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Calciopoli: schizzi di fango...


di F. ZagariSono anni che un giorno sì e l’altro pure tutti si sentono in diritto di parlare di calciopoli. Vista da fuori, calciopoli sembra un’arena di lottatori nel fango. Sembra che a nessuno importi nulla del danno arrecato al nostro calcio. Sembra che a nessuno importi un fico secco dei tantissimi tifosi, cui s’infligge il supplizio di spiegare, a seconda del narratore, cosa diavolo successe nell'estate del 2006. I più dicono: lasciamoci alle spalle quello che è stato, è ora di guardare avanti e incamminarci verso un calcio più pulito. E’ vero, ma il tutto durò qualche mese e la credibilità ad oggi sta pari allo zero. E' vero, come dicono altri, che calciopoli non va dimenticata, che la giustizia deve fare il suo corso e restituirci quantomeno la possibilità di ripartire da uno in tema di credibilità. Ma questo calcio è in grado di garantirlo? Questa giustizia è in grado di fare il proprio corso? Nell’insieme il sistema calcio non è stato capace d’altro che continuare la lotta nel fango. Dal 2006 in poi s’è divisa l’Italia in tifoserie forsennate, disposte a tutto, pure a segare il ramo dove sono sedute, pur di vedere crollare l’altra curva. Dal 2006 in poi non si è fatto altro che riempire salotti, pagine di giornali e aule di tribunale, e i protagonisti scesi nel quadrato non hanno fatto altro che propagandare le proprie presunte verità, e il costo di tali comportamenti, oggi come ieri, l'ha pagato la Juventus, intesa come maglia, come storia, come tifosi. Tutti hanno le loro responsabilità, nessuno escluso.Certe condotte non erano compatibili con i posti occupati, né si poteva pensare che in assenza di reato sarebbero state punibili. Certe illazioni erano incompatibili con il ruolo ricoperto, e si puntò sulle procure perché riuscissero dove altrimenti non si sarebbe potuto.Oggi, però, sono tutti (o quasi) presenti al ritiro delle cedole, vittime e carnefici.Se avessero una dignità, se avessero un’idea, magari sfumata, di cosa sia l’interesse calcistico nazionale avrebbero provveduto: da una parte a fare una giusta giustizia, dall'altra a fare silenzio, facendo la parte non solo delle persone responsabili e ragionevoli, ma anche di quelli abbastanza sicuri di sé da non dovere scommettere tutto sull’abbattimento dell’avversario.Nei giorni susseguenti allo scoppio del presunto scandalo, un noto giornalista si chiese: cui prodest? A chi giova il tutto? A distanza di cinque anni, con ancora i salotti, pieni, il nero su bianco sulle pagine dei giornali e le aule di tribunale stracolme, mi domando: cui prodest? A chi giova tutto questo? Ho smesso da tempo di coltivare la speranza, e le ultime vicende hanno spento per sempre il lume della dignità e della giustizia, inzaccherate dagli schizzi di fango.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1414