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Messaggi del 15/10/2013

LIVE - Processo di Napoli-

Post n°7284 pubblicato il 15 Ottobre 2013 da nadir63l
 

 Della Valle: "Ci siamo trovati a subire un processo sportivo offensivo per la sua velocità e la impossiblità di argomentare nulla".

   
© foto di Federico De Luca

Diego Della Valle ha parlato al processo, ecco quanto riportano i colleghi di ju29.com: "Sono anni che ho voglia di dire tre o quattro cose. Noi ci siamo trovati a subire un processo sportivo offensivo per la sua velocità e la impossibilità di argomentare nulla. L'indirizzo mediatico era potentissimo. Il processo di Napoli ci viene detto che la Fiorentina che aveva una posizione di forte contrasto con l'estabilishment del calcio, aveva chinato la testa. Noi da questo momento abbiamo visto due film, questo a fronte di errori continui e si sono alzati i toni, il nostro allenatore di allora per primo era preoccupato per quello che succedeva. Giornalisticamente abbiamo preso posizione contro questi errori. Mazzini, vicepresidente della FIGC, uomo in gamba, attento, ci è venuto a dire che era bene non avere contrasti con questo sistema ma di lavorare insieme. 
La nostra società veniva considerata lontana dal sistema. Da questo tipo di consiglio, si creerà un contatto telefonico con Bergamo e mi presento e dico se serve… dopodiché ci siamo presi un impegno per vederci, tra i nostri mille impegni, e l'incontro è avvenuto dopo qualche mese. Incontro che è avvenuto alla presenza di Mazzini e mio fratello in un ristorante gremito e abbiamo parlato di come si poteva cambiare il calcio. Ho percepito l'interesse di una persona che aveva davvero voglia di ascoltare delle idee e ce ne siamo andati. 
Poi leggo che quella era considerata la madre di tutti gli incontri. Dopo quell'incontro avremmo costruito un rapporto per organizzare il salvataggio della società. Così non è stato. E mi chiedo perchè non siamo stati pedinati o intercettati in quella occasione. Anni dopo abbiamo letto che un carabiniere era presente e che c'era l'intercettazione ma era irrilevante. Quale è la verità?  Dopo quell'incontro ci sono state tre gare: una con l'Atalanta finita 0 a 0, poi Lazio-Fiorentina, finita 1 a 1 con un errore arbitrale pazzesco a nostro sfavore, la terza con il Brescia che dovevamo vincere e ad arbitrarla fu mandato Collina che era notoriamente uno fuori da ogni sospetto. Se questo è quello che è accaduto dopo l'incontro capirete che il fine non era quello che ci viene imputato!"

"Che nei fatti non ci siano cose che possano farlo sospettare è evidente. Sui diritti televisivi abbiamo tenuto la nostra posizione fino alla fine, facendo una denuncia all'antitust. Anche per l'elezione del presidente di lega è andato tutto come volevamo noi: una staffetta Carraro-Abete e Galliani irregimentato.
Il film che vedevamo noi era quello di una società che voleva andare per la sua strada. I rapporti con Bergamo sono stati cordiali e lui mi è stato molto a sentire. Quando poi ho letto intercettazioni in cui Bergamo dice se fanno la metà di quello che dicono, penso si riferisca alle cose che ci eravamo detti per cambiare il calcio. 

Tutti, soprattutto mio fratello e Mencucci sono sempre consenzienti di parole dette da altri. Non hanno mai chiesto nulla, argomenti di nessun tipo se non essere accondiscendenti. Ma se qualcuno mi dice che con una mia frase si può capire che io chiedo qualcosa quel qualcuno è in mala fede.
Aver letto che intercettazioni molto imbarazzanti e pesanti sono state messe da parte in cui molti chiedevano tanto, capisco che era un modo di fare che noi non conoscevamo, tanto che io chiedo al Bergamo: non so se potevo chiamarla.
Vi ringrazio per avermi ascoltato."

Da segnalare che anche l'arbitro Dattilo ha rinunciato alla prescrizione.

10.00 - L'Avvocato Galinelli ha chiesto i dischetti con le famose telefonate. Il Pg si è opposto in quanto ci si troverebbe a rinnovare il dibattimento. Gli avvocati chiedono il dischetto con la videoregistrazione del sorteggio, considerato importante anche dalla procura.

9.30 - Al Processo d'Appello su Calciopoli è il giorno dell'accusa. La Juventus si è riunita allo Juventus Stadium per celebrare lo Juventus Day. Ancelotti: Conte è sempre stato un lottatore e da allenatore  è ancora più determinato che da giocatore. Abete: Rifletteremo per cercare di eliminare effetti distorsivi delle sanzioni ma la discriminazione territoriale non si tocca.
 
Al processo d'Appello su Calciopoli oggi parleranno il giudice relatore e il procuratore. Nell'aula 316 del Tribunale di Napoli, questo davanti alla corte presieduta dal giudice Silvana Gentile,  con il supporto dei giudici Roberto Donatiello e Cinzia Apicella della sesta sezione della Corte d'appello.

 
 
 

Tuttosport - Vucinic sconvolge i piani Juve. E' in ritardo, rischia di saltare anche Madrid.

Post n°7283 pubblicato il 15 Ottobre 2013 da nadir63l
 

 Llorente, Quagliarella e Giovinco: test Real a Firenze

   
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

In casa Juve si aprono i casting per “Un posto accanto a Tevez”. Con Vucinic ancora alle prese con l’infortunio, ecco i possibili candidati secondo Tuttosport. Il luogo per le riprese è Vinovo, sede degli allenamenti dei bianconeri. Le prossime sedute serviranno a Conte per capire chi dovrà affiancare l’Apache. Fernando Llorente, Fabio Quagliarella e Sebastian Giovinco studiano per diventare i protagonisti per i match contro Fiorentina e Real Madrid. Due sfide molto importanti per il prosieguo della stagione. Conte si affida alle sue sensazioni, gioca chi sta meglio.  Il conto alla rovescia è cominciato. Vucinic fatica a recuperare dalla lesione di primo grado al bicipite femorale subita lo scorso 2 ottobre allo Juventus Stadium nel match di Champions contro il Galatasaray.  Per il montenegrino sfumature più nere che bianche. Le terapie procedono ma molto dipenderà dal livello della forma e dalle sensazioni dell’attaccante. Da quanto avrà intenzione di stringere i denti e magari prendersi un minimo di rischio. I timori concreti di un rientro posticipato con il Genoa, al momento, prevalgono sugli scenari più ottimistici, anche perchè la Juventus non vuole correre il rischio di perdere Vucinic per un ulteriore lasso di tempo. Insomma, i casting sono aperti, il regista Conte deciderà a chi affidare il ruolo di attore protagonista.

 
 
 

Juve Projetò 2.0?

Post n°7282 pubblicato il 15 Ottobre 2013 da nadir63l
 

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di G. Fiorito

 

Sono tante le imbarcazioni che passano per Acitrezza d’estate, quest’anno si è andati dai barconi dei profughi allo yacht di Del Piero. Se è vero che i soldi non fanno la felicità, fate finta che l’amore della vostra vita abbia preso il largo in compagnia di qualcuno che non siete voi, dove preferireste affogare le vostre malinconie? Su pietre corrose dalle onde o su un panfilo con Brad Pitt o Penelope Cruz? Io la risposta ce l’ho.

 

Ce l’avevo anche qualche anno fa. Per esempio quando Deschamps ha lasciato il posto a Ranieri. E per un paio d’anni mi sono rosa il fegato guardando la Roma di Spalletti. Un po’ narciso, sarà anche vero, ma un paio di tituli tra un’intercettazione fuorilegge, un processo farlocco, una prescrizione e qualche incompetenza intanto finivano a Milano invece che nella capitale. Più tardi vidi giocare la Russia, saranno stati gli Europei del 2008 e il magone mi prese per Guus Hiddink. Negli ultimi anni i miei sogni sono andati ad accrescere l’oro di Napoli. Confesso di avere per qualche tempo auspicato l’arrivo di Mazzarri, ma solo per mettere a posto quella baraonda che era diventato lo spogliatoio della Juve e far svanire il reloading dei record di Maifredi. Infine ho ritenuto che il dirottamento in Italia di un grande signore del calcio come Rafa Benitez, avrebbe meritato la panchina più nobile, cioè quella della Juve.

 

Qualcuno mi diceva che avremmo dovuto puntare su Conte. Juventino, forte, volitivo, intelligente. Ancora oggi Conte mi manda in tilt, mi fa sgolare, come non mi succedeva dai tempi di Lippi, mi fa strizzare le budella e strozzare la voce. Però ha vinto due scudetti. Resterà nella storia col suo nome appiccicato al 30 e al 31. Quando tutto sembra perduto, fa una cosa che dovrebbe essere quella sbagliata e invece è quella giusta. Gioca contro il Milan che ha preso oltre il 50% dei gol su calcio piazzato preferibilmente di testa e non mette in campo Llorente, per buttare dentro Giovinco che gli risolve la partita.

Tutto e il contrario di tutto s’è detto su Conte, Buffon, Marchisio, Andrea Agnelli. Perciò dico anche la mia, in un discorsivo corretto, senza voli stilistico/pindarici né velleità da blogger condite con qualche trivialità, che per incollare il lettore all’articolo oggi si è disposti anche a questo.

 

Conte. Io non lo discuto più. Mi aspetto che vinca e salvo la CL, lo dico con rammarico, ancora lo sa fare. Si è sorbito una condanna “agghiacciante” dai tribunali sportivi nel nome della Juve. Vostro onore, non ho altro da dire.

 

Buffon. Traguardi mediocremente miopi auspica in Europa. La sua vista diventa mondiale quando si veste d’azzurro. Al netto delle parate e delle sparate, da due anni dovrebbe fare il n. 1 in Spagna. O in Inghilterra. O in Francia. Ma fuori dai nostri orizzonti, che non coincidono più.

 

Marchisio. Il principino è già stato frainteso ai tempi delle preferenze extranapoletane, non vorrei inguaiarlo un’altra volta. Magari voleva solo fare il carino quando ha aperto la porta dello spogliatoio a Prandelli, confidando di essere spedito in Brasile senza tema di smentite.

 

Però lo ha scritto anche Beccantini: se dovesse andare via Conte, arriverebbe Prandelli.

A che gioco sta giocando il presidente della Juventus? Sembrerebbe che si stia procedendo a un nuovo “projetò”. Da Pulvirenti a Petrucci, lo hanno detto un po’ tutti che se a vincere è sempre la stessa squadra, il calcio poi ne soffre. Scendono gli abbonamenti senza nemmeno discriminazione territoriale, in curva come in televisione.

 

Andrea Agnelli era la speranza. Di ritornare a vincere. Di avere indietro la nostra storia e la nostra dignità. Di affermarci anche a livello europeo. Ha realizzato il 50% dei risultati. Il bicchiere è mezzo pieno o forse mezzo vuoto. Lo vedremo alla fine di questo campionato, giocato sulla possibilità del terzo scudetto consecutivo e sulla permanenza di Conte sulla panchina.

Andrea è l’ultimo Agnelli. Nipote di Gianni e figlio di Umberto. Colui che di dieci anni più giovane di suo figlio si trovò alla guida di una Juve in discesa libera e decise in una notte di affiancare a Boniperti due talenti come Sivori e Charles. Investendo una montagna di soldi in un sogno anche quella volta riuscito a metà, soltanto in Italia. La Juve europea rimase ancora di là da venire. In un momento storico incastonato all'alba dei ruggenti anni '60, quando tutto era facile e c'erano gli entusiasmi del dopoguerra. Non come adesso, che Andrea è nel tempo in cui quella parabola è morta d'inerzia.

 

Oggi il dilemma verte intorno alla frase finita ignominiosamente sulla prima pagina degli sciacalli rosa, tradotta dall’inglese contando sull’ignoranza di un paese che quanto a leggere e fare di conto rimane sempre indietro a quelli più evoluti.

Secondo Repubblica (Link), la notizia di un'eventuale cessione di Pogba per monetizzare non rientrerebbe in un desiderio di provincializzazione della Juventus, ma sarebbe piuttosto la provocazione lanciata da A. Agnelli al sistema calcio italiano, che nel gap con gli altri campionati starebbe trascinando in basso anche la Juventus. Il grido di dolore tuttavia non sarebbe senza speranza: "Passiamo gran parte del tempo a discutere su come spendere i soldi, e non su come il calcio italiano dovrebbe svilupparsi a livello internazionale. Il calcio è seguito da metà del paese ed ha perciò la possibilità di fungere da guida nella situazione politica italiana. A questo andrebbe applicato senso di responsabilità, di prospettiva e disciplina".

 

Senso di responsabilità. Non quello che ha parcheggiato per un anno la Juventus in serie B per permettere alle altre di non affogare, di risalire in superficie a riprendere aria a base di prescrizioni e bilanci truccati.

 

Prospettiva. Nel calcio vuol dire saper aspettare. Creare vivai e strutture per ricominciare a far sbocciare talenti italiani e portare la gente dentro gli stadi, possibilmente di proprietà.

 

Disciplina. Non so cosa avesse in mente Andrea. Ma per me disciplina è l’impegno costante dentro le regole, che devono essere uguali per tutti. Una filosofia della vita e dello sport che non può rendersi applicabile senza cambiare e anzitutto le facce all'interno della Federazione e della Lega. A cominciare da Abete e Galliani, che nei confronti del Milan sta adottando tutti i trucchi già sperimentati dal suo presidente, chiedendo rinvii per cambiare le regole in corso d’opera e sfuggire alle sanzioni.

Per qualcuno, Andrea avrebbe anche sottinteso che qualora l'aria restasse stantia nei palazzi del potere, potrebbe fare la scelta di salutare l'Italia e votarsi a un vecchio progetto: la Super Lega Europea. A mio avviso sarebbe come chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti, cioè dopo aver ritirato il ricorso al TAR nel 2006, quando bisognava far capire a tutti che la Juve avrebbe chiesto asilo politico e non da un barcone di profughi. Qualcuno dice che Andrea Agnelli non è un grande comunicatore. Se vuoi investire sul calcio e ottieni l’effetto di mettere all’asta Pogba, qualcosa non torna. Diventa un problema. La soluzione ci sarebbe.

 

Sarebbe stato un lavoro per Antonio Giraudo. Ma lo hanno radiato per sempre.

 

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=3232

 

 
 
 

     

 

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