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«Negli ultimi mesi sono emerse nuove intercettazioni che noi ignoravamo, io stesso ne sono stato oggetto e a me non piace essere passivo, voglio vederle tutte, queste intercettazioni». Giancarlo Abete, il presidente della FIGC , ha così chiesto alla procura, con a capo Stefano Palazzi, di ascoltare le 180.000 chiamate (verranno acquisite anche le 10.000 della procura di Torino) e di procedere con l’indagine in modo completo e accurato. E’ chiaro che ad oggi tutto assume un diverso significato e lo fa ancora una volta evidenziando un diverso trattamento e una costante: due pesi e due misure! Nel giugno 2006, in pieno calciopoli, Borrelli, invitava a proseguire le indagini : «i plurimi filoni che sin da ora emergono e che vieppiù emergeranno nel prosieguo, non permettono di ritenete conclusa l’opera di individuazione delle responsabilità attribuibili ad altre società e ad altre persone fisiche».Nessuno ha seguito il suggerimento. E’ bastato arrivare laddove volevano per poi chiudere tutto frettolosamente senza proseguire o indagare oltre, anche dove c’erano chiari segnali di un malessere che era ben lontano dall’essere risolto e dove, proprio a chiusura delle indagini, veniva posta in evidenza la necessità di proseguire…Cosa dobbiamo aspettarci oggi? Dopo quattro anni in cui, per tutti, è chiaro il ruolo rivestito dagli esecutori di calciopoli, veramente poco. Non sono cambiati i nomi, non c’è nessuna tutela ed oggi come ieri nessuna garanzia di imparzialità.Palazzi. Non riesce nemmeno ad organizzare un’agenda appuntamenti. Il suo ruolo super partes non è nemmeno ipotizzabile, basta vedere con quanta solerzia si muove verso qualcuno e con quanta lentezza verso altri. Abete. Non ha mai dato nessuna garanzia di imparzialità. Ha assecondato tutto quello che gli veniva sottoposto e solo dopo quattro anni vuole vederci chiaro. Troppo poco e troppo comodo. Non dimentichiamoci che alcune intercettazioni vedono proprio come protagonista lo stesso Abete.Tempi. Senza nemmeno una struttura pronta al lavoro, come possono garantire un congruo termine? Ci barcameniamo tra giornalisti ultrà, pm costretti ancora a farsi forza con i media, un’opinione pubblica confusa e dirigenti sportivi attaccati alla poltrona che non possono garantire nessuna soluzione credibile, essendo loro stessi complici dell’inerzia delle strutture che hanno rappresentato e che continuano a rappresentare. I “reati” per i quali furono emesse le condanne del 2006 oggi sono contestualizzati in una realtà che ridipinge completamente lo scenario, ma chi ne ha subito le conseguenze continua a pagarle ancora oggi e chi ne ha goduto i benefici continua a goderne senza sosta. Se questa è garanzia di imparzialità…VOTATE l'articolo su
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