© foto di Federico De LucaCaro Zibì, i tifosi ti hanno scritto una lettera. Imperfetta. Retorica. Ingenua. Forse verbosa. Scritta come son scritte le cose di calcio. Scritta con anima, palle, frattaglie. Qual è il tuo problema, Zibì ? Devi restituire la stella. L’onorificenza con la quale sei stato insignito per tre anni da giocatore e venticinque da denigratore. Che sarà mai per uno come te. Un polacco, amico di Chopin, cresciuto a biada, anarchia e praterie da uomo libero. Che te ne fai di queste medaglie alla memoria di un esercito regolare. Di queste premiazioni di corte. Di questi artifizi per impiegati zelanti tra il commerciale ed il marketing spicciolo di una azienda moderna. Tu sei antico come la libertà di pensiero, offesa e parola che rivendichi gonfio. Sei stato un gran giocatore, Zibì. Davi certe sberle al pallone anche a piedi nudi. Eri un leader ovunque tranne che alla Juve. Forse è questo il problema. Non ci hai mai perdonato. Da noi non eri il primo. Non avevi il Lodz o la Polonia in mano. Ti sei preso la Roma per questo. Eriksson ti diede il 4 e tutto il campo: fai tu. Ed è per questo che diventasti romano. Da noi non eri il primo perché eri altro. Non eri la Juve. Quella forse lo saresti diventato. Ma te lo ricordi o no che, allora, non era mica quello, il problema. Il comando, non facevi vacanza. Il comando, roba da vecchi. Non eri la Juve. Eri juventino. Della Juve dei grandi, il ragazzo. Eri quello che noi ragazzi impersonavamo. Una giovane freccia incostante bisognosa di un lancio. Bisognosa che un grande ci spianasse la strada. Nessuno di noi faceva Michel, nessuno di noi faceva il grande, nessuno di noi aveva la prospettiva. Volevamo fiducia, qualcuno dietro, il pallone già in corsa, una direzione. Ed il goal. Sapere di saper fare goal. Non ti è bastato. Non ci è bastato. Però ora basta. La smettiamo qui, Zibì. Ti abbiamo voluto bene, tu hai fatto finta. Siamo stanchi di te come si è stanchi delle pene d’amore. Per noi, sei il signor Boniek. Ti daremo del lei. Non ti chiameremo più come ti piace. Ci sei straniero. Sei Zbgniew come quell’altro è Zdenek. Chiamarvi coi vostri nomi vi chiarirà quanto siete stranieri alla nostra vita. Anche alla nostra storia, se lo vorremo. E lo vogliamo. Se lei, ex Zibì, non rinuncia alla stella noi rinunceremo alla storia. M’impegno sin d’ora in tal senso. Mentirò. Dirò che era una pippa. Un bidone. Non un diverso, uno uguale. Un Penzo, un Briaschi, un Pacione. Uno dei tanti miracoli di Monsieur Platini. Cosa vuole che conti la verità, signor polacco. Solo noi che l’abbiamo vissuta quand’era alla Juve abbiamo le chiavi del suo ricordo. Gli altri che sanno. Sapranno quello che noi inventeremo. Le daremo una vita mediocre. Un rendimento balordo. Una targa da brocco. Per quelli che non l’hanno mai vista sarà un tale tra i tali, sarà quel tale dall’Est che giocava fisso il mercoledì come fanno al calcetto. Uno scioperato, un mezzo di un quarto, una guida di Roma, Boniek chi ? Scelga Zbigniew. Pensa come sarebbe stato, Zibì, se invece fosse andata nel verso giusto. Se tu non avessi scelto di fare il romanista. Bardato come il centurione che stacca i biglietti. Romanista come Hitler era tedesco. Di farlo cioè come diceva Sartre: che il peggior moralista è il puttaniere come il peggio nazionalista è il profugo. Se tu non ti fossi crogiolato nel plauso della maggioranza. Se tu non mi fossi scaduto a caricatura della Sora Lella(che poi era pure laziale). Pensa come sarebbe andata, Zibì, se avessi continuato su lancio e di slancio nella direzione giusta. Quella del cuore nostro. Si guardi oggi Zbigniew, estraneo e stella. Ha tentato la carta da allenatore. Fallito. Opinionista vivacchia come quell’altro straniero: vi chiamano a fare i due stranieri come negli anni ’80, vi chiamano per parlar male di noi con un italiano scorretto fatto per i santoni, fatto di io andare, parlare, pensare. Male dire. Ha un premio alla memoria aziendale votato manco fosse Imelda Marcos da un’azienda che per lei ha fatto carte false e per lei ora è in forte imbarazzo. Per quanto si senta forte e protetto, sor Boniek, si ricordi che i clienti non vogliono lei. Quella è un’azienda, lei è uno solo e se davvero quella è un’azienda spiacente. Non è oggi o domani. Ma è legge. Il cliente per amore o per forza ha sempre ragione. Cosa le resta senza la stella ? La sua storia. Lei è stato un gran giocatore ma siamo pronti a portargliela via. Esca dalle nostre vite. Questo è il nostro ultimo lancio. I tifosi le hanno scritto una lettera. Se la faccia tradurre col cuore. Imperfetta. Ma vera. Siamo stanchi dei vecchi ricordi. Siamo stanchi di saperla invecchiata. O meglio. Di sapere che l’uomo Boniek ha invecchiato quel giovin poco signore che non voleva esser padrone d’altro non fosse tenere la strada, che comandare no ma fottere correre si, che di essere primo se ne fregava se poteva essere meglio. Essere tanto. Siamo stanchi di te, di noi, della gioventù. Gran giocatore quel Boniek, Zibì, ma siamo pronti a falsarti la storia. A rubarci le vite. Esci dalle nostre vite finché ne abbiamo ancora una in comune. Ci inventeremo dell’altro. Si dirà che Zibì se n’è andato. Imbarcato da qualche eccitante avventura. Era fatto così, non aveva più nulla da dare se non il non fare male a nessuno, era così come noi da preferire spegnersi altrove pur di non sedersi fisso in un posto e darci un dolore. La notte con lei, Zibì Boniek, sta finendo. E’ finita. Scappa via su lancio. Questo è il nostro ultimo lancio. Di giorno, da svegli noi vedremmo solo Zbigniew. Questo è il nostro ultimo lancio. Salvi Zibì come sempre. Lo salvi di notte. Le stelle di notte mica son tante. E’ di giorno che sono troppe. Ci scappi via. Prima che sia tardi. Prima che la luce ci accechi. E non resti più niente.Non restino stelle. Manco di notte.