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Gianni Minà e l’uso improprio del giornalismo...


La Juventus è ufficialmente tornata a dare fastidio e la dimostrazione più evidente è proprio data dall’accanimento con cui tutta la carta stampata e non solo, si precipita a prendere posizione contro la determinazione del neo presidente juventino Andrea Agnelli, reo di pretendere giustizia.Giannì Minà è l’ultimo giornalista che in ordine cronologico, attraverso il “Fatto quotidiano”, ha voluto esternare la sua indole antijuventina e lo ha fatto nel modo più subdolo, utilizzando un mezzo di comunicazione di massa per cercare di veicolare una non-verità.La costante di chi si lancia nella crociata anti-juventina è sempre la stessa: ottenere visibilità, disinformazione e malafede. Trovano spazio le farneticazioni da “bar sport” (casualmente) e la volontà di mantenere lo status quo, anche contro la logica derivante dalle molteplici informazioni che evidenziano invece, un contesto completamente diverso da quello in cui è maturata la condanna di calciopoli.Gianni Minà è scivolato nel pressapochismo, trovando sicuramente proseliti nello stuolo di tifosi che hanno invocato una condanna di piazza, offrendogli per l’ennesima volta un megafono per richiamare tutti all’orgoglio antijuventino. Ha subdolamente violato le più elementari regole del giornalismo con un’arroganza palese ed ignoranza completa sull’argomento; basta rifarsi all’accusa relativa alla “distribuzione delle schede telefoniche svizzere agli arbitri”, non sapendo o omettendo volutamente, il fatto che nessuna condanna, nemmeno sportiva, ha interessato questo aspetto e nessuna conferma è stata mai data se non i “presumibilmente” del maresciallo Di Laroni. Presumibilmente perché l’interesse del giornalista è solo quello di condannare auto-investendosi di qualche particolare investitura divina che gli permette di sentenziare senza ritegno e senza vergogna.Non è proibito scrivere inesattezze (così fan tutti), né approfittare di uno strumento che raggiunge così tanti lettori, è semmai inelegante, imporre e mantenere questi meccanismi di condizionamento delle masse in modo presuntuoso ed avido, propinando ancora, la teoria (ridicola) del “mostro di Monticiano”.Un giornalista può anche rifugiarsi dietro l’uso della parola, ma deve avere un’etica e una professionalità tali da non dimenticarsi quello che è il suo compito primario: informare. E’ imbarazzante come in questa ambiguità, Minà abbia la pretesa di imporre la propria logica, scivolando su aspetti che la realtà ha ampiamente smentito (processo per doping, sorteggi e griglie..) arrivando ad emettere una “sentenza” attraverso l’uso improprio e strumentale di circostanze, in modo amorale e senza nessun nesso con la realtà. Anche Minà è fermo al 2006 chissà perchè...Vorrei ricordare a Minà e a chi come lui si ostina a non voler vedere al di là del proprio naso, che Andrea Agnelli difende la Juventus e lo fa anche contro chi (proprio come lui), ne ha approfittato in modo non elegante .Chiedere parità di trattamento e farlo rispettando la legge ( “Una volta accertata la correttezza della società negli anni in questione potremmo avanzare la richiesta di riassegnazione dei titoli") è soltanto un comportamento corretto di chi sa di avere una responsabilità maggiore raggiungendo così tanti tifosi; continuare a disinformare, utilizzando il meccanismo perverso di condizionare l’opinione pubblica con notizie parziali e completamente in mala fede, è la vera vergogna dell’informazione italiana. Spero vivamente che i diretti interessati facciano valere la propria ragione pretendendo la rettifica delle informazioni non corrette veicolate con l’articolo del giornalista Minà.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1209