di G. GalazzoMaterazzi, "Mr. chi era costui", preparerà una nuova maglia.Un'altra pirla, (maledetta tastiera che induce all'errore, leggasi perla) della sua collezione: ormai il numero supera i tatuaggi e, forse, raggiunge e supera i neuroni che galleggiano nella sua calotta cranica.Calma e gesso: non è offesa all'intelligenza, caro Marco; sono talmente tante le magliette che non è detto che i neuroni siano così pochi.Ora il ragazzo cresciutello è uscito con una nuova esternazione: "gli scudetti, la Juve non deve chiederli a noi" e qui, l'eroe di Berlino, dimostra saggezza e realismo.Il problema è a monte: non è l'eroe di Berlino o il patron più onesto che il calcio moderno conosca (tale padre, tale figlio) a dover restituire un patrimonio che non gli appartiene; è la giustizia (?) sportiva a dover rivedere le scandalose decisioni prese a suo tempo (Guido Rossi, o ricordo male?).Chissà se Marco lo conosce quel tal Guido Rossi, chissà se ha regalato a lui una bella maglietta celebrativa.Ma andiamo oltre: quel ragazzo pretenderebbe lo scudetto del 5 maggio 2002, quello delle lacrime di Ronaldo, quello perso davanti al pubblico di casa (l'olimpico di Roma), quello delle intimidazioni dei tifosi laziali ai propri giocatori affinchè lasciassero via libera all'Inter campione.Già che ci siamo, in base al "ti piace vincere facile" regaliamoci pure quello e finiamola qui.E, tifosi Juventini, abbiate, come me, l'onestà (quella nostra e non la loro) di ammetterlo definitvamente: quella squadra, con le gambe che tremavano, invicibile nel carattere come Don Abbondio, non avrebbe meritato di perderlo ed è stata costretta alla resa.Un uomo solo, perfido ed equivoco, manipolatore e truffaldino, è stato l'artefice di quell'onta.Farsopoli è nata quattro anni prima, in quella primavera del 2002.Un uomo cattivo e senza scrupoli: il suo nome è Poborsky, aveva una maglia bianca ed azzurra e per riconoscerlo, riguardatevi quella partita.Era l'unico, con quella maglia, che correva: vergogna!Un caro saluto,Neurone impazzito
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