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Marotta: "E' crisi. Tocca a Del Neri dare la scossa"


Fonte: di Gianluca Oddenino per "La Stampa"
© foto di Giuseppe Celeste/Image SportÈ la notte delle prime volte: i tifosi contestano la squadra e la società mette in discussione l'allenatore. «Siamo tutti sul banco degli imputati e c'è la massima attenzione per capire se la posizione di Del Neri è sotto il livello di guardia. Ora comunque non lo è». Beppe Marotta non nasconde le difficoltà della Juve e le valutazioni societarie compiute a caldo nello spogliatoio bianconero dopo la sconfitta col Bologna. «C'è stato un confronto molto franco tra Del Neri, me e Agnelli - spiega l'ad, uscito dallo stadio a mezzanotte e mezza col presidente - e valuteremo tutto. Anche l'ipotesi di andare in ritiro. E' l'allenatore che ora deve dare il giusto segnale: il gestore del gruppo è solo lui. Del Neri è un tecnico esperto e una metamorfosi così disastrosa, cioè passare dalla vittoria sull'Inter ai due ko, non ha risposte. Questo è un anno di rinnovamento, dove il lavoro non si è ancora concluso, ma sotto esame lo siamo sempre tutti».La partita col Milan diventa così un bivio per un tecnico che chiedeva la rivoluzione mentale, ma in cambio ha ottenuto la restaurazione degli incubi. «Non posso pensare - commenta Del Neri a bassa voce - di aver perso nel giro di 15 giorni tutta la squadra che contro l'Inter avevo visto tosta, grintosissima. Pensavo di avere risolto tutti i nostri problemi e invece, evidentemente, la continuità non è nel nostro Dna. Però, perdersi com'è successo a Lecce o adesso contro il Bologna mi sembra impossibile. Abbiamo preso due gol inspiegabili e ogni volta che subiamo qualcosa di un po' storto, perdiamo attenzione, non riusciamo a reagire. Siamo fragili, temo proprio che questa sarà un'annata di grandi sofferenze».Doveva essere la partita del riscatto, la prima finale di dodici da vincere (diktat societario) ed invece è maturato l'ottavo ko di un campionato altalenante e sempre più negativo. Del Neri sembra sconsolato, mani in tasca ed un senso diffuso di impotenza. «Le responsabilità sono di tutti - dice - ma io non mi dimetto: assolutamente no. Adesso lavoreremo per trovare una soluzione». In campo la confusione è regnata sovrana, sia in difesa che in attacco, con una Juve passata dal 4-4-2 al 4-2-3-1 («Iaquinta era un cambio obbligato per problemi fisici», giustifica Del Neri) senza però ottenere cambi di marcia, anche perché nel frattempo l'ex bianconero Di Vaio si divertiva a ridicolizzare la Juve e così scatenare la rabbia dei tifosi.«Vergognatevi», «Vinceremo il tricolore», «Andate a lavorare» erano i cori degli ultrà scesi a bordo campo per far capire che il tempo degli applausi incondizionati e del «vogliamoci bene» è finito. Anche per Del Neri, sempre più lontano dall'Europa e con un progetto tecnico ormai naufragato. «Cercheremo di far cambiare idea ai tifosi - promette il tecnico nella notte più buia - e qui nessuno scappa dalle responsabilità. La società ci è vicina, anche se adesso nella squadra si è ribaltata la sicurezza che avevamo all'andata».