E se la Juventus decidesse di ripartire, per tornare grande, da chi in campo ha contribuito a tanti successi e in panchina ha regalato il ritorno in Serie A? L'edizione odierna di Tuttosport lancia una suggestiva ipotesi: quella che porta il nome di Didier Deschamps come nuovo (si fa per dire) allenatore della Juventus. Il tecnico francese, attualmente sulla panchina dell'Olympique Marsiglia, è stato intervistato in esclusiva proprio dal quotidiano torinese. L'ex centrocampista della Vecchia Signora ha vinto praticamente tutto con la maglia bianconera (scudetti, Champions League, Coppa Intercontinentale, e altro ancora) e, dunque, potrebbe rappresentare il profilo giusto per riportare i vertici del calcio nostrano ed internazionale. L'allenatore francese dell'anno è tra i candidati alla successione di Delneri: la rifondazione juventina inizierebbe, quindi, da un mister di comprovata esperienza internazionale e che conosce forse meglio di altri candidati l'ambiente bianconero. Deschamps, si diceva, ha avuto il merito di riuscire ad ottenere subito la promozione in Serie A da allenatore della Juventus nella stagione 2006/2007, ovvero l'anno post Calciopoli. Poi, però, il 25 maggio 2007 ci furono, a sorpresa, le dimissioni dall'incarico di tecnico della Juve a causa di dissidi con l'allora direttore sportivo Alessio Secco, ossia lo stesso uomo che prese Poulsen al posto di Xabi Alonso e che acquistò Tiago per 13,5 milioni di euro. Successivamente, Didì, si è pentito di aver preso quella decisione: "Sul momento mi sembrò una decisione giusta, coerente. Invece fu un errore tutto mio. Con il passare del tempo ho realizzato che la gente del calcio non aveva colto le ragioni di quella mia scelta. Le faccio un esempio: l’estate scorsa venni contattato dal Liverpool e la prima cosa che i miei interlocutori mi chiesero durante la riunione fu:“Perché se ne andò dalla Juve?”.Deschamps spiega le ragioni dell'addio al club bianconero: "Io e la società avevamo visioni diverse sul futuro e devo dire che anche chi mi stava vicino, come il mio agente, non mi consigliò al meglio. In pratica nulla fece per ricomporre la frattura. Fatto sta che venivamo da un’annata psicologicamente difficile, in cui ci ritrovammo in città e stadi mai visitati prima dalla Juve. Ogni partita era una battaglia. Consumammo davvero molte energie e sapevo che le aspettative l’anno successivo sarebbero state ancora più alte. Ma non si poteva pretendere di vincere subito lo scudetto, bisognava andare per gradi. Ricostruire".Il tecnico francese prova a spiegare le ragioni della crisi bianconera: "Perchè non vince da quattro anni? Dirlo dall’esterno è difficile. La mia posizione all’epoca era chiara: meglio prendere tre giocatori fortissimi all’anno, piuttosto che sei o sette di medio valore. Per essere all’altezza del proprio passato e delle aspettative che la circondano, la Juve ha bisogno di un continuo ricambio di campioni. Certo la qualità ha un prezzo, ma in quell’anno in B riuscii a lanciare giovani come Marchisio e De Ceglie, quindi potevamo concentrarci su pochi rinforzi di alto livello. E il discorso regge anche se parliamo di due grandi rinforzi, piuttosto che cinque arrivi di medio valore". La Juventus sta cercando un allenatore per la prossima stagione. Inevitabile la domanda: "Se in futuro i dirigenti della Juve dovessero chiederglielo, sarebbe disposto a riprendere il lavoro bruscamente interrotto 4 anni fa?".Deschamps non chiude la porta: "Nell’estate 2006 accettai la panchina della Juve senza sapere se avrei allenato in C, in B e con quale penalizzazione. Si parlava di -30,-18... Fu un modo per sdebitarmi con chi mi aveva dato tantissimo nei 5 anni vissuti a Torino da giocatore. Ottenendo la promozione in A penso di avere saldato il mio debito, di essermi messo in pari. Quanto al futuro, chissà...".