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Il Giornale - La filosofia operaia di Del Neri ...


Fonte: di Domenico Latagliata per "Il Giornale"
© foto di ALBERTO LINGRIAIl 4-0 di Udine è stata vera gloria o no? A Pastore l'ardua sentenza. La Juventus riparte stasera da Torino, stadio Olimpico, contro il Palermo di quello che Maradona ha definito in senso buono «un maleducato del calcio. Tocca il pallone come se avesse già giocato tre-quattro Mondiali». Uno che persino Messi, nel ritiro premondiale dell'Argentina, ha descritto «diverso da tutti. Farà una grandissima carriera». El Flaco, 21 anni compiuti a giugno, ha ringraziato ed è tornato a Palermo a mostrare mirabilie: nelle prime tre partite di campionato ha segnato un gol e nei minuti finali dei match contro Brescia e Inter solo i miracoli di Sereni e Julio Cesar gli hanno impedito di regalare punti ai rosanero.Stasera il nemico pubblico numero uno per la Juventus sarà proprio lui, l'argentino magro magro: Miccoli, giustiziere dei suoi ex compagni l'anno passato, andrà al massimo in panchina e sarà comunque un bel ritorno dopo il crac al ginocchio della scorsa primavera. Per la Juve, attesa poi da un altro match casalingo domenica contro il Cagliari, sarà un bell’esame di maturità: «Non abbiamo fatto nulla e non possiamo montarci la testa per avere vinto a Udine - è il parere di Del Neri, che oggi festeggia le 700 panchine da professionista -. Non ci culliamo su una vittoria, così come non ci abbandoniamo alla depressione se le cose non vanno per il verso giusto. Pensiamo solo a lavorare: è l'unica via per migliorare quello che ancora ci manca». Difficile capire se ci sarà turnover vero o solo qualche cambio: più probabile la seconda opzione, visto che «Melo e Marchisio al momento non si toccano». Tenuto conto che Krasic è stata la nota più lieta delle ultime due partite (tre assist, per gradire), che Pepe non ha ancora la concorrenza di Martinez (non convocato) e che in difesa i meccanismi si perfezionano con la reciproca conoscenza, ne consegue che il solo reparto dove qualcosa potrebbe cambiare è l'attacco: «Credo che, al di là di un discorso propriamente fisico, nel nostro mondo sia fondamentale lo sfruttamento delle qualità psicologiche di un determinato momento - il parere di Del Neri -. Se hai la testa giusta, corri di più: se non ce l'hai, corri di meno». Tradotto: o Del Piero sarà avvicendato da Iaquinta o in campo ci andranno gli stessi undici che ne hanno rifilati quattro all'Udinese. «Il vero valore delle squadre si capirà alla fine del girone di andata, per adesso mi aspetto cambiamenti giornalieri o quasi - pronostica il tecnico di Aquileia -. Noi andremo avanti tutto l'anno alla ricerca di miglioramenti che magari non coincideranno con i risultati. Alla fine si tireranno le somme». Pare una nuova mezza retromarcia, in realtà Del Neri è fatto così: maniaco del lavoro e perfezionista, poco disponibile ai proclami. «In questi giorni abbiamo lavorato ancora più intensamente, perché quando le cose vanno bene c’è maggiore disponibilità da parte di tutti. Le vittorie danno morale e credibilità: io faccio fare un lavoro in meno quando si perde e un lavoro in più quando si vince. Non dobbiamo dare nulla per scontato, né per quello che riguarda noi né per gli altri. Stiamo trovando la nostra identità. Hanno definito la Juve operaia e provinciale? È gratificante: stiamo creando qualcosa di solido».Pochi fronzoli, allora. E del resto nessuno se li aspettava quando Marotta scelse Del Neri, uomo di terra e basta. Lo hanno chiamato per rifondare e plasmare la nuova Juve, senza chiedergli calcio champagne: al posto delle bollicine, meglio l'acqua naturale. Meglio la corsa dirompente di Krasic e la ruvidezza dei gomiti di Chiellini, che ha recuperato dalla distorsione a una caviglia: serviranno anche quelli per limitare Pastore, «giocatore davvero fantastico». Almeno in questo, Del Neri e Maradona la pensano allo stesso modo.