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LA RISALITA DI FELIPE MELO


© foto di ALBERTO LINGRIADopo il Mondiale iniziato alla grande e finito in tregenda aveva deciso di smettere. L’etichetta di eroe negativo aveva sfibrato la voglia di giocare di Felipe Melo che ha ammesso di essere stato molto vicino al clamoroso ritiro. Quand’è tornato in Brasile i genitori non smettevano di piangere, la sua casa era circondata e ha pensato: “Ho guadagnato abbastanza posso anche smettere”. La ghigliottina mediatica era troppo tagliente per poter ripartire e dimenticare tutto. Poi la scintilla emessa dalle parole di un pastore della sua chiesa ha sancito l’inizio della seconda vita calcistica di Felipe Melo. Incassata la fiducia incondizionata di Del Neri e Marotta, il guerriero è rimasto intatto ma adesso ha un vestito più educato, il processo di maturazione sta per giungere a conclusione e la Juventus può riattivare totalmente quello che da molti è o era considerato uno dei centrocampisti più forti al mondo. La partita di domenica sera contro l’Inter ha sentenziato che i bianconeri possono guardare negli occhi anche i campioni d’Europa e Felipe Melo può già essere considerato l’architrave del progetto riscatto. 6 partite di campionato, 6 volte titolare con una prestazione al di sotto della sufficienza solo all’esordio: una crescita lenta ma inesorabile, un rendimento, costante, garantito che soddisfa tutti anche se privo di fuochi d’artificio scintillanti. Solo 2 ammonizioni, il feeling ritrovato con i tifosi, il carisma del leader: da campione a bidone e ritorno. Riassaporata la serenità, Felipe Melo non vuole più smettere la maschera del sorriso.