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E ORA STANGHIAMOLI NOI...


Dopo l'ingiusta persecuzione a Krasic è arrivata la tanto attesa squalifica. I deja vu però sono dalla parte bianconera.
© foto di Alberto MarianiTanto tuonò che alla fine piovve. Per forza, dopo un can can mediatico come se si stesse parlando del peggior assassino della storia e con l'aiuto di mano lesta Palazzi (veloce solo quando non riguarda una squadra dalle maglie nerazzurre, supersonico poi se vede il bianconero) Milos Krasic alla fine ha ricevuto le due giornate di squalifica tanto attese. Per qualcuno è ancora poco, visto che il serbo stringe il pugnetto a mo' d'esultanza. "Sacrilegio! Dovevano essere tre le giornate" staranno già strombazzando i forcaioli annidati in ogni cunicolo possibile, con lo scopo però in fondo raggiunto. In attesa del già annunciato ricorso accogliamo con gioia la dura presa di posizione di Andrea Agnelli che, finalmente, evidenzia quanto la gogna mediatica di questi giorni abbia pesantemente influenzato la decisione in essere. Già i media, problema affrontato quasi ogni giorno su queste pagine e tutt'ora irrisolto, dato che dall'altra parte fanno orecchie da mercante e continuano la loro opera blindati nella torre d'avorio del sentimento popolare. Detta questa doverosa premessa la squadra però è chiamata all'impresa a San Siro sabato sera, senza il suo uomo simbolo, con tante critiche sulle spalle per le recenti prestazioni e a un gioco monocorde Krasic-dipendente. Tifosi juventini non vi ricorda un precedente di più di cinque anni fa? 8 maggio 2005, Juventus priva del deus ex machina dell'attacco e del gioco offensivo, quel Zlatan Ibrahimovic che tra quattro giorni sarà dall'altra sponda con la maglia rossonera. Guarda caso anche allora la prova-tv fu decisiva, lo svedese pizzicato da delle telecamere di Mediaset Premium in Juventus-Inter sferra una bracciata al collo di Cordoba, il colombiano cade come fulminato. Responso tre giornate di squalifica, la terza guarda caso ancora risulta proprio lo scontro diretto e decisivo contro i rossoneri. Eppure quello era il campionato della famosa cupola, come è stato possibile un tale episodio? Per le risposte attendiamo i vari forcaioli di turno, ci piacerebbe sentirli. Tornando a bomba Juve in trincea, tensione, silenzio stampa e, come se non bastasse, ecco l'ennesimo sabotaggio mediatico con quel vergognoso documento riguardante Fabio Cannavaro riguardo all'iniezione di vitamine e datato 1999 ai tempi, sei anni prima e tirato fuori solo per l'occasione. Sembra tutto pronto all'ennesima esaltazione del Milan, arrivato a pari punti in campionato in testa e prossimo alla finale di Champions ad Istanbul dopo aver resistito alle mattane di quattro giorni prima ad Eindhoven del PSV di Guus Hiddink. Pare inevitabile un finale a tinte milaniste con doppietta in bella vista e Juventus in crisi di nervi. In campo però la musica è ben diversa dalle premesse, gli uomini di Capello sono determinati e guizzanti, risorti rispetto a quelli che han faticato non poco per venire a capo di due soffertissime vittorie contro Lazio e Bologna in crisi (anche allora gara prima della trasferta a San Siro). La squadra di Ancelotti invece, pur con la formazione migliore, sembra risentire delle fatiche olandesi e dopo mezz'ora va sotto: cross dalla mancina di Del Piero rimpallato da Gattuso, ancora Alex che in rovesciata mette in mezzo cogliendo di sorpresa tutti tranne David Trezeguet che di testa anticipa Dida e segna l'1-0 alla fine decisivo. Immagini epiche, come l'esultanza di Buffon nel finale sotto la curva del Milan dopo aver negato un gol quasi fatto da Inzaghi e le porte dello scudetto numero 28 che si spalancavano in quell'assolato pomeriggio di inizio maggio. Deja vu che tutti i tifosi juventini sognano e pregustano come rivincita dopo una settimana di caccia alle streghe bianconere, la stangata l'abbiamo ricevuta ora siamo pronti a restituirla. Con gli interessi.