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Altro che anni 2000, c'è chi è mentalmente fermo al 1600!


Cronaca di un processo senza senso.
© foto di ALBERTO LINGRIA/PHOTOVIEWSLe parole dell'avvocato Prioreschi negli ultimi giorni hanno lasciato il segno su uno dei processi più inutili e insulsi mai visti non solo collegati allo sport ma nella storia giudiziaria diremmo in generale. "Un processo basato sul nulla" ha affermato il legale di Luciano Moggi e, anche chi sta seguendo con attenzione gli sviluppi della situazione in atto a Napoli non può che dare ragione all'avvocato. Prove inconsistenti e facilmente confutabili, teste dell'accusa che puntualmente smentiscono l'impianto su cui i pm stanno poggiando, indagini condotte come in un film di fine anni settanta primi anni ottanta con protagonisti Alvaro Vitali e Lino Banfi e pm che vanno ospiti in studi televisivi a magnificare la "solidità e verità dell'impianto accusatorio" salvo poi addirittura presentarsi con quasi tre ore di ritrardo all'ultima udienza, quasi come se non ci credesse più nemmeno chi ha scatenato questo putiferio. Signori questo è il processo di Napoli, il processo a Luciano Moggi basato sull'ipocrisia e l'invidia. Chi conosce la storia degli Stati Uniti sa cosa succedeva a fine diciassettesimo secolo nei puritani stati dell'est, stiamo parlando della caccia alle streghe. Processi sommari basati su accuse come "il suo raccolto è migliore del mio" o "è più bella di mia moglie" per finire a "il suo bucato è più bianco del mio". Tutte banalità che valevano, allora, la condanna a morte per massaie e casalinghe definite streghe soltanto perchè magari più fortunate, più brave nel loro lavoro o baciate da madre natura. Non vi ricorda qualcosa? E già, dopo le leggende metropolitane demolite come castelli di sabbia (dal caso Paparesta ai sorteggi fino alle sim svizzere) c'è ancora chi imperterrito marcia con sontuosi paraocchi lasciando commenti privi di logica a margine degli articoli dei colleghi su altri siti dove è possibile fare ciò del tipo "La verità sta venendo a galla: la Juve sarà radiata" oppure "Moggi all'ergastolo". Ci chiediamo se questi signori vivano sulla luna oppure come mentalità stanno fermi a quel periodo sopra citato, optiamo per la seconda dato che di appartamenti o ville sulla luna ancora non sono stati costruiti. Sanno che tutte le loro storielle sono cadute e che rischiano la querela per diffamazione presentandole, anche solo come commenti anonimi, come vere? Infine ultime postille e ultimi sassolini da levare dalle nostre scomode scarpe. Prima cosa: c'è chi in questi giorni sta contestando la sentenza del perito Roberto Porto secondo cui a dire "metti Collina" nell'intercettazione tra Bergamo e Facchetti sarebbe il compianto presidente interista. Ora d'accordo che per i colori nerazzurri possa essere difficile da accettare, ma a dirlo è una parte terza non interessata, per quale motivo dovrebbe mentire? Ah già, Moggi ha le mani in pasta ovunque e avrà corrotto pure questo perito.... Seconda ed ultima cosa: non sarebbe ora che Gianfelice Facchetti (e anche qualcuno di altro ma per ora lasciamo perdere) presentasse le sue scuse a Massimo De Santis, querelato dalla famiglia dell'ex terzino interista per aver detto di aver parlato più volte con Giacinto (cosa tra l'altro risultata vera), e ai signori Maurilio Prioreschi, Paolo Trofino e Nicola Penta, definiti "barboni" proprio per l'intercettazione prima commentata, visto che in entrambi i casi ha commesso un palese buco nell'acqua? Chiedere scusa non è reato caro Gianfelice, pensaci e vedrai che tale passo ti farà onore.