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E COME L'ANNO SCORSO...


© foto di ALBERTO LINGRIACi eravamo tanti illusi un anno fa quando John Elkann annuncò urbi et orbi l'arrivo alla presidenza di Andrea Agnelli. Dieci mesi dopo, e una rivoluzione societaria e tecnica alle spalle, ci ritroviamo con una Juventus fuori da tutto, abile a parole, ma che sul campo si scioglie come neve al sole. Inutile nascondersi dietro un dito: le responsabilità di un'altra annata fallimentare, la seconda di fila, sono di tutti: dalla proprietà che ha scelto il cambio ai vertici troppo tardi non concedendo alla nuova società il tempo di progettare nei giusti tempi la nuova stagione. Società che, spinta dalla fretta, ha sbagliato quasi tutte le scelte fatte: come si diceva a luglio, troppi acquisti, troppa quantità e poca qualità, allenatore sbagliato. Già, Del Neri. Non sappiamo se abbia mai pensato alle dimissioni, chi scrive le avrebbe presentate, ma quando si falliscono tutti gli obiettivi stagionali facendo peggio di Ferrara e Zaccheroni, è giusto essere l'imputato numero uno. Squadra senza gioco e senza idee, senza personalità, confusa e nervosa, disorganizzata in difesa e che ripete da inizio stagione gli stessi errori. I 18 risultati utili avevano illusi tutti mostrando che il potenziale di questa Juventus è da squadra da 4 posto, ma è bastato l'infortunio di Quagliarella per far crollare le certezze. Un gruppo vive di autostima, di sicurezze, ma quest'anno sono state costruite solo sui risultati non prendendo mai consapevolezza delle proprie qualità. I responsabili numero uno sono però i giocatori: basta difenderli, senza fare eccezioni . Si ha la tendenza a creare dei capri espiatori, dando la colpa a un solo calciatore. Quest'anno è stato il turno di Amauri. Ma i vari Buffon, Chiellini, Marchisio e Del Piero non sono stati, anche quest'anno, capaci di trascinare il gruppo, far capire che cosa significa indossare la maglia della Juventus. E qua tocchiamo il tasto dolente. Non manca Moggi, mancano i Montero, Davids, Conte e Nedved: grandi giocatori con ottima tecnica ma soprattutto grandissimi attributi, Servono giocatori come loro. E un allenatore vincente, che sia leader e dia qualcosa in più: Lippi o Capello (avete mai fatto caso che tutti gli allenatori che hanno portato in alto la Juve hanno la p nel loro cognome?) col loro lavoro aggiungevano qualità. In Italia, non ci sono tanti tecnici di questa stoffa: Mazzarri sarebbe perfetto, ma il Napoli non lo lascerà andare, Spalletti è bravissimo, ma non sembra essere un leader. All'estero uno ce ne è e noi punteremmo su di lui: Victor Boas. Giovane, bravo, preparato, carismatico. Lui è l'allenatore del futuro, da lui si può ricominciare. Prima però, ci sono 11 partite da onorare perché chi indossa qualsiasi maglia ha una responsabilità verso chi tifa quei colori. Vogliamo vedere dignità e onore fino alla fine, non come l'anno scorso.