juveland

DIMENTICARE CALCIOPOLI? SI A CONDIZIONE CHE...


© foto di Federico de LucaIeri abbiamo letto e ascoltato le parole di Buffon: "Basta guardare al passato, basta con Calciopoli. Io voglio guardare avanti, perché il passato è importante ma il futuro lo è ancora di più".Parole importanti quelle del portierone bianconero e mai banali. Parole che vogliono quasi mettere un punto al passato per cominciare a guardare al futuro. Francamente, sportivamente parlando siamo d'accordo con Gigi, rivangare per un giocatore sempre Calciopoli non può che creare pericolosi alibi e influire sul rendimento della squadra, portando il pensiero a situazioni controproducenti. Però, se da un lato, quello delle competizioni, può essere capito, l'altro lato, quello della giustizia e quello della verità non può essere ignorato. I tifosi, devono continuare a lottare per portare alla luce la verità. La Juventus deve continuare a chiedere la restituzione di quegli scudetti in quanto vinti sul campo e non semplici figurine dell'almanacco. I tifosi che chiedono questo non si devono sentire come dei mendicanti, ma come persone che vogliono solo giustizia.Insomma, la posizione del mondo bianconero deve essere una sola. Calciopoli esisterà fino a quando lo scudetto numero 28 e 29 non torneranno al legittimo proprietario, cioè la Juventus. Fino a quando una società che è arrivata terza continuerà a vantarsi di quel titolo invocando non si sa quali canoni di onestà (prontamente smentiti dai fatti), Calciopoli esisterà.Se qualcuno vuol smettere che si parli di Calciopoli cominci con il restituire lo scudetto conteso, in quanto non vinto. Lo restituisca alla federazione e si tolga dalla contesa. In quel caso poi la palla passerebbe alla Juventus e alla sua capacità di dimostrare che la situazione del 2006 era di sistema e non una cupola, ma almeno un passo sarebbe fatto.Buffon ha ragione, quindi, dal lato di campo Calciopoli è finita, ma dal lato umano, per i tifosi bianconeri, Calciopoli finirà solo quando gli scudetti torneranno a chi li ha vinti sul campo e non tramite la lunga mano di qualche amichetto di quartiere.