JUVENTUS

Post N° 697


MARCHIONNE AVREBBE DECISO IN MODO IRREVOCABILE DI VENDERE LA JUVENTUSINDISCREZIONE DAGOSPIA: Il beninformato giornale on line di Roberto D'Agostino svela le occulte manovre dei Signori Fiat, intenzionati cedere la gloriosa società del Gruppo. Il licenziamento di Moggi&Giraudo, la bizzarra strategia difensiva davanti alla Caf, la svendita di tutti i campioni e la retrocessione in B potrebbero così rientrare in una precisa strategia mirata proprio alla cessione di quello che era il giocattolo preferito ed intoccabile dell'Avvocato Agnelli. Gli ultimi operai di Mirafiori, orfani di Antonio Gramsci e di Luciano Moggi, sono rimasti folgorati dalla notizia che ha preso a circolare nelle ultime ore. Sergio Marpionne, il top manager della Fiat, avrebbe deciso in modo irrevocabile di vendere la Juventus, la squadra colpita al cuore da Calciopoli, che un gruppo di giovani studenti del liceo D'Azeglio di Torino seduto su una panchina di Corso Re Umberto decise di fondare nel 1897.La notizia è clamorosa e rientra nella strategia del top manager italo-canadese di liberarsi di tutte le partecipazioni che non rientrano nel core business dell'automobile. La cessione della squadra è stata affidata ad alcuni advisor (tra questi il San Paolo di Torino) che avrebbero il compito di cercare azionisti forti in grado di garantire la sopravvivenza del club. Gianni Agnelli aveva quindici anni quando fu chiamato a prendere la direzione della Juventus. Prima di lui la squadra era stata affidata dal nonno senatore a Edoardo, il papà di Gianni e di Umberto. Edoardo, che morì in un tragico incidente aereo a largo di Genova, era un uomo aperto, amabile e caloroso. Il giorno della tragedia la Juve giocava a Praga e fu sconfitta.Per l'Avvocato la squadra ha sempre rappresentato il simbolo della leadership e della sfida, anche se all'inizio l'eredità raccolta gli era sembrata una perdita di tempo.Nel 1955 il fratello Umberto diventò presidente della Juventus. Aveva 21 anni ed era convinto che la squadra facesse acqua da tutte le parti. Il quartier generale e gli uffici del club erano collocati all'hotel Principe di Piemonte, dove la leggenda torinese parla di incredibili festini tra dirigenti, giocatori (soprattutto Boniperti) e veline d'epoca. Nel 1961 Umberto passò la mano all'ingegner Catella, ma cinque anni dopo ritornò al timone della società. Per la Sacra Famiglia degli Agnelli, che inizia con il nonno senatore e arriva fino all'ultimo erede di nome Andrea (in aperta polemica con Marpionne), la Juventus aveva lo stesso valore sentimentale del Sestrière, del quotidiano "La Stampa", dello stabilimento del Lingotto.Per l'Avvocato era semplicemente "un'occasione di divertimento, che vale per me come per gli altri". Sergio Marpionne vuole chiudere definitivamente questa pagina di storia. (Dagospia.com)APPROFONDIMENTO: LA JUVE A RISCHIO CRAC FINANZIARIO (Sports.it). Giocatori che se ne vanno a prezzi inferiori di quelli fissati dalla società, crollo degli introiti per la cessione dei diritti tv, niente più soldi dall'Uefa per le coppe e ridiscussione al ribasso dei contratti di sponsorizzazione. E' lo scenario in cui potrebbe ritrovarsi la Juventus, se la Corte federale confermasse la sentenza di primo grado della Caf, retrocessione in serie B con 30 punti di penalizzazione. I bianconeri rischiano seriamente di giocare due campionati di serie B, che equivalgono a tre senza coppe europee. Secondo Stuart Whitwell, manager dell'agenzia di valutazione dei brand Intangible Business, la società bianconera perderà 250 milioni nei prossimi cinque anni, la metà solo nei prossimi dodici mesi. "Devono tornare in serie A - spiega Whitwell - Devono tornare a fare la Champions League e riconquistare i contratti di sponsorizzazione che hanno ora. E' un enorme problema di reputazione".  I problemi potrebbero cominciare dalla cessione dei giocatori, molti dei quali autentici pezzi da novanta, che non accetteranno la B. Whitwell cita Gianluigi Buffon, per cui la Juve vorrebbe 30 milioni, "ma il cui valore è 20 o 15 milioni, nessuno ne pagherà 30". Più complessa la questione degli sponsor. Nessuno ha annunciato l'intenzione di abbandonare il club, ma i molti contratti sono certamente da rivedere. Sky ha già annunciato di voler seguire la squadra anche in B, ma non è ancora chiaro se pagherà i 94,5 milioni di euro come da contratto. Mediaset avrebbe intenzione di ridiscutere al ribasso la cifra pattuita. La Nike (che ogni anno versa 12 milioni alla Juve), tramite il portavoce Massimo Giunco, ha già fatto sapere di non voler lasciare: "Continueremo a lavorare con loro indipendentemente dagli esiti dei processi sportivi e dei futuri appelli". Nessuna posizione è stata finora espressa dalla Tamoil, che in base all'accordo attuale verserebbe alla Juve 102 milioni di euro in cinque anni. Nel contratto, ed è l'unico caso, c'è una clausola che prevede la possibilità di rottura in caso di retrocessione. Il gruppo petrolifero potrebbe però scegliere di non esercitarla.Da ambienti vicini alla Fiat, arriva la voce che la Juve sarebbe in vendita. La decisione sarebbe da attribuire all'amministratore delegato Sergio Marchionne e le motivazioni non sarebbero sportive, ma di natura economico-finanziaria. A causa dello scandalo il titolo della Juventus è crollato in borsa e la crisi potrebbe continuare e aggravarsi. Nei giorni scorsi, l'a.d. dell'Ifil Gianluigi Gabetti aveva prospettato l’ipotesi di liquidare la società in caso di retrocessione.