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ZACCONE ABBOZZA LA DIFESA MA LA SENTENZA E' SCRITTA"Noi abbiamo una devastante conseguenza sul patrimonio, penso ai creditori, agli azionisti. La moltiplicazione delle sanzioni non è corretta". Così il legale bianconero ha sostenuto la difesa bianconera davanti alla Corte federale: l'avvocato ha sottolineato il danno conseguito dalla società qualora venisse riconfermata in secondo grado la retrocessione in B con la forte penalizzazione (30 punti irrogati dalla Caf). Primo fra tutti l'esodo dei campioni: "La serie B potrebbe essere accolta da questi calciatori, ma non per due anni. Così per restare in B il prossimo anno bisognerebbe fare almeno 80 punti".Mi sembra superfluo sprecare tempo e parole per commentare un'altra inutile fase del processo alla Juventus. Un processo d'appello durato la bellezza di due giorni e destinato a chiudersi entro la giornata di oggi. Una sorta di record  mondiale che farebbe impallidire i risoluti giustizieri dell'ex Urss e dell'Iraq saddamiano.  I magistrati sportivi hanno chiaramente scritto la loro sentenza ancor prima del dibattimento. Non si giustifica in nessun altro modo la volontà di chiudere l'appello in tempi così rapidi, calpestando i principi fondamentali del diritto. Inoltre come si può sperare in una pena equa quando colui che è stato chiamato a giudicare passa per essere "un sarcastico antijuventino"? Capita infatti che tale Piero Sandulli, secondo quanto riportato da Tuttosport, "durante le lezioni all'università si lasci spesso andare a velenose battute su Luciano Moggi e sulla Juventus". Ma Andiamo oltre. Credo sia più interessante render conto dell'articolo di Renato Farina pubblicato stamane su Libero. "NULLO IL PROCESSO A CALCIOPOLI", titola il giornale. Occhiello: "Una sentenza della Corte europea impone che sia la magistratura ordinaria a indagare sugli scandali sportivi". Personalmente ho letto il pezzo e mi pare abbastanza attendibile, in quanto suffragato anche da documenti ufficiali. Fa una comparazione tra le squadre coinvolte in Calciopoli ed una sentenza del 18 luglio scorso relativa a due nuotatori. Vi invito a leggerlo. Intanto per dovere di cronaca riporto le arringhe di Zaccone e Chiappero alla Caf, trascritte da La Stampa di Torino: «Non è compito nostro dire quale sia la sanzione giusta, ma fornire gli argomenti perché la sanzione sia equa e coerente con il dato di fatto». Non fa richieste di pena, questa volta, l'avvocato della Juventus Cesare Zaccone. Nell'arringa davanti alla Corte Federale, durata trenta minuti, il difensore elenca punto per punto quelle che secondo lui sono le debolezze dell'accusa. «Ci viene contestato un solo atto di illecito, separato dagli altri comportamenti tenuti dai dirigenti. Questo illecito - spiega - è ritenuto effettuato in concorso con i dirigenti arbitrali Bergamo, Pairetto, Lanese e De Santis». L'articolo 6, l'illecito sportivo, «si è scelto di interpretarlo come portatore di vantaggi alla Juventus, scegliendo di individuare nell'alterazione dello svolgimento del risultato della gara il beneficio della Juventus. Ma - insiste Zaccone - non si possono punire le intenzioni. Una condotta può comportare una situazione di pericolo quando abbia in sé dei connotati particolari o possa comportare un risultato effettivo». Secondo il difensore, «la corte, già nella sentenza di primo grado, si è accorta della debolezza della costruzione», dato che per alcuni le pene scelte sono state inferiori o nulle, come accaduto per Bergamo. Uno dei punti fondamentali dell'arringa di Zaccone riguarda la particolarità della situazione della Juventus, che non consente una valutazione solamente sportiva dei fatti. L'avvocato della Juventus cita la legge 280 del 17 ottobre 2003, in base a cui «i rapporti tra ordinamento sportivo e della Repubblica sono regolati in base al principio di autonomia, salvi i casi di situazioni giuridiche soggettive connesse con l'ordinamento sportivo». Secondo Zaccone, questo significa che «l'ordinamento sportivo si dovrebbe fare da parte quando ci sono in ballo situazioni soggettive rilevanti dal punto di vista giuridico». Il legale fa presente alla corte «le devastanti conseguenze sul piano patrimoniale» che la Juve avrebbe da una sentenza pesante. «Non è provata la legale rappresentanza di Moggi» Il legale si sofferma poi sulla «severità» della procura, che ieri ha chiesto ancora la serie C. «Le ragioni che stanno alla base di questa severità chiesta dalla procura sono due. Secondo la prima, la società deve rispondere dell'operato di due suoi dirigenti, ma questo è sbagliato perché se si dice che il comportamento è effettuto in concorso e il fatto è uno solo, non conta quanti lo abbiano commesso. La seconda osservazione - spiega - consiste nel fatto che non si possano riconoscere come circostanze attenuanti quei comportamenti a cui noi abbiamo sempre dato molta importanza. Nel momento in cui le notizie iniziavano a comparire sui giornali la società ha preso i suoi provvedimenti, la prima riduzione dei poteri dei dirigenti l'11 maggio e la revoca il 19 maggio. Non c'è bisogno di un'attenuante, al giudice non serve. È il buon senso che regola l'entità della sanzione, la gravità del fatto». La Juventus, già in primo grado, ha dovuto subire «una sommatoria di sanzioni», che secondo Zaccone «sono sei o sette. C'è la retrocessione, la penalizzazione, l'ammenda, due titoli persi. Tra l'altro - sottolinea l'avvocato - questa decisione non ha fondamento perché il campionato 2005/2006 si è svolto nella totale regolarità, con la sostituzione dei due designatori. Nessuno ha sollevato il minimo dubbio sulla regolarità del campionato». Ma ci sono anche delle sanzioni che Zaccone definisce «automatiche: non si partecipa alle competizioni internazionali e si verifica l'esodo dei calciatori più bravi. Se ne stanno andando tutti, perché la serie B potrebbe essere accolta, ma non per due anni. Per restare in serie B al termine del prossimo campionato bisogna fare almeno 80 punti, bisogna vincere il 65 per cento delle partite. È possibile, ma è poco probabile, questo significa almeno due anni di serie B e i giocatori non ci stanno più». Nel suo intervento, Zaccone ha ancora una volta sollevato la questione del ruolo che rivestiva Luciano Moggi nella società. «Tutto parte dall'indagine di Napoli, da Moggi e ai suoi complicati interventi nel mondo del calcio, dimenticandosi che non sempre agiva come dirigente della Juve ma spesso come commerciante in proprio, gestore di un ampio mercato di giocatori», sostiene il difensore. Per la società, Moggi non era un legale rappresentante, come sostiene la procura attraverso la presentazione di un «censimento». «Una responsabilità diretta non può nascere da una delega o da uno stampato, è un pezzo di carta che non ha nessuna forma di pubblicità e non deriva da atti sociali. Non si può dire - sostiene Zaccone - che basta la rappresentanza sportiva. Quando quella rappresentanza sportiva determina conseguenze così clamorose per la società bisogna chiedersi se basta un pezzo di carta o serva un atto sociale che comporta forme di pubblicità».   «Non si può trasferire il presunto illecito commesso nel 2004-2005 nella stagione successiva. Il 2005-2006 non si può toccare». Così Luigi Chiappero, difensore di Antonio Giraudo ha iniziato la sua arringa davanti alla Corte federale per il secondo grado del processo a calciopoli: il legale ha attaccato duramente le decisioni prese della Caf sottolineando che l'illecito contestato è relativo al campionato 2004-2005, mentre le sanzioni inflitte sono su quello successivo.«La non assegnazione del titolo alla Juve per il 2005-2006 è un'ingiustizia mondiale - ha detto Chiappero - le pene inflitte dalla Caf sono tutte sbagliate». Chiappero ha fatto leva proprio sulla presunta ingiustizia di far scontare ai club coinvolti una sanzione nel campionato successivo a quello finito sotto inchiesta. «Non si può punire una società - ha spiegato il legale - mettendola in fondo alla classifica di un campionato in cui non sono stati commessi illeciti. Esiste un'ampia gamma di sanzioni, ma tutte devono essere riferite al campionato 2004-2005. Soltanto tre volte nella storia i casi di illeciti non sono stati giudicati al termine della stagione a cui si riferivano». Chiappero che nel processo sportivo difende Giraudo ha di fatto aperto la sua arringa con una veemente difesa del club bianconero, e l'ha così motiva. «Io assisto Giraudo che è la Juventus - ha detto Chiappero - anzi dodici anni di Juventus. L'immedesimazione organica di un massimo dirigente per la giustizia sportiva è assolutamente immediata». Quanto al suo assistito, per il quale la Caf ha chiesto una condanna a cinque anni con proposta di radiazione, l'avvocato ha detto che «se accoglierete la mia tesi la sanzione sarà minore, perchè se violazione c'è stata è stata solo per l'articolo 1 (quello sulla lealtà sportiva, ndr)».C'E' UN ERRORE FONDAMENTALE: I DESIGNATORI NON SONO ARBITRI«L'errore fondamentale della sentenza della Caf è a pagina 77, quando si equiparano arbitri e designatori». Così l'avvocato Luigi Chiappero, legale di Antonio Giraudo, nell'arringa difensiva davanti alla Corte federale. «Nonesiste nessuna possibiltià di alterare una classifica senza passare per l'alterazione diretta delle gare - spiega il difensore dell'ex amministratore delegato della Juventus - se non dimostro che il clima di condizionamento ha portato nei singoli casi un risultato diverso da quello che doveva essere allora non faccio il salto. I giudici della Caf sono stati portatori di un teorema, dopo giuste premesse si sono trovati in una difficoltà colossale». Chiappero insiste: «Il condizionamento del designatore è inteso come condizionamento dell'intero settore arbitrale. Questo può avvenire, ma alla condizione che il processo lo dimostri. Non c'è prova che le designazioni sono state truccate». Le cene tra i dirigenti juventini e i designatori non avevano alcun significato di favorire la società bianconera: «Se Pairetto, che partecipava alle cene, è articolo 1, anche Giraudo deve essere articolo 1, le cene sono le stesse. Una squadra che sta avanti in classifica come stava la Juventus, non ha bisogno di aiuti. La storia degli illeciti sportivi - aggiunge - è una storia di necessità, di bisogni. Ci aiuta anche la logica».