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Calciopoli? nemmeno più al bar....


Giulemanidallajuve su calcio GP
 Che calciopoli fosse un processo basato sulle “chiacchiere da bar” lo abbiamo appurato da tempo, proprio a partire dalle parole di Mario Serio, giudice della Corte di Appello Federale che ebbe a dire: "abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo, abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla stessa lunghezza d'onda”, ma che quelle stesse " “chiacchiere” rimanessero le uniche prove di un processo penale, non era proprio immaginabile.Il pubblico Ministero Narducci e il suo collega Capuano stanno allungando i tempi del processo professandosi, prima non pronti per la requisitoria finale, chiedendo poi nuove audizioni testimoniali (anche di alcuni testi già sentiti), fino ad arrivare ad una nuova richiesta di ricusazione per la corte di calciopoli e di sospensione della fase istruttoria, i cui tempi e modi lasciano intendere un tentativo di arrivare alla prescrizione.Così come iniziato, il processo calciopoli continua a far leva sulla sola forza mediatica, capace questa volta di oscurare, ed in alcuni casi alterare, i contenuti delle deposizioni in aula, assistendo inerme alla caduta delle accuse per mano di vari testimoni, che hanno minato l'intero impianto accusatorio, portando come prova le "sensazioni" di un mondo sportivo alla deriva.Un realtà parallela, quella dei tribunali, che si contrappone a quella del calcio giocato dove continuano i soliti rituali, le solite accuse, i soliti dubbi, come quelli lanciati di recente da De Laurentis: "Se il campionato lo debbono fare solo tre squadre, allora se lo facciano tra di loro. Noi giocheremo con le altre 17 e poi chi vince i rispettivi campionati darà vita ad uno spareggio. Sembra che qui esistano 17 cenerentole e 3 genoveffe", che mettono in luce un sistema tutt’altro che guarito e tutt’altro che propenso ad un cambiamento. E questo mancato rinnovamento, non conferma forse come tutta la farsa del 2006 non sia servita ad altro se non a rafforzare proprio quel potere capace di stravolgere il risultato del campo, più occupato a difendere le proprie posizioni che a salvare dal fallimento il nostro calcio? Giancarlo Abete, in settimana, ha ribadito che «se lo sport non mantiene i sistemi valoriali crolla tutto il sistema. Nello sport la competizione ci deve stare ma non si può fare a meno dell’etica. Non a caso Giovanni Paolo II ha detto che ‘lo sport ha valore solo se è pulito’ e di questo devono farsi interpreti i protagonisti dello sport: siano essi dirigenti o atleti». E’ un concetto giusto che non è stato comunque applicato alla realtà italiana, forse per una volontà precisa o forse per la mancanza di cultura sportiva che ne impedisce la comprensione. Basta ricordare come la giustizia sportiva non può più garantire equità, vista la politica dei due mesi e due misure adottata costantemente dal 2006 ad oggi. I rappresentanti delle istituzioni sportive hanno fallito in ogni ambito, perdendo credibilità e dimostrandosi incapaci di rinnovare un movimento calcistico seguito da così tanti tifosi e appassionati e con un' importante storia da preservare. Basta ricordare che l’Italia ha perso un posto nel ranking Uefa e conseguentemente la possibilità di avere 4 squadre in Champions League, così come abbiamo perso l’assegnazione degli Europei che avrebbero almeno garantito la ristrutturazione degli stadi, ad oggi inadeguati e poco sicuri che non reggono il confronto con le moderne e vivibili strutture europee.Calciopoli e una politica sbagliata, stanno mettendo in mostra i limiti della giustizia italiana (sia sportiva che penale) e della gestione del mondo sportivo e lo fanno rivolgendosi al grande pubblico dei tifosi, a cui un messaggio sta arrivando forte e chiaro: gli sterile tentativi di condanna e le giustificazioni di politicanti senza più credenziali, non sono più retti nemmeno dalle patetiche chiacchiere da bar. La consapevolezza acquisita sui limiti di un intero sistema è il confine che pone fine alla farsa.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1472