JUVENTUS

Post N° 708


ONORE A PAVEL NEDVED : "NON LASCIO LA JUVE, HO IL DOVERE DI AIUTARLA" La scelta del campione ceco: un atto d’amore verso la squadra e i tifosi: «La Juve mi ha dato tanto, ho il dovere di aiutarla. Poi ho un debito di riconoscenza con la Famiglia Agnelli che mi è sempre stata vicina. Ho nel cuore questa squadra e finchè le gambe me lo consentiranno correrò per questa maglia. Anzi, ormai credo proprio che concluderò qui la carriera. Lo scudetto? Vince sempre chi è in testa dopo l'ultima giornata  di campionato e i primi siamo stati noi. Loro erano 15 punti dietro».Allora è tutto vero, Pavel Nedved: lei ha scelto di ri­manere alla Juve nono­stante la serie B. E’ stata una decisione sofferta?« No, nessun dubbio, anche se non mi mancavano le offerte da altri club. Sto bene a To­rino, la mia famiglia è felice di restare. E poi dovevo qual­cosa agli Agnelli che, da quando sono arrivato, mi so­no stati sempre vicino » .Però a un certo punto ha avuto la tentazione di smettere di giocare, di chiudere con il calcio: giu­sto?« Sì, dopo il Mondiale. Quan­do sei stanco, a fine stagione, pensi sempre che non ne puoi più. Sono cinque anni che dico di voler smettere. Però, come sempre, mi è ba­stata una settimana di va­canza per ritrovare gli sti­moli. Il mio manager mi ha tentato con prospettive di­verse dalla Juve. Lui faceva il suo lavoro, voleva farmi andar via. Invece sono rima­sto, contentissimo della mia scelta » . (ndr.  l’altro giorno il suo agente Raiola commen­tava in preda allo sconforto: « Pavel? Vuole restare... con­tento lui... » .) Quali squadre la voleva­no? « In Italia nessuno, qualcuno dall’estero. Chiedete al mio procuratore. Non è riuscito a farmi cambiare idea, anche se mi rompeva le scatole ogni giorno... » .Ma la serie B non rappre­senta un problema?« Non mi spaventa, credo che il calcio sia uguale dapper­tutto. Dipende da come si af­fronta ogni situazione. Il mio impegno non sarà diverso. Anche in B darò il massimo» .Come giudica la scelta de­gli altri campioni, quelli che hanno preferito ab­bandonare la nave?« Non posso dire che la que­stione mi lasci indifferente, però ognuno cerca la propria fortuna. Per me contava es­sere felice sapendo che an­che la mia famiglia avrebbe condiviso pienamente. E così sono qua » . Crede che assisteremo ad altre partenze? « Spero di no, sono già tanti i campioni che se ne sono an­dati. Non so se la gente se ne rende conto, ma partire a meno 17 per salire in serie A sarà veramente dura » .Che cosa farà Ibrahimo­vic?« E’ il mio compagno di stan­za, ma non so cosa abbia in testa. Dipende dai suoi pen­sieri. E’ un grande campione, vorrei che restasse. Parlerà con i dirigenti, vedremo » .Lei hai fatto una scelta ra­ra, apprezzabile perché ispirata dal cuore. Un’ec­cezione in questo mondo. Se la sente di consigliare quelli che ancora tenten­nano?« In realtà, credevo che sa­rebbe stato sufficiente l’e­sempio di Del Piero e Buffon. Pensavo che altri si sarebbe­ro adeguati... Se fossero ri­masti tutti, sarebbe stato più facile per la Juve vincere questa sfida. Ognuno cerca la propria fortuna, a me non sembrava giusto abbandonare la Juve in que­sto momento di difficoltà. Ho pensato: sto bene, posso an­dare avanti, ho il dovere di dare una mano alla mia squadra » .Continuerà a giocare nel­la sua nazionale, la Re­pubblica Ceca?« Il ct ( Bruckner, ndr) mi chiama ogni giorno, io non so che dire... l’ultima volta non ho avuto il coraggio di ri­spondere! Ritiene che possa essere ancora indispensabil­e... Ci parlerò, gli voglio be­ne... Gli Europei? Due anni sono troppi per programma­re » .Forse non potrà più gioca­re in Champions League. Ci ha pensato?« Sì, ci ho pensato. Ma la mia Champions sarà la serie B. Se dovessimo centrare la promozione, sarà come vin­cere la Coppa Campioni. Riuscire nell’impresa par­tendo a meno 17 sarebbe dif­ficile per chiunque, anche per squadre più forti della nostra. La Champions per­duta non rappresenta un problema, ora abbiamo altri traguardi » . Rimpianti? « I pensieri di Coppa li ho cancellati, devo essere reali­sta. Sono già abbastanza vecchio, non riuscirò più a conquistare questo trofeo. Però ho una grande motiva­zione, devo aiutare la Juve a tornare dove merita » .E lo scudetto? Che ne pen­sa del tricolore assegnato all’Inter?« Se qualcuno vuole anche il mio Pallone d’Oro, nessun problema... Beh, mi ha dato fastidio. Io e i miei compagni abbiamo dato tutto in cam­po, senza pensare ad altro che non a giocare. Eravamo uno squadrone, abbiamo vinto meritatamente. Non avevamo bisogno di aiutini. Abbiamo stravinto il cam­pionato e nessuno può dire che non lo meritassimo » .All’Inter però si festeggia. « Sono fatti loro. Noi abbiamo giocato onestamente e bat­tuto le migliori. Siamo stati felici di aver vinto quello scudetto. I campioni sono quelli che all’ultima giorna­ta di campionato sono primi in classifica. L’Inter non è arrivata prima » .Ha mai avuto sentore che esistesse un sistema che condizionava i risultati?« Sistema? Ma di cosa parlia­mo? Oggi paga solo la Juve, quindi solo la Juve era col­pevole. Un sistema è un’al­tra cosa. E va bene, avranno ragione loro, è andata così. Cancelliamo tutto e ripar­tiamo da zero. Chi sbaglia paga, però sembra che solo la Juve abbia sbagliato. La società farà i ricorsi, noi dob­biamo pensare a recuperare i 17 punti » .Ha già giocato in serie B? « All’inizio della carriera, al mio esordio nel calcio. Avevo 17 anni e con il Pilsen con­quistammo la promozione... Se si ripetesse sarei felice. Chissà, ho cominciato in B e potrei finire sempre in que­sto campionato, con lo stesso esito » .Quali i rischi maggiori do­vendo scendere di catego­ria?« Non conosco gli avversari. Lo stile sarà diverso, è sicu­ro, il livello tecnico un po’ più basso anche se da quello che ho visto in tv la media generale non è mica male. In altri paesi le squadre di B non sono così forti come in Italia » .Ha parlato con Descham­ps?« Già due volte, forse perché sono il più anziano e mi vuo­le coinvolgere... Non sono abituato a parlare molto con l’allenatore, ma se può ser­vire ad aiutare i giovani... La Juve punta su di loro » .Per lei vestire la maglia bianconera ha un signifi­cato particolare? Con il suo gesto si è garantito l’affetto dei tifosi.« Non mi sento un eroe. Ai tifosi ho sempre voluto bene, in campo io combatto e per questo so che anche loro mi stimano. Ho fatto una scelta di vita. Ho privilegiato la Ju­ve che mi ha dato tanto e che aveva bisogno di aiuto. L’ho fatto per la famiglia Agnelli, con loro ci vediamo ogni tan­to. E poi mia moglie è più contenta così: se avessi smesso, sarei stato a casa tutto il tempo... »  (Intervista tratta da Tuttosport)