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Palazzi torna nell’ombra ...


Giulemanidallajuve su calico GP Uno alla volta, i protagonisti del massacro juventino del 2006 escono dalla luce dei riflettori. Dopo Guido Rossi, rimasto in carica solo per pochi mesi, giusto il tempo necessario per devastare la Signora e per regalare un lustro di gloria alla sua Inter, e Borrelli, che condusse le indagini sui bianconeri, ora sembra che sia arrivato anche il turno di Palazzi.Il procuratore federale è probabilmente il personaggio più patetico dell’intera vicenda: se Guido Rossi, pur avendo dato ampia prova di faziosità, è evidentemente un uomo di potere, Palazzi è sempre apparso come un galoppino al servizio del sistema, disposto a tutto pur di mantenere il proprio orticello di privilegi.Nell’ultimo quinquennio, abbiamo assistito alle evoluzioni di un personaggio spietato con chi era caduto in disgrazia e stranamente distratto con chi deteneva il potere, rapidissimo a punire un “povero di spirito” come Secco, colpevole di avere scambiato quattro chiacchiere con il vituperato Moggi, e altrettanto lesto nel dimenticarsi di Zamparini, che ammise candidamente di ricevere ottimi consigli di mercato dallo stesso Moggi. Abbiamo visto inseguire qualsiasi juventino si avvicinasse all’ex-Direttore e abbiamo atteso che si prendessero provvedimenti per i trasferimenti irregolari di Milito e Motta, assistendo al solito teatrino nel quale il patron nerazzurro trovava la forza di dipingersi come un perseguitato, dopo avere ottenuto l’ennesimo buffetto di rimprovero.Palazzi rappresenta l’archetipo dell’“italiano medio”, nella sua peggiore accezione, splendidamente interpretata da Alberto Sordi in tanti film: un uomo scaltro, arrivista ed inchiodato alla poltrona, meglio ancora se pagata dalla collettività. E la sua carriera è tutta lì a dimostrarlo. In Figc da oltre vent’anni, ha fatto parte dell’Ufficio Indagini, poi è stato nominato Sostituto alla Procura Federale, per assumerne la responsabilità nel 2005. Infine, dopo avere preso parte all’“aborto giuridico” del 2006, è stato premiato con l’incarico di “super-procuratore”, grazie all’accorpamento di Procura ed Ufficio Indagini. Ed ora se ne va. Ma siamo davvero sicuri? Certo, leva le tende dall’ufficio della Procura, ma esclusivamente per spostarsi in un altro, poco distante: per lui si parla già di un incarico in una commissione giudicante. A questo proposito, vale la pena di aprire una parentesi riguardo l’inopportunità di fare rivestire ad una persona, nell’arco di pochi anni, il ruolo di inquirente, requirente e giudicante. Ma in Italia, si sa, pochi fanno caso a queste metamorfosi.Possiamo già anticipare con buona sicurezza che nessuno, almeno in casa juventina, rimpiangerà Palazzi. Ma la domanda d’obbligo è scontata: cosa ci aspetta nel dopo-Palazzi? Stando ai “rumors”, per noi la musica rimarrà più o meno la stessa: chi lo sostituirà dovrebbe essere un suo fedelissimo, che molto probabilmente (non) agirà in continuità con chi l’ha preceduto. Si è tanto parlato di “calciopoli 2”, di allargamento delle indagini, di ripensamenti sull’assegnazione dello “scudetto di cartone”, ma come da prassi “palazzinara” dietro la coltre di fumo non s’è mai visto l’arrosto. E nell’immediato futuro probabilmente dovremo fare i conti con la medesima ignavia. La peculiarità di questo avvicendamento sta comunque tutta nella sua tempistica: proprio mentre si sta per scrivere una pagina importante su una vicenda che l’ha visto protagonista, Palazzi se ne va. Entro breve, infatti, dovrebbe arrivare da Napoli la sentenza di primo grado della giustizia ordinaria nei confronti di Moggi e degli altri presunti membri della sua cupola. Il procuratore si è sempre detto sicuro delle sue tesi, ma proprio ora che potrebbe ricevere la certificazione della bontà del proprio operato si defila. Perché? Noi un’idea ce la siamo fatta, ma aspettiamo ancora un po’: in questi lunghi anni di immobilismo abbiamo imparato a pazientare.