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Ma non è una cosa seria!


di Giusy
Domenica mattina decido di fare un giro ad Acireale. La serata di sabato è stata burrascosa e non solo perché un nubifragio si è abbattuto sulla mia provincia. Quando la Juventus non vince, stenta ad albeggiare nel mio cuore. Ma è una bella giornata ed è già Carnevale, che dalle mie parti prendiamo sul serio. I carri allegorici sono pronti per la sfilata. Nei cantieri che vantano una tradizione rinomata si comincia a lavorare la cartapesta ad agosto e quest’anno bisognava trovare un tema buono fino a marzo. Eccolo lì, avanzare in una festa di colori e forme. “Dalle stelle alle stalle, da leoni a conigli”. Una bilancia dai bracci della quale penzolano Lippi e Cannavaro. E un leone alle spalle con la maglia della Spagna. Non lo so se l’ideatore del carro ha fatto mente locale sulla figuraccia rimediata ai mondiali. O se il carro gli è venuto allegorico con cognizione di causa. Ma quella bilancia mi è apparsa la rappresentazione carnevalesca della giustizia. Semel in anno licet insanire. Invece questo carnevale va avanti da cinque anni. Avrebbe dovuto essere il giorno di Facchetti e Nucini, che nonostante le dichiarazioni sulle cose nuove da dire, non si presentano e nemmeno Narducci. Strano. Prima di tutto che presso i tribunali italiani sia così disinvolta l’abitudine a non rispettare gli inviti a comparire. Poi che si debbano riascoltare, con procedure sulla cui correttezza è già stato avanzato qualche dubbio, testimoni che riterresti ansiosi di dimostrare estraneità ai fatti, come Facchetti junior nei riguardi del padre, o chiarezza, come l’ex arbitro Nucini. Invece niente. Una volta che viene concessa loro la possibilità di farlo, scappano a gambe levate. Quello di Napoli, anche se ci vuole tutta la buona volontà del mondo a continuare a viverlo con obbiettività, rimane un processo vero ed è necessario attenersi alle deposizioni e alle sentenze. Perciò lo dirò con sarcasmo carnevalesco, come uno scherzo, che si è varcato il limite dell’onestà e dell’etica, per arretrare sul fronte della codardia. Intanto Porto deve ancora presentare le trascrizioni di alcune telefonate ritenute fondamentali e sarà pure vero che mancano i riscontri tra i cd e le utenze, ma appaiono un po’ cose da azzeccagarbugli e provvidenziali anche. Dal Parma arriva un documento che inchioda gli imputati alla sbarra della corruzione. Moggi e Giraudo avrebbero intrallazzato per acquistare Di Vaio non a prezzo di saldo, né truffando qualcuno, ma tentando di allungare i tempi del mutuo. Alla stregua di poveracci. E per eludere il regolamento, cosa che facevano semplicemente perché era una soddisfazione personale, avrebbero messo in mezzo l’acquisto di Brighi. Peccato che ad escogitare il tutto sia stato uno dei vati del moralismo pallonaro e televisivo, il pio Sacchi, dal 4 agosto 2010 Coordinatore tecnico delle nazionali giovanili per la FIGC. Rientra la velata minaccia di Giraudo di spedire il Parma in B e apprendiamo che in fondo era solo un po’ arrabbiato o si fingeva tale per ottenere in affari il massimo con il minimo sforzo. Che poi era il suo mestiere. Anche perché il documento privato prodotto non viene preso in considerazione poiché nemmeno originale. Il maresciallo Ziino viene interrogato sulla verifica che avrebbe fatto della SIM che secondo Nucini gli sarebbe stata consegnata da Fabiani, producendo i nomi degli intestatari, ma affermando di non sapere ricondurli a quello della moglie del dirigente del Messina, che non conosce. A un tratto, dalla farsa carnascialesca si ascende al teatro pirandelliano. E’ la volta di Corbelli. Il grande accusatore di Moggi, dopo aver sbandierato ai quattro venti che il capo della cupola non vedeva l’ora di cacciare il Napoli in serie B, sotto giuramento se la sente di incolpare il solo Fresi, reo di aver procurato a Baggio una punizione e di aver fatto perdere ai partenopei un paio di partite. E’ l’ora tanto attesa per il mostro, il calunniatore, l’aguzzino spietato del più grande allenatore del mondo. Finalmente la notizia che restituirà a Zeman tutta la sua dignità e a Moggi integra l’immensa umanità: perorava la causa del boemo. Lo voleva al Napoli non per fare il male del Napoli, ma il suo bene. Così è se vi pare. Questo colpo di scena annuncia l’ultimo atto. Arriva Fabio Monti, giornalista del Corriere della Sera. Siamo alle battute finali. Nel senso che proprio di battute di tratta, di quelle che fanno ridere. L’amico Facchetti senior nutriva sospetti alimentati dal rigore non concesso a Ronaldo nel famigerato campionato 1997-98, che a citarlo fa sempre il suo effetto. Ma quando si tratta di scendere nei particolari, sarà perché si trova sotto giuramento, sarà perché le amnesie sono la dannazione dei teste dell’accusa in questo processo, si mette a parlare in forma impersonale. Si scrisse. Nemmeno la responsabilità di quanto firmò vuole prendersi e non ricorda. Facchetti niente gli disse. Di chiacchiere tra amici della carta stampata si trattò. E se Nucini riferì alla Boccassini, lo seppe in virtù della maestria dei colleghi del Corriere. Anche se negare non poté che Moratti Massimo di certe indagini non doveva essere all’oscuro. La concitazione sale. Gli avvocati incalzano con le domande. Ci sono sulla questione deposizioni rese. La Casoria gli chiede se è interista. I presenti ululano. Bergamo non ne può più. “Non è una cosa seria” , urla. Viene bonariamente allontanato dall’aula. Monti blatera qualcosa. Gli avvocati gli chiedono se ebbe mai a discutere con i vertici dell’Inter dell’opportunità di intrattenere rapporti con un arbitro in attività. Si ragiona sul fatto che Bertini facesse parte della cupola, ma solo parzialmente. Ci siamo. E’ il gran finale. Come si conviene a un’opera teatrale. La Casoria vuole una risposta. Monti: bisognerebbe chiederla a Facchetti. La giudice: le sedute spiritiche non sono ancora ammesse dal codice.“Ma non è una cosa seria” . Nella commedia il protagonista, donnaiolo impenitente, sposa una donna semplice con l’intento di dare vita a un matrimonio fasullo che lo ponga al riparo da uno reale. Col tempo ne apprezza le virtù e l’unione diventa vera. L’opera di Pirandello vive di capovolgimenti di fronte e situazioni paradossali. Come calciopoli e il processo che si sta celebrando a Napoli. Anche qui, come nella commedia, aspettiamo che la farsa si trasformi in verità. http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1450