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A. A. A. cercasi mentalità bianconera...


tuttojuve.com
© foto di Alberto FornasariLa disfatta del Via del Mare ridimensiona, ancora una volta, le ambizioni di una Juve che difetta in continuità. Perdere non è bello, soprattutto contro una delle ultime delle classe. Il quarto posto è lontano, ma non inarrivabile. L'ultima posizione che permette di ascoltare la musica della Champions è della Lazio, a più 7 dai bianconeri. Non sono però i punti di distacco o la sconfitta di Lecce che spaventano. E' vero, giocare in 10 dopo pochi minuti non è semplice ma la scarsa mentalità della Vecchia Signora nella sfida del pranzo preoccupa e come. Dopo oggi, in 26 partite di campionato sono arrivate 7 sconfitte, 4 subite lontano dall'Olimpico; 11 le vittorie, 8 i pareggi con 41 gol fatti e ben 32 subiti. "Abbiamo sbagliato approccio, si è vista una squadra completamente diversa dalle ultime partite, molto presuntuosa, un passaggio che deve far riflettere molto", ha dichiarato Del Neri a fine gara. Atteggiamento sbagliato. Di tutti, allenatore compreso.Già perché ci vogliono poche righe per riassumere la sfida col Lecce: possesso palla in favore della Juve, troppe palle perse, difficoltà nell'impostare il gioco, nessun tiro in porta contro una delle peggiori difese del campionato sia nei numeri sia nei fatti, una difesa svagata, posizionamento pessimo sui lanci e sui cambi di campo con Buffon (complice anche il vento contrario) che è costretto a salvare un paio di volte in uscita fino al momento del rosso e la scarsa cattiveria messa in campo dopo l'espulsione di Vives. Senza dimenticare poi la consueta 'sfortuna' con gli arbitri. Il non fallo fischiato a Toni, che poteva essere espulsione e rigore per la Juve ne è l'esempio. Le sostituzioni di Del Neri hanno fatto il resto. Si è vero, Krasic non è in forma ma levare lui e non un disorientato Sorensen, già inguardabile dopo 15 minuti, è stata una scelta un po' troppo affrettata.Per non parlare di cambi fatti o meno. Toni, l'unico in grado ti tenere palla va fuori, Martinez, uno dei pochi che sa creare superiorità numerica, viene ignorato. Chi (non) ha giocato, poi non si è fatto apprezzare. Bonucci, tanto per fare un nome, dovrebbe essere più concreto. L'ex Bari ha un discreto lancio ma non è Beckenbauer. Felipe Melo ha tanta grinta, ma dovrebbe gestirsi di più. Il brasiliano, porta troppo il pallone e ne perde più di quanti ne recupera. Aquilani, senza un vero cambio, sembra aver già finito la benzina e gli altri reagiscono più di pancia che di testa. Tutti dietro la lavagna, in attesa di una nuova mentalità. Magari più provinciale.