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Un finale indecente per calciopoli?


di M. LancieriOggi ho in mente un’idea per un film horror. Immaginiamo un luminare, che non sbaglia mai una diagnosi. Quando prevede che la vita di un paziente sia al termine, non c’è niente da fare: quella persona può tentare ogni tipo di cura contro il proprio male, ma la sua esistenza è segnata. Avviene però che il parente di uno dei suoi ex-pazienti, insospettito da alcune strane morti, scopra una macabra verità: quando si rendeva conto di avere sbagliato le proprie valutazioni, pur di non essere mai smentito, quel medico aveva provocato la morte di molte persone, che invece si sarebbero potute salvare.I film non devono fare mai i conti con la realtà, quindi anche le trame più incredibili possono essere messe in scena. Ma ultimamente ci sono episodi nella nostra vita reale che farebbero impallidire anche James Cameron.Storicamente, abbiamo assistito a situazioni che gridavano vendetta, in cui sagaci avvocati di delinquenti riuscivano ad evitare il carcere ai propri assistiti, incuneandosi nelle pieghe dei codici di procedura penale e temporeggiando quel tanto che bastava per cogliere la fatidica “scadenza dei termini di legge”.Una prassi moralmente deprecabile, ma anche comprensibile: se un uomo è sicuro della propria colpevolezza, facilmente giocherà “sporco” per il proprio interesse.Mai però avremmo potuto immaginare, se non in un film, che la pubblica accusa, certa dell’innocenza degli imputati, temporeggiasse senza pudore per evitare la sentenza di assoluzione ed il conseguente crollo del castello di aria fritta costruito in questi anni. Prima è arrivata la ricusazione del giudice da parte dei PM: fatto assolutamente inconsueto, dal momento che generalmente tale richiesta avviene per mano delle difese, quando non sentono che i propri assistiti siano sufficientemente tutelati. In questo caso, a grandi linee, si è tentata di fare passare l’idea che il giudice, non essendo esperto di calcio, non potesse valutare l’esistenza di un’associazione a delinquere: una barzelletta che ovviamente la Corte d’Appello, chiamata a pronunciarsi, ha respinto al mittente. Poi, per i lunghi anni trascorsi in aula, abbiamo assistito a ritardi di ogni tipo, il più delle volte dovuti all’assenza di numerosi testimoni d’accusa che poi, una volta giunti al banco, nulla hanno dato a questo processo, se non un triste senso del ridicolo. Infine, l’ultima carta, quella della disperazione, sembra essere una nuova ricusazione. Ricusazione che con tutta probabilità finirà a fare compagnia alla precedente, nel cestino dei rifiuti. Ma tutto fa brodo, pur di dilatare a dismisura i tempi.La legge prevede che un PM sia tenuto a ritirare l’accusa agli imputati nel momento stesso in cui si rende conto che essi non sono colpevoli. Non si chiede di arrivare a tanto (anche se poi non ci vorrebbe chissà quale eroe per ammettere i propri errori!), ma sarebbe decente, da parte di persone pagate dallo Stato e che di conseguenza dovrebbero essere al servizio dei cittadini, non dimostrare in maniera così evidente la propria acredine nei confronti di imputati che potranno anche essere antipatici, ma che sono anche palesemente innocenti. Ora occorre augurarsi che gli altri protagonisti negativi di questa vicenda, i giornalisti, non se ne escano con commenti del tipo: “gli imputati possono rinunciare alla prescrizione”. Certo, ma i soldi per pagare le spese processuali chi li tira fuori? E, soprattutto, qualcuno può indicarci un rivenditore di macchine del tempo? Perché tutti questi anni spesi in aule di tribunale non saranno mai più restituiti ai malcapitati. E allora perché dovremmo chiedere a liberi cittadini di pagare con i propri soldi ed il proprio tempo, per dimostrare la propria innocenza? Il mondo si è forse capovolto, oppure ciascuno è innocente fino a prova contraria?Purtroppo, il danno arrecato agli imputati di questo processo per certi versi allucinante è irrimediabile, ma l’idea di privarli anche di una sacrosanta assoluzione “piena” si riassume in una parola: indecente. http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1456