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Abete anti Moratti: replica e attacca con Agnelli....


 Il presidente Figc: «Bergamo e Pairetto ok per l’Inter»TUTTO SU CALCIOPOLI FILO SPINATO di A.Moretti TORINO, 24 settembre - Agnelli lo punge con iro­nia. Abete gli ricorda certe scelte del passato. La «linea comune» Juventus-Figc che aveva sarcasticamente ipo­tizzato mercoledì sera, torna indietro come un boomerang a Massimo Moratti in un po­meriggio intenso, fra Milano e Roma. CHIARIMENTO A margine del Consiglio Federale, il presidente della Figc si è scatenato sulla questione della visita di Andrea Agnel­li, che tanto ha irritato Mo­ratti. E indispettito è appar­so anche Abete dopo aver letto le parole del presidente interista: «Intanto ci tengo a precisare che il 21 settembre sono rimasto tutto il giorno in Federazione, sono entra­to alle 7.30 e sono uscito al­le 21 e nessuno mi ha visto. Non ho rilasciato alcuna di­chiarazione e non capisco co­me si possa parlare di sorri­si, qua poi non ci sono web­cam... ». Il riferimento è alle parole di Moratti che aveva parlato di «Juventus e Figc uscite tutte contente dall’in­contro ». SUPER PARTES Ma poi Abete affonda e torna indie­tro nel passato per punzec­chiare Moratti su temi cal­ciopoleschi. E nella fattispe­cie, torna a quella cena a ca­sa Carraro in cui i sette grandi presidenti delle co­siddette sette sorelle del cal­cio italiano (Moratti, Gallia­ni, Sensi, Cragnotti, Tanzi, Cecchi Gori, Giraudo e Moggi), tenendo fuori il vi­cepresidente d’allora (Gian­carlo Abete), scelsero il dop­pio designatore, indicando poi Bergamo e Pairetto co­me successori di Baldas. «Il doppio designatore nel 1999 (Bergamo e Pairetto, appun­to, ndr), come una serie di al­tre scelte arbitrali del passa­to, sono arrivate per l’accor­do delle grandi società, solo alcune di queste. Sette so­cietà scelsero il doppio desi­gnatore, non le altre. Va ri­cordato questo, un po’ di me­moria serve. Anche l’Inter con gli altri club aveva allo­ra un ruolo più importante di me che ero il vicepresiden­te vicario, e non ero d’accor­do. Anche in quel caso mo­strai una certa equidistan­za. E invece avevano una po­sizione identica le grandi di allora», cioè Milan e Fioren­tina, Roma Lazio e Parma, ma soprattutto Inter e Juve che fu. Un siluro che, seppu­re con un lungo giro (di paro­le), arriva al bersaglio. TESTIMONE Sulle indagi­ni legate a Calciopoli Bis, Abete ha poi spiegato: «Quello che posso garantire è che il percorso da me indi­viduato ha il massimo livel­lo di trasversalità, un com­portamento che deve essere quello di un presidente della federazione. Ricordo che i li­velli di consenso che mi han­no portato alla presidenza non sono legati ai grandi club». Come a ricordare che per due volte la sua elezione venne bocciata proprio dalle big della A. «Dissi a verbale il 14 maggio, prima che An­drea Agnelli diventasse pre­sidente e dopo l’esposto ju­ventino del 10 maggio, che avremmo proceduto con le acquisizione, che la Procura avrebbe vagliato il materia­le e consequenziale al lavoro di Palazzi sarebbe stata ogni azioni della Figc (revo­ca o meno dello scudetto 2006, ndr). In ogni caso ga­rantisco a tutti la mia tra­sversalità, un comporta­mento da presidente della Federcalcio: Inter e Juve per me pari sono». E sul proces­so di Napoli ha garantito: «Andrò a testimoniare a Na­poli il primo ottobre convo­cato dall’avvocato del signor Moggi» NERVOSISMO Quasi in contemporanea, all’uscita della Lega di Milano, parla­va Andrea Agnelli, che pri­ma si è espresso sugli arbitri («Hanno fatto degli errori, speriamo che possano com­metterne di meno e che in futuro abbiano più sicurez­za »), poi sfrucugliato sulle parole di Moratti: «Beh, evi­dentemente nonostante la vittoria per 4-0 era ancora un po’ nervoso...». E quando gli hanno spiegato che le di­chiarazioni erano arrivate prima di Inter-Bari, ha sor­riso: «E allora vuol dire che era nervoso pure prima». Poi ha spiegato con decisione: «Noi non siamo nervosi, noi siamo sereni e tranquilli. La Figc sa bene qual è la nostra posizione e qual è il contenu­to del nostro esposto. Sulla base delle nuove intercetta­zioni si vede che anche l’In­ter ha fatto delle telefonate e quindi lo scudetto 2006 non deve essere assegnato». Più chiaro di così...