juveland

L’isteria juventina dell’ennesimo azzeramento...


di M. VighiIl 29 agosto la Juventus esordiva in campionato con una sconfitta sul campo di Bari.Da quella domenica al 6 gennaio 2011, data della sconfitta interna patita contro il Parma, la Juventus ha subito una unica sconfitta in 22 partite tra campionato e coppe, per un arco di tempo complessivamente calcolato in 130 giorni. La chiusura dell’anno 2010 vedeva la Signora in piena zona Champions League, ancora in corsa persino per lo scudetto. Una situazione difficilmente preventivabile in estate, visto quanto sia oggettivamente difficile amalgamare un nuovo gruppo, dato l’incredibile ricambio di giocatori in seno alla rosa, nonché il rinnovamento di larga parte del management e il tesseramento di un nuovo allenatore con una filosofia di gioco completamente diversa dai suoi predecessori.Ma tanto successe. E se il fronte sportivo lanciava segnali confortanti, sebbene ancora bisognoso di accorgimenti e non pochi ulteriori passi avanti per competere davvero ai massimi livelli, ancora più brillante sembrava essere valutato l’aspetto manageriale. In quel momento Madama appariva come l’unica società ad aver veramente investito sul futuro, ringiovanendo la rosa, abbassando di molto il monte salari dei suoi calciatori, ed avendo acquistato i nuovi arrivi con formule contrattuali flessibili e quindi rivalutabili al termine della stagione a seconda dei rendimenti dei singoli uomini legati a tali contratti.Non ultimo, al netto dei rigori, Fabio Quagliarella risultava senza ombra di dubbio il migliore acquisto del mercato, in quanto capocannoniere (una rete in meno di Ibra, ma lo svedese aveva tirato due rigori), e sempre preziosissimo per la manovra bianconera. Sottolineando che se l’affare dovesse concludersi a fine stagione nei termini prestabiliti da Marotta in estate, l’estroso attaccante napoletano verrebbe portato a Torino in definitiva con una cifra inferiore a quella spesa in seguito per Matri o dall’inter per Pazzini.Cosa sia successo al calar delle tenebre che hanno chiuso il 2010 aprendo per la Juventus un finora nefasto e orrido 2011 non è dato saperlo. Fatto sta che dal rientro in campo in quella terribile Epifania ne sono successe di tutte i colori. L’infortunio dell’uomo chiave Quagliarella, una serie incredibile di rigori negati e falli non fischiati (Krasic e Toni i più ignorati dagli arbitri), aridità nel gioco, inconcludenza, meccanismi difensivi completamente andati in rovina così come la compattezza del gruppo, fonti di gioco scomparse, Aquilani (ottimo fino a quel momento) quasi più pervenuto. E altro… con il risultato di una serie mortificante di sconfitte e prestazioni in alcuni casi oltre il limite della indecenza (Lecce senza dubbio la peggiore).Giornalisti e opinionisti televisivi non esitano a tuffarsi in questa bengodi di pettegolezzo per loro, bocciando in toto la nuova Juve di Agnelli, Marotta e Delneri, e invocando l’ennesimo azzeramento di tutto il lavoro fatto. Né i tifosi si sottraggono all’isteria collettiva, tutt’altro. I quotidiani ci sguazzano da loro regalando idee suggestive di ritorni a Torino di Capello o Moggi, paventando esoneri di Delneri ogni giorno, raccontando di sfuriate di Agnelli e litigi negli spogliatoi.Di tutto, di più. Il mare della mediocrità risulta fortemente ingrossato e le ondate si abbattono con ferocia su quella che se non è l’ultima spiaggia per la Juve, poco ci manca. A surfare sulle onde ci pensano un po’ tutti, e se ne sentono davvero di tutti colori. Ogni giocatore è buono per essere insultato, ogni manovra di mercato buona per essere criticata, ogni scelta dell’allenatore pronta ad essere crocifissa.Qualcuno trova tutto questo normale. E può anche essere vero. Ma la normalità non è sinonimo di razionalità, e allora qualcuno, forse, potrebbe anche chiedersi che cosa si dovrebbe davvero fare in questo momento.Perché il sentimento popolare alita in maniera nauseante e tremebonda verso l’epurazione totale, in quella operazione che per l’ennesima volta genererebbe l’errore e orrore di buttare l’acqua sporca insieme al bambino. 130 giorni e 22 partite consecutive di livello non sono una causalità o un colpo di fortuna. Soprattutto quando sulla carta essi avrebbero dovuto essere fuori di dubbio i più difficili. Il bambino era pulito e pronto ad essere educato per il suo sviluppo.Siamo davvero sicuri che la soluzione giusta sia l’ennesimo aborto? Il popolo juventino ha smarrito la pazienza e ha fretta di veder tornare vittorie, sul campo e nei tribunali. Ha atteso quattro anni di mala gestione made in new holland fatta di arrendevolezze giuridiche, scontando pene per reati non commessi, il tutto contornato dallo scellerato sperpero di un tesoretto nelle mani di Blanc finito già solo per 70 e passa milioni negli acquisti di Melo, Poulsen, Diego e Sissoko. Ma adesso ha una fretta indemoniata.E vedere soddisfatta la propria fretta passa davvero per l’ennesimo azzeramento? Correggere gli errori è operazione complessa, vero, ma partorire un nuovo progetto non può prospettarsi in tempi più brevi: c’è da incorrere in nuova generazione, il periodo di gestazione, l’ennesimo parto e le attenzioni dei primi tempi. Quanto è razionale coniugare la fretta di rinascita con una soluzione che non può tollerare accelerazioni dai tempi tecnici necessari?In compenso, nessuno che cerchi davvero di rispondere alla domanda. Cosa è successo in casa bianconera per travolgere e addirittura rovesciare il prodotto di quei 130 giorni? La domanda necessita una risposta. Troppo facile incolpare i giocatori (non erano brocchi fino a gennaio), l’allenatore (cos’è, riesce a plasmare una squadra dal nulla, ma poi decide di rovinare tutto?), o la campagna acquisti (dato il rendimento eccellente di Quagliarella, Krasic, Aquilani e Storari, tra gli altri, in quel periodo).Cosa è successo?La risposta alla domanda significa l’identificazione del problema. Una volta identificato, se esiste risoluzione, sarà possibile proseguire a costruire su quanto di buono la Juve aveva mostrato in quei 130 giorni.Non porsi la domanda o non cercarne risposte significa navigare a vista, ed accettare che il problema possa generare il fallimento di qualsiasi nuova dinamica possa svilupparsi in futuro.A meno naturalmente dell’ennesimo azzeramento: il bambino verrà buttato, ma insieme ad esso tutta l’acqua sporca. E’ davvero la soluzione più indolore e che darà i frutti nei tempi più brevi?http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1466