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Juventus: si scrive Krasic si legge Nedved


© foto di ALBERTO LINGRIA/PHOTOVIEWSQuando l'ho visto la prima volta in azione, nel suo Cska di Mosca, lì, in mezzo al freddo siberiano, rimasi impressionato. Le sue folate sulla fascia mi fecero tornare alla mente quelle ali che non si vedono più da un pò, quasi estinte: quelle brave a saltare secco l'uomo fino a calpestare l'orizzontale di gesso a fondocampo, quelle abili a crossare per le punte posizionate nel cuore dell'area di rigore.Milos Krasic, il serbo venuto dal nord, fa con la naturalezza del campione navigato quello che tutti gli allenatori chiedono ai propri esterni di centrocampo. Una perla venuta dai Balcani.Quando l'ho rivisto per la prima volta in Italia, in quel di Villar Perosa, rimasi quasi scioccato quando mi dissero che, per presentarsi davanti ai tifosi in tempo, s'era pagato di tasca propria un volo privato per Torino. Ripeto: un volo privato. Coi suoi soldi.Poi, l'ho ammirato in campo. A Bari, alla prima stagionale, dopo due allenamenti nelle gambe coi nuovi compagni. E a Torino, allo Stadio Olimpico: le sgroppate contro la Samp, le illuminazioni sfolgoranti del Friuli, le genialate contro il Cagliari. Che gran giocatore, il biondo Krasic. Uno che era già juventinovero prima ancora di essere acquistato da Marotta, tanta era la sua voglia di vestire il bianconero, in tempi difficili come questi.Ieri sera, contro la squadra di Bisoli, il serbo ha fatto vedere a tutti di valere ogni centesimo di queii 15 milioni di euro del suo cartellino. Stasera, il buon Milos, ha fatto tornare alla mente a tutti gli appassionati del bel calcio il luccichio sfolgorante della zazzera di un certo Pavel Nedved, l'ambrato dei suoi capelli, e il riflesso di un Pallone d'Oro. Gli auguriamo di imitarlo in tutto e per tutto. Nel frattempo, alziamoci in piedi e togliamoci il cappello. Chapeau.