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Zampini e Angelini: "La Juve è morta. Anzi, no"


Morta. La Juve è morta. Lo dicono tutti, in particolare gli intoccabili opinionisti radiotelevisivi, che accompagnano tale considerazione con il sorrisino compiaciuto di chi, dopo aver dovuto commentare per una vita le vittorie della squadra più detestata, finalmente può sfogarsi. La Juve è morta. Se lo dicono loro, ci sarà da fidarsi. Lo senti anche per strada, al bar, chiacchierando con gli amici: è arrivata settima, ha venduto Diego, la rifiutano tutti e incassa tre gol a partita. La Juve è finita. Bonucci è inesperto, Marchisio un bluff, Quagliarella scarso, Krasic un'incognita totale. Poi arriva Udine, contro la squadra di colui che ci ha rifiutato, e guardando la partita di oggi verrebbe da ringraziarlo, insieme a quel Burdisso già protagonista dell'inizio fiammante della Roma. Restate pure dove siete, ci teniamo volentieri Krasic e Quagliarella. Uno, due, tre, quattro. A zero, stavolta, mica a tre. Con le lagne avversarie sull'arbitro - anche dopo un 4-0 - che ci ricordano tempi migliori. E l'Inter che prevale soffrendo, la Roma che non vince neanche in allenamento, il Milan che si diverte con l'Auxerre ma non contro Cesena e Catania. E poi la classifica, ancora brutta, ancora non da Juve, ma tra le grandi siamo dietro solo all'Inter. Non male, per essere morti. Siamo vivi, allora. E che da oggi se lo ricordino un po' tutti. L'allenatore, che afferma incautamente di non essere in lizza per lo scudetto, ma non si pone limiti, perchè sa che alla Juve non si gioca per altre posizioni. I giocatori, impalpabili a Bari, un po' piu' vivaci contro Samp e Lech, finalmente determinati e cattivi a Udine. E' così che non si prendono gol, è così che se ne fanno tanti. Che se lo ricordino anche loro, insieme ai tifosi più pessimisti, che per troppo amore danno corda a chi ci dà per finiti non avendo imparato, in 110 anni di storia, che la Juve non muore proprio mai.