responsabilità, diciamo così, collegiale, sul provvedimento di radiazione.COINVOLGIMENTI - Perché c’è un altro “problemino” insito in questo parere: se dovesse venire accolto senza distinzioni personali - come è doveroso trattandosi di questioni di diritto ­chiamerebbe in caso altre situazioni simili. In questa situazione, per esempio, si trova anche Enrico Preziosi, l’attuale patron del Genoa, squalificato per cinque anni con conseguente proposta di radiazione. Il parere, al paragrafo 9, recita che il «provvedimento di preclusione debba ritenersi implicito quale effetto ex lege (...), dopo aver erogato le sanzioni nella misura massima, si sono pronunciati nel senso della particolare gra­vità delle infrazioni». Insomma, fuori dal linguaggio giuridico, la radiazione sarebbe insita nel provvedimento di squalifica e quindi retroattiva, annullando anche eventuali negoziazioni successive come avrebbero fatto, a quanto sembra, Preziosi e la Figc.DUE PESI - Se la Procura federale fosse più solerte e usasse lo stesso metro, potrebbero esserci clamorose conseguenze anche sull’Inter, fino all’annullamento del passaggio di Milito e Thiago Motta in nerazzurro. Essì, perché fu lo stesso Preziosi a dire pubblicamente che «si sarebbe incontrato a colazione con Moratti per definire il trasferimento dei due». C’è un problema, però, perché l’articolo 10 comma 1 del Codice di giustizia sportiva recita: «Ai dirigenti federali, nonché ai dirigenti, ai tesserati delle società, ai soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 è fatto divieto di svolgere attività comunque attinenti al trasferimento, alla cessione di contratto o al tesseramento di calciatori e tecnici, salvo che avvengano nell’interesse della propria società. È fatto altresì divieto, nello svolgimento di tali attività, di avvalersi di soggetti non autorizzati e di avere comunque contatti con tesserati inibiti o squalificati. In questi casi gli atti, anche se conclusi, sono privi di effetto». Conclusione facile facile: i trasferimenti di Milito e Thiago Motta non sono validi. E, sempre codice alla mano, essendo il tesseramento di questi due giocatori irregolare, in ogni partita in cui anche solo uno dei due sia stato schierato (anche per pochi minuti) dovrebbe scattare la sconfitta a tavolino. Ma, ovvia­mente, non succederà perché nella giustizia sportiva non c’è l’obbligatorietà dell’azione penale e la Procura federale può far finta di niente, anche nel caso in cui venga segnalato un comportamento irregolare.