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Indagini mirate e processi condizionati...


di G. FioritoSi è consumata l'udienza del 25 gennaio 2011 del processo di calciopoli. Anzi, avremmo voluto consumarla, ma siamo rimasti digiuni, perché il perito Roberto Porto non ha effettuato per intero il lavoro di trascrizione delle 300 telefonate aggiunte agli atti e ci siamo dovuti aggiornare al 22 febbraio. Alla richiesta della giudice Casoria a Narducci di iniziare la sua requisitoria il primo marzo, potrebbe fare eco la decisione del PM di riascoltare qualche testimone. Campa cavallo... è stata più o meno la reazione di quanti sono ancora oggi interessati a seguire le vicende di Napoli. L'alito greve della prescrizione aleggia intorno a calciopoli e potrebbe inghiottirsi tutte le nostre fatiche, tutte le nostri notti insonni, tutte le nostre lotte per ristabilire verità alla storia e dignità alla Juventus. Soltanto retorica? Soltanto la cocciutaggine cieca e sorda di un pugno di bianconeri mai votati alla resa? Il fatto è che a mio avviso calciopoli ha ormai assunto un valore paradigmatico. Nel quale si specchia il modo di essere e di pensare di questo paese talmente bislacco da non volersi bene. Da infierire, mordere, divorare e uccidere anche le sue cose più belle e i suoi pezzi migliori. Ci ho provato anch'io ad aprire il libro con il capitolo della legalità. Giustizia e legalità devono andare di pari passo. E se abbiamo subito un torto, sarà la legge a ricomporre tutto, lasciando una cicatrice sì vistosa e dolente, ma anche in qualche modo bella dell'orgoglio di averci provato a non maledire la sorte, ma a far qualcosa perché mutasse. "Se si tiene conto della durata media di un procedimento che si concluda con una pronuncia di merito, si può ragionevolmente ritenere che quasi tutti i processi per i reati puniti con la pena della reclusione compresa nel massimo tra i cinque e i sei anni sono destinati a sicura prescrizione". Come dire che negli ultimi anni, nei quali si è fatto un gran parlare di riforme della giustizia, abbiamo abbassato la soglia della normalità non criminale a chiunque abbia commesso un reato punibile con 5/6 anni di reclusione . Secondo l'art. 157 c.p. la prescrizione estingue il reato decorso il tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un tempo non inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro se si tratta di contravvenzione, ancorché puniti con la pena pecuniaria. Secondo l'art. 158 c.p. il termine della prescrizione decorre, per il reato consumato, dal giorno della consumazione; per il reato tentato, dal giorno in cui è cessata l'attività del colpevole; per il reato permanente, dal giorno in cui è cessata la permanenza. Per il reato di associazione a delinquere, il must di ciò che ruota intorno a calciopoli, la norma incriminatrice prevede l'applicazione della pena della reclusione da uno a cinque anni per i membri semplici dell'associazione e da tre a sette anni per coloro che promuovono o costituiscono o organizzano l'associazione, ovvero per i capi della stessa. Legittima la paura della prescrizione. In una visione paradossale nella quale è grottesco desiderare il verdetto piuttosto che la scappatoia. Rappresentando non la chiusura definitiva di una vicenda, ma la sua riapertura, attraverso la revisione del processo della giustizia sportiva. Sebbene vi sia chi concretamente ritenga che i nuovi fatti e le nuove prove già emerse a Napoli siano da soli adeguati allo scopo. Con amarezza mi sorge un pensiero. Se è vero che quasi tutti i processi puniti con la pena di 5 o 6 anni di reclusione sono destinati a sicura prescrizione, né Moggi, né gli altri artefici del più grande scandalo calcistico di tutti i tempi e di tutti gli universi, né ciascuno di noi, per quanto rancoroso, barbone, squadrista e ladro è da ritenersi il gran criminale che i media hanno inventato. Per crearlo è stata inscenata una distorsione pittoresca tanto della realtà, quanto del codice di giustizia. Siccome non eravamo criminali, dovevamo sembrarlo a tutti i costi. Perciò Moggi è stato rappresentato e persino doppiato come un padrino.Il reato di associazione a delinquere è codificato dall'art. 416 ed è la croce e la delizia di calciopoli. Ha reso possibile l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche. E' punibile, secondo una teoria che sappiamo essere molto cara anche a De Gregorio, teoricamente per il solo fatto dell'accordo. Contempla due circostanze aggravanti, il brigantaggio e il numero degli associati superiore a dieci. Non essendo semplice dimostrare che Moggi e tutti gli altri scorrevano armati per le campagne o le vie (definizione di brigantaggio), l'art. 416 ha subito la simpatica variazione di adattarsi televisivamente al 416 bis (associazione di tipo mafioso). Un dettaglio. Che non ha trovato spazio nei tribunali, ma che mediaticamente ha avuto dei risvolti efficaci.Poiché sarà più difficile sradicare questa fiction dalle convinzioni della gente comune, di quanto non lo sarà a Napoli smontare l’accusa di associazione a delinquere. Non ci sono riscontri sui risultati favorevoli che la Juventus avrebbe dovuto conseguire dagli arbitraggi degli affiliati alla cupola. Non ci sono documenti sugli eventuali pagamenti, né che dimostrino miglioramenti in carriera per le giacchette nere coinvolte. Una serie di errori e incongruenze, oltre che di testimonianze, sbugiarda la tesi dei sorteggi truccati, delle ammonizioni mirate e delle partite condizionate. A essere condizionati sembrano invece proprio i processi. Stranamente svelto quello della giustizia sportiva e in modo inversamente proporzionale lento quello della giustizia ordinaria. Caratterizzato da sorprese non proprio inattese: una montagna di prove a carico di altri che non fossero gli imputati. Venute a mancare nel 2006 a causa di indagini mirate a definire colpevoli e santi.Mentre un sorteggio taroccato designava come arbitro l'ineffabile G. Rossi, che oltre a strappare scudetti da una maglia e cucirli su un'altra di colore diverso, entrava e usciva dalla Telecom, passando per la FIGC, come fosse la sua dimora.Da quella stessa Telecom che ancora una volta si impone doverosamente sulla scena. Secondo quanto scrive Tuttosport, la difesa di De Santis sta per presentare un’istanza alla Boccassini per avere accesso alla copia dell’archiviazione dell’esposto dell’Inter sulle rivelazioni di Nucini. La Figc sapeva dell’esposto? Ha indagato sulla violazione della clausola compromissoria? Col documento in mano si sapranno tante cose. Utili se Palazzi, che non ha ancora convocato Moratti, si muovesse. Da tempo fuori luogo, oltre che insopportabili, le esternazioni del presidente dell'Inter, fisse in una realtà vecchia di 5 anni e personale. Quella di un individuo che deve ancora spiegare perché ha mentito a Borrelli, dichiarando di aver chiesto la consulenza di Tavaroli in seguito al presunto incontro nel corso del quale Moggi avrebbe dato a Nucini una sim svizzera, della quale prontamente e curiosamente si disfece. Incontro avvenuto il 25 settembre 2003. Mentre Tavaroli ha dichiarato ai PM di Milano di aver incontrato lo stesso Moratti e Facchetti presso la sede della SARAS alla fine del 2002 e i dossier di Cipriani risalgono ai primi mesi del 2003. E' vero. La prescrizione può essere l'ancora di salvezza per molti. Non solo per Luciano Moggi. Che può arrendersi, dopo aver dimostrato di sapersi battere. O può andare fino in fondo. In fondo all'art. 157: la prescrizione è sempre espressamente rinunciabile dall'imputato.