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Se a rappresentarci sono questi…


di marcolancC’era anche Guido Rossi, nella tribuna vip del Santiago Bernabeu, a festeggiare la vittoria dell’Inter. E certamente nel suo intimo si sarà sentito protagonista di quell’“impresa”: senza di lui, i tifosi nerazzurri continuerebbero a riguardare i vecchi filmini in bianco e nero, per potere ammirare una Coppa Campioni alzata dai loro beniamini. Poco distante dal grasso ex-commissario Figc, seguiva la partita ovviamente anche il presidentissimo Moratti: giustizia vuole che prima di andare a festeggiare con Mourinho e i suoi uomini, abbia abbracciato il suo vero capitano, colui che nel 2006, grazie alla complicità dei proprietari della Juve, riuscì ad instaurare un regime che ora porta i suoi frutti anche in Europa. Certamente, se non l’ha fatto prima di congratularsi con allenatore e squadra, l’avrà fatto dopo: l’uomo più importante della storia recente dell’Inter merita il massimo rispetto di proprietario e tifosi.In campo, Materazzi, anche detto “Macellazzi”, un nomignolo guadagnato per meriti sportivi, sfoggiava una maglietta con impressa una coppa campioni accompagnata dalla domanda: “rivolete anche questa?” . Chiaro il riferimento alla Juve ed ai recenti sviluppi di Farsopoli. Tranquillizziamo immediatamente il picchiatore nerazzurro: noi non siamo abituati a chiedere trofei vinti da altri sul campo. Quella è un’attività di cui hanno l’esclusiva solo i perdenti cronici come lui (già, perché potrà vincere anche mille trofei, ma resterà per sempre un perdente). Piuttosto, sappia che per onestà intellettuale consideriamo anche questa vittoria per quella che è: insignificante, in quanto derivante da un peccato originale che ancora deve essere lavato. Ma forse chi, come lui, in un famoso 5 maggio di qualche anno fa piagnucolava chiedendo l’elemosina agli avversari, pur di vincere uno scudetto che non sarebbe mai arrivato prima delle gesta di Guido Rossi, si può ben accontentare di vittorie false come questa.Il problema di ogni interista è che nell’intimo sa come stanno le cose, anche se tende a cercare di nascondere la realtà perfino a se stesso. Ed è proprio l’animo perdente che accompagna i nerazzurri a non portarli a godersi nemmeno i successi. Quando Vialli alzò la Coppa dei Campioni nel ’96, ogni juventino sano di mente pensava solo ai colori bianconeri: per noi in quel momento esisteva solo la Juve. Per gli interisti non è così e forse mai lo sarà: sanno perfettamente che anche questa coppa va catalogata tra i trofei di cartone e allora non riescono a festeggiare serenamente. Purtroppo per loro, questo è il pegno da pagare per chi ha preferito scendere a compromessi e distruggere gli avversari fuori dal campo, sfruttando la propria forza politica, piuttosto che crescere in maniera naturale per riuscire un giorno a superarli sul campo.Il refrain che i nerazzurri ripetono da ieri sera è: “Ora state zitti, perché noi abbiamo vinto e rappresentiamo l’Italia”. Sull’invito a starsene zitti, c’è poco da aggiungere: gli interisti da quattro anni a questa parte sono abituati ad impartire ordini, per cui cosa ci si doveva aspettare? Per loro, e per la federazione che li appoggia, è normale che la Lazio, su invito dei tifosi, si “scansi”, per non ostacolarne la marcia trionfale. Al contrario, se il presidente del Siena chiede ai suoi di giocare seriamente, scattano immediatamente le indagini: come si permette costui di sbarrare la strada agli “onesti”? Per quanto riguarda l’idea di farsi rappresentare all’estero dalla banda di Moratti, quali cittadini italiani ne facciamo volentieri a meno. Cosa c’è di italiano in una squadra che ha messo in campo solo stranieri? Anzi, per essere precisi, l’unico italiano a mettere piede sul terreno di gioco è stato, a pochi secondi dal fischio finale, Materazzi: uno che in campo internazionale viene ricordato soprattutto per la testata che gli fu rifilata da Zidane, in reazione alle provocazioni dell’interista al francese. E forse Materazzi un simbolo di italianità lo è veramente, ma nel senso peggiore del termine. È l’archetipo di chi è disposto a tutto pur di vincere: quello che alla sportività preferisce la furbizia, ad una giusta sconfitta predilige un’ingiusta vittoria. Insomma, è uno di quei personaggi per colpa dei quali gli italiani vengono considerati, generalmente a torto, truffaldini ed inaffidabili.Se a rappresentarci devono essere Guido Rossi, Tronchetti Provera, Moratti e Materazzi, stiamo meglio senza alcuna rappresentanza. O meglio, preferiamo che all’estero continuino ad immaginare gli italiani con i volti di Totò e Peppino, che nei loro film impersonavano spesso furbi truffatori, capaci di vendere anche la Fontana di Trevi. Ma Totò e Peppino almeno facevano ridere. Questi nuovi stimolano tutt’altre reazioni, di carattere intestinale.siamo su WIKIO, OK NOTIZIE, FAI INFORMAZIONI: VOTATE IL NOSTRO ARTICOLO!