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Calciopoli, Beccantini: "Ora giustizia. Se fossi Moratti rinuncerei alla prescrizione.


Telefonate da illecito sportivo"
Non tifo per gli Europei 2016, tifo per Calciopoli 2010. Non mi eccita la pioggia di cemento che un eventuale successo della nostra candidatura scatenerebbe (si decide venerdì 28 maggio, in lizza Francia, Italia, Turchia). Conosco i miei polli (dirigenti, manager, portaborse): sono polli che sullo stomaco hanno pellicce, non peli. Mi stimola molto di più, viceversa, il venticello di chiarezza che tira dalle parti di Napoli. In un Paese normale, sarebbe un tornado: da noi, è già tanto che sia un dolce brezza. Dopo gli Europei, ci saranno i Mondiali: e se i primi mi auguro di perderli, i secondi spero, come sempre, di vincerli. Certo, con il cuore di tutti «loro» in Sud Africa (loro, cioè Abete, Carraro, Palazzi, una terzina tipo Sarti, Burgnich, Facchetti o, per la par condicio: Zoff, Gentile, Cabrini), sarà duro conservare e dedicare almeno l’ombelico al processo, in procinto di chiudere per ferie.«Viva la foga» potrebbe essere il titolo della deposizione di Roberto Mancini, nemico giurato di Luciano Moggi. Interrogato, ha spiegato di aver accusato Rosetti & Moggi per quel sentimento gastrico-geografico che gli si allargava dentro. Parole, non fatti. Al netto della diversità fra giustizia sportiva, in cui bastano le ombre, e giustizia ordinaria, in cui non bastano - a volte - gli ombrelloni, un po’ poco. Da come ha testimoniato, così vago e scodinzolante, sembrava più un Mancini «versus» Moratti che contro Moggi. Nessuno intende rimpicciolire la straordinaria tripletta dell’Inter; è la consecutio temporum che ci costringe a slalomeggiare fra l’impresa di Madrid e le viscide inter-cettazioni della cornice. Alla luce anche dell’ultima, quella fra Bergamo e Bertini, con oggetto la visita preventiva di Giacinto Facchetti nello spogliatoio dell’arbitro a pochi minuti da un Cagliari-Inter di Coppa Italia, crescono l’esigenza e l’urgenza di chiarezza, di giustizia.Per questo, abbasso gli Europei. Non li meritiamo. Stadio della Juventus a parte, non ce n’è uno che sia stato abbozzato. Per tacere della delinquenza ultrà che tiene in ostaggio i nostri campionati. Meglio curarci, meglio uscire, con la spina dorsale dritta, da un processo che ci ha dilaniato, invece di entrare, con mazzette e saliva, in un’operazione che ci trascinerebbe nei gorghi dell’ennesima Cementopoli. Al posto di Massimo Moratti, rinuncerei alla prescrizione. Lo consigliai, all’epoca del processo dei farmaci, anche ad Antonio Giraudo: respinto con perdite. Storie diverse, d’accordo, là quattro lunghi anni di «bombardamento» a tappeto, qui un fascio di bobine ripescate dopo quattro lunghi anni. Sono affiorate alcune telefonate illecite, e da illecito sportivo, se Moratti è così sicuro della castità societaria, vada fino in fondo.Il «cosifantuttismo» della difesa moggiana serve per evitare l’associazione a delinquere, ma non cancella, sul piano etico-sportivo, le responsabilità di Giraudo e Moggi. E poi attenzione a districarsi fra reati ordinari e reati sportivi. Non ho mai creduto a un complotto, non ho mai pensato che pm come Narducci, Beatrice e Capuano potessero aver svolto un’idagine «a tema». Ciò doverosamente chiosato, resta da spiegare perché la procura e i carabinieri abbiano battezzato una strada, o comunque: soprattutto una, e determinate bobine siano state clamorosamente trascurate (gentile eufemismo). Piaccia o non piaccia. Il professor Guido Rossi non ha mandato la Juventus in B, ha «solo» regalato uno scudetto all’Inter. Per questo, da antico consigliere del club e, soprattutto, da ex commissario straordinario della Figc targata Calciopoli, avrebbe potuto rifiutare l’invito vip di Moratti al Bernabeu. Cavilli formali? Proprio la gran confusione di ruoli, di sentimenti, di alleanze (e di cavilli) ha portato all’anomalia berlusconiana.Non ho nostalgia di me stesso, figuriamoci se l’ho di un certo calcio. Vorrei solo che il nuovo non fosse il vecchio riverniciato. Mi risulta che Josè Mourinho, così sensibile al «rumore dei nemici», sia rimasto molto perplesso di fronte al «rumore degli amici» emerso dai nastri di ultima (de)generazione. E molto geloso, mi ha detto un collega di Lisbona, del postulato «Rosetti amico di Moggi perchè entrambi di Torino». Gliene ha ricordato un altro, più recente, più vicino, di conio catalano: «Benquerença amico di Mourinho perché entrambi portoghesi».Todo el mundo es pais