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Mondiali 2010: il cerchio si è chiuso...


di CirdanTre partite senza vittorie, senza squilli, senza niente: l'Italia lascia il Sud Africa concludendo il girone all'ultimo posto, dietro Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda; sì, anche la Nuova Zelanda ha fatto meglio degli azzurri.Ma questo era preventivabile, almeno da coloro che in quella maledetta estate del 2006, che vide la Juventus "vincere" la Coppa del Mondo sul prato di Berlino, vissero sulla propria pelle la fine del calcio italiano, mentre un Paese intero era in piazza a festeggiare.Ed in "piazza", in quella maledetta estate del 2006, c'erano anche le istituzioni del pallone italiano, tutti in prima fila, tutti saliti sul carro dei vincitori dopo aver chiesto la testa di chi, per presunte ed ancora oggi sconosciute irregolarità, era finita sui giornali solo un mese prima di quel meritatissimo trionfo.Il calcio italiano, e non raccontiamoci balle, è finito quattro anni fa, da allora solo schiaffi, sonori e umilianti: sempre fuori dalle coppe continentali, sempre ai margini nelle scelte dei Paesi che ospiteranno le prossime grandi manifestazioni, e dulcis in fundo, dopo la tragica spedizione europea di Donadoni, fuori anche dai mondiali in corso in Sud Africa, conclusi alle spalle della Nuova Zelanda.Giornali e televisioni, da domani, analizzeranno colpe e colpevoli, santi e peccatori, senza entrare nel merito ma seguendo i vari sentimenti popolari: dalle mancate convocazioni di Cassano e Balotelli alle scelte scriteriate di Lippi nel convocare giocatori bolsi e senza più stimoli.Ma nessuno, o quasi, penserà ad Abete, a Petrucci, a Guido Rossi, a Palazzi, perché nessuno, o quasi, sarà capace di domandarsi di chi è figlia la disastrosa spedizione azzurra. Il dato di fatto, però, è chiaro: si è chiuso il cerchio, sportivo, di quella vergognosa santa inquisizione denominata Calciopoli, che altro non ha lasciato che cenere, dopo i roghi che in ogni angolo di Paese illuminarono le "verità" di perdenti e falliti.