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Ju29ro - Il caso Preziosi: tra patteggiamenti fantasma e accordi stragiudiziali ...


Fonte: ju29ro.com
© foto di Paolo PaolucciLa sorprendente radiazione implicita sentenziata dalla Corte di Giustizia Federale con riferimento a Moggi e a Calciopoli è stata accompagnata sui giornali dal distinguo, di fonte Figc, secondo il quale il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, non sarebbe radiato perché nel frattempo ha patteggiato al Coni.Vale la pena ricordare che all'entrata in vigore del nuovo CGS il presidente Preziosi era stato sanzionato dalla giustizia sportiva due volte, una per l'illecito relativo alla partita Genoa-Venezia e un'altra con riferimento al fallimento del Como, e in entrambi i casi, in prima istanza, la sanzione era stata quella massima, cioè cinque anni e proposta di radiazione. Un record, praticamente insuperabile, rispetto al quale il presunto patteggiamento al Coni appare davvero strano, sorprendente e da approfondire.Quanto alla vicenda del Como, in seconda istanza (C.U. 54 del CDN del 15 maggio 2008) l'organo federale aveva confermato i cinque anni di inibizione ma non la proposta di radiazione e la stessa sanzione era stata definitivamente stabilita dalla Corte di Giustizia Federale il 12 giugno 2008 (C.U. n.221-2008).Succede, a questo punto, che nell'ottobre 2008 al Tribunale di Como si conclude l'iter della giustizia ordinaria e Preziosi patteggia una pena coperta da indulto e 5 milioni di multa. Sembrerebbe la conferma di un illecito grave per i profili di giustizia sportiva e invece, stranamente, il processo sportivo viene rifatto, si torna alla Disciplinare e qui, il 21 gennaio 2009, il presidente del Genoa patteggia quattro mesi di inibizione e una multa di 100.00 euro da devolvere a favore della lotta alla SLA.Una specie di grazia ricevuta, non si sa bene da chi e perché. Via web, infatti, è impossibile recuperare sia la sentenza della Disciplinare del gennaio 2009, sia l'annullamento del processo sportivo precedente da parte dell'Arbitrato del Coni, senza il quale il nuovo processo non poteva essere avviato. Si direbbe che, se c'è stata al Coni una qualche forma di patteggiamento e conciliazione, si sia trattato di un patteggiamento fantasma, per di più intervenuto dopo che un Tribunale aveva confermato la gravità delle accuse mosse a Preziosi.Non solo è singolare il dipanarsi della vicenda Como, ma ancora più strano risulta quanto è successo sul caso Genoa-Venezia.Passato alla storia come esempio di scuola di illecito conclamato (compresi 250.000 euro di pistola fumante), chiusi velocemente nell'estate 2005 i tre gradi di giudizio della giustizia sportiva e il ricorso al Tar con la conferma dell'inibizione massima e della proposta di radiazione, il caso Genoa-Venezia è diventato un vero casotto nelle aule di Tribunale. Gli avvocati del Genoa hanno puntato sulla legittima difesa (contro le avances del Torino nei confronti del Venezia), sulla mancanza di dolo e di frode sportiva, sull'inutilizzabilità delle intercettazioni perché disposte in un processo diverso e con ipotesi di accusa più gravi (associazione a delinquere), arrivando fino in Cassazione, nonostante la pena contenuta comminata in primo grado e in Appello. Nel frattempo, quanto a giustizia sportiva, tutto è rimasto fermo all'estate 2005 quando, rigettato il ricorso al Tar perché inammissibile, la Figc aveva "imposto" di non ricorrere all'Arbitrato (così si legge sul sito della Fondazione Genoa per cui la vicenda sportiva sembrerebbe definitivamente chiusa) La Cassazione, e arriviamo a febbraio del corrente anno, ha dato ragione alla difesa sull'inutilizzabilità delle intercettazioni e disposto la ripetizione del processo: ed è qui che il meccanismo della giustizia sportiva deve essere andato verosimilmente in tilt. A leggere i giornali genovesi, infatti, l'avvocato Grassani per conto di Preziosi e quelli della Federazione avrebbero durante il 2009 raggiunto un accordo stragiudiziale a seguito del quale la Federazione non si è costituita parte civile in Cassazione; "con un altro esito ora certo ma fino a qualche mese fa non scontato - notava il Secolo XIX del 26 febbraio 2010 - e cioè che Preziosi non rischia più la radiazione come a suo tempo chiesto dalla Caf ". A questo punto il giudizio accreditato a fonti della Federazione (e cioè che Preziosi ha evitato la radiazione implicita perché ha patteggiato al Coni) appare riduttivo e semplicistico: ci sono invece punti da chiarire, ci sono ombre che vanno ad aggiungersi alle tante altre già illustrate sul sito e che rendono oscuro e inquietante il funzionamento della giustizia sportiva. Resta da chiarire, in particolare, se, quando, come e perché la vicenda relativa all'illecito Genoa-Venezia sia stata riaperta per la giustizia sportiva, visto che l'iter sembrava completato nel 2005; se ci sia stato un pronunciamento in merito da parte della Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni e se questo sia effetto dell'accordo stragiudiziale cui ha fatto cenno l'avvocato Grassani ai giornali genovesi; questa ipotesi sconfesserebbe la tanto proclamata terzietà della giustizia sportiva rispetto alla Figc ed entrerebbe in rotta di collisione col parere della Corte di Giustizia Federale in tema di radiazione automatica; per non parlare, poi, della congruità dell'eventuale accordo quanto a vantaggi della Figc che, per quanto noto ufficialmente, non aveva "debiti" nei confronti del Genoa e del suo Presidente né rischiava di andare incontro a richieste risarcitorie (nel processo ordinario la combine col Venezia non era stata, per così dire, negata, ma semmai "opportunamente" motivata dai difensori di Preziosi).Un caso quindi, quello del presidente del Genoa, ancora da chiarire a fondo e comunque indicativo dei condizionamenti, negati dai grandi esperti della stampa sportiva, che la giustizia ordinaria può determinare sulle decisioni della Figc. Un caso che potrebbe tornare d'attualità una volta che la famosa radiazione implicita (o invisibile?) dovesse in qualche modo essere comunicata agli interessati.