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Ha perso il sentimento popolare....


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di marcolancLa vittoria ha sempre molti padri, mentre la sconfitta generalmente è orfana.Nel caso della nazionale italiana, abbiamo visto come nel 2006 sul carro dei vincitori non ci fosse più spazio neppure per uno stuzzicadenti: a cantare vittoria, stavano stipati personaggi come Guido Rossi, il principale responsabile dello sfascio del calcio italiano, e altri dirigenti, che fino ad un mese prima invocavano la cacciata di Lippi, Cannavaro e Buffon, rei di essere troppo legati alla Juve. Caso volle che proprio i principali bersagli del popolo farsopolista furono i protagonisti di quel mondiale. E così, oltre a politici e immanicati vari, anche l’unanimità dei giornalisti si impossessò di quel titolo, fingendo vergognosamente di avere supportato gli eroi bianconeri. Questa volta, la nazionale guidata dallo stesso CT ha rimediato una figuraccia in mondovisione. E la sconfitta si ritrova orfana. O quasi… effettivamente, Marcello Lippi si è assunto le proprie responsabilità e anche quelle di altri. Il mister era apparso confuso anche in sala stampa, poco prima del triste epilogo, quando ricordava di avere vinto “diverse Champions League” e raccontava di essersene aggiudicata una in un’occasione in cui fino all’ultimo minuto del girone di qualificazione la sua squadra era eliminata (dimostrando di non avere troppa memoria in tema di finali…). E del resto il nostro toscanaccio, a cui saremo sempre affezionati e grati per i successi che ci ha regalato con la Juve e con la Nazionale, ci aveva abituati da tempo a non avere mezze misure: a Cesena, fu esonerato dopo 8 sconfitte consecutive nelle prime 8 partite di campionato; alla Juve, vinse al primo colpo Scudetto, Coppa Italia e Champions League. Poi, dopo qualche anno di successi, infilò una stagione pessima, che portò la Triade a sostituirlo con Ancelotti a metà corsa. All’Inter, ricordiamo ancora con gioia la sua fugace apparizione, nella quale si confuse con i vari Orrico, Simoni e Suarez. Poi, di nuovo alla Juve, tornò alla vittoria. Così come in nazionale, al primo colpo. E ora lo rivediamo in basso, tremendamente in basso…Sarebbe interessante valutare il monte stipendi degli azzurri, confrontandolo con quello di neozelandesi, paraguaiani e slovacchi. Per quanto il calcio italiano sia in crisi, essere eliminati da squadre di quella caratura non è in alcun modo giustificabile. Perciò Lippi è davvero difficile da difendere.Detto questo, varrebbe la pena di chiedersi se, con un altro allenatore ed altri giocatori, la nazionale italiana avrebbe combinato molto di più.Proviamo, ad esempio, a pensare cosa sarebbe successo se, con Totti in campo, fossimo stati eliminati. Quanti giornalisti avrebbero rinfacciato a Lippi di avere messo in campo una vecchia cariatide invece che Di Natale e Gilardino? E cosa dire di Balotelli? Tanto per rinfrescarci la memoria, l’attaccante nerazzurro nella stagione passata è stato scartato da Mourinho ripetutamente. Parliamo dell’allenatore più pagato al mondo. Davvero ci aspettiamo che un abbonato alla tribuna di S.Siro avrebbe trasformato la disastrosa nazionale italiana nella regina del mondo?La realtà è che il panorama italiano attuale è penoso. Certo, anche in questo contesto, il passaggio di turno contro le avversarie che la buona sorte ci aveva assegnato rappresentava il “minimo sindacale”. Ma neppure Houdini sarebbe riuscito a riportare la coppa in Italia.In seguito all’eliminazione dell'Italia, i nostri giornali hanno enfatizzato la presenza di Rosetti, simbolo dei nostri arbitri, in Sudafrica: l’uscita di scena degli azzurri gli poteva dare la spinta decisiva verso la finale. E invece anche lui, coadiuvato da assistenti perfettamente in linea con la qualità italiana, ne ha combinate di tutti i colori, riuscendo nell’impresa di scontentare vincitori e vinti, anche grazie ad un errore che probabilmente entrerà negli annali. Insomma, tutto il “made in Italy” ha mancato clamorosamente l’appuntamento.Nel 2006, è stata giustiziata la Juve e con lei, “piaccia o non piaccia”, è morto anche il calcio italiano. Da allora, il nostro campionato si è trasformato in un torneo aziendale nel quale l’unica incognita è il punteggio con cui la squadra predestinata a vincere chiuderà la stagione. La fortunosa vittoria in Champions League, ottenuta peraltro da una formazione che di fatto non schierava giocatori italiani, è comunque un lampo in quel buio assoluto che ci ha portato a precipitare nella classifica Uefa, tanto da rischiare a breve la perdita di un posto per le nostre squadre nel torneo principe continentale. La mancata assegnazione delle prossime due edizioni degli Europei è la cartina tornasole dello stato comatoso in cui versa la nostra federazione. Tanto per farci un’idea del livello raggiunto, la prima nazione a sconfiggerci nella gara per l’assegnazione del torneo è stata la Polonia. Poi è stato il turno della Francia. I transalpini, protagonisti di un mondiale scadente quanto il nostro, hanno però dimostrato uno spirito di autocritica che evidentemente manca agli italiani: Sarkozy ha espresso immediatamente il proprio dissenso nei confronti dei vertici della federazione nazionale, assicurando che i responsabili della dèbacle pagheranno.Al contrario, in Italia regna il silenzio. Lippi si è dimostrato vero uomo, evitando di scaricare il pesante barile della sconfitta sulle spalle di altri. Al contrario, Abete si è immediatamente preoccupato di inchiodare il proprio fondoschiena sulla poltrona, evidenziando al contempo quanto poco sia interessato ad occupare una carica. Alla faccia della coerenza!E Guido Rossi, dov’è finito? Il vero Attila del calcio italiano, su quale poltrona è attualmente seduto? Qualche giorno fa, su un giornale notoriamente anti-juventino, si diceva che tra i motivi della figuraccia in Sudafrica c’era anche l’attuale impossibilità, da parte di Lippi, di confrontarsi con Moggi per chiedergli consigli sulle convocazioni. L’intenzione del giornalista era quella di togliere meriti al CT anche per la vittoria del 2006. In realtà, anche se involontariamente, l’autore di quel commento ha espresso una verità incontrovertibile. Ora, dopo appena quattro anni, stiamo pagando la scelta di escludere dal calcio italiano i più grandi talenti che avesse espresso nei dodici anni precedenti: Moggi e Giraudo. Il vasto popolo di anti-juventini non l’ammetterà mai, ma certamente nel proprio intimo sa bene che la regola è sempre quella: no Juve, no party. E allora si godano lo scempio che il loro sentimento popolare ha fortemente voluto!VOTATE l'articolo su wikio, ok notizie e fai informazione