JUVENTUS

IL SOSPETTO DI DESCHAMPS


"DITEMI SE IL PROBLEMA SONO IO"Ieri duro faccia a faccia tecnico-squadra dopo il ko col Brescia. La panchina di Didier è sempre più traballante, nonostante le rassicurazioni dei dirigenti.  Intanto in giornata è arrivata persino la pesante tegola del giudice sportivo che ha inflitto ben tre giornate a Trezeguet per una gomitata al bresciano Santacroce. La società però presenterà ricorso: "Colpo involontario".
I PROBLEMI DI DIDIER.  - LA STAMPA - Quasi esaurito il volume della voce sabato pomeriggio, dentro lo spogliatoio di Mantova, con la Juve sotto 3-1, ieri mattina al centro sportivo di Vinovo Didier Deschamps, non meno arrabbiato, ha lasciato spazio all’analisi della partitaccia contro il Brescia. Sollevando un legittimo sospetto: «Ditemi se il problema sono io», è stato il senso delle parole del tecnico. Comprensibilmente, visto l’atteggiamento con il quale i suoi hanno attaccato la sfida. Anche per questo, l’allenatore ha invitato i calciatori a «confrontarsi» fra di loro. Dopo, però, non è seguita la minaccia dell’addio, di Lippiana memoria. Di problemi, e non da sabato, ce ne sono, nonostante il primo posto e un attacco da cinquanta reti. Fra i più neri c’è David Trezeguet che, in allenamento e in partita, è stato faccia a faccia con il tecnico sui suoi movimenti offensivi. Ultimamente, però, Deschamps si era detto soddisfatto delle movenze del centravanti, criticando, al contrario, altri: «David si è mosso bene - aveva spiegato Didier dopo la vittoria di Modena - ma è stato servito male». Sceneggiatura ripetutasi anche a Mantova, dove l’attaccante francese non ha combinato granché, ma nemmeno ha avuto a disposizione un carrello di palloni da sparare in porta. Una settimana fa, contro il Piacenza, era tornato al gol solo con un colpo da venticinque metri. L’altro indiziato speciale è Mauro German Camoranesi, che ha piedi troppo talentuosi e felpati per poter giocare come ha fatto a Mantova, senza sospettare un minimo di insolenza. Pareva passasse da quelle parti per caso. Chi s’è visto la partita a bordo campo, poi, racconta di richiami del tecnico ignorati dall’italo-argentino, pur non pronunciati da distanze siderali. Brutto segnale. Quindici giorni fa, il presidente bianconero Giovanni Cobolli Gigli, a domanda, aveva rinnovato la fiducia nel tecnico: opinione immutata, anche dopo sabato, ma è chiaro che la dirigenza, in questi due mesi di B, valuterà con occhio critico l’operato di tutti, allenatore compreso, nonostante il contratto biennale.Sulla non-partita contro il Brescia, davanti alle telecamere ieri ci ha messo la faccia Gigi Buffon (oltre a Birindelli e Bojinov), che s’è preso anche un po’ di colpa: «Non sono preoccupato - ha detto il portiere - ma certo abbiamo avuto l’atteggiamento sbagliato, per questo abbiamo preso tre gol in un tempo. Nel calcio, certi sbagli si pagano. Sabato la squadra non ha fatto ciò che doveva. Visti i risultati degli altri, è stata un’occasione persa, abbiamo pagato un dazietto». Colpa di Deschamps? «Non giudico gli altri, parlo di me stesso». Protagonisti si è pure quando le cose vanno male, non solo quando c’è da prendersi gli applausi: «È colpa di tutti, a cominciare da me: non ho dato l’esempio giusto prima della partita, perché vivendo lo spogliatoio da tempo ci si accorge subito delle sensazioni negative». Nessun dramma, però: «Siamo esseri umani - ha aggiunto - e dopo una serie di vittorie c’è il rischio di rilassarsi. Adesso abbiamo due partite in casa e se dovessimo vincerle tutte e due, le cose per noi si metterebbero molto bene». Ha fiducia anche Alessandro Birindelli, vicecapitano bianconero: «Una giornata storta può capitare a tutti, adesso dobbiamo voltare pagina e concentrarci sulla prossima partita». Domani arriva il Treviso.TRE GIORNATE A TREZEGUET: RICORSO JUVE.  Con le tre giornate rifilate ieri a David Trezeguet dal giudice sportivo, per la gomitata al difensore bresciano Santacroce, lievita a undici il conto dei giorni di squalifica rimediati dai giocatori della Juve per gesti violenti di reazione. Si tratterà pure di singoli episodi, ma come indice di nervosismo, non sarebbe da sottovalutare.La prima stangata arrivò a Nedved, espulso il primo dicembre a Genova, la cui imputazione s’aggravò con le proteste e il pestone all’arbitro Farina: totale, cinque giornate. Seguì Zebina, punito con tre giornate per un calcione a un collega del Cesena, nel recupero del 16 gennaio. Sabato, è stata la volta dell’attaccante francese, per il quale già oggi la Juve affiderà all’avvocato Luigi Chiappero il compito del ricorso alla Disciplinare. Il presidente Giovanni Cobolli Gigli ha preferito non commentare, ma è evidente che la sanzione decisa dal giudice Giampaolo Tosel è giudicata dal club piuttosto pesante. Già sabato, con alcuni compagni, Trezeguet aveva spiegato di aver colpito involontariamente il giocatore del Brescia, nel tentativo di liberarsi. Non aveva, insomma, la volontà di fare male.Non secondo il giudice: il comportamento del francese è stato violento e volontario. «È evidente - si legge nella motivazione - l’intenzionalità del gesto, deducibile dall’innaturale altezza a cui Trezeguet aveva portato il gomito e dall’assoluta mancanza di ogni concreta esigenza agonistica, in quanto l’azione proseguiva a distanza in altra zona del campo». Nella valutazione del giudice, «è palese la potenzialità lesiva del colpo inferto, per l’ampiezza e la rapidità del movimento del braccio e in relazione alla zona attinta».È stato il procuratore federale a segnalare l’episodio, al 19’ del secondo tempo di Brescia-Juve. Acquisite le immagini di Sky, il giudice Tosel ha ricostruito l’azione: «Dopo un traversone dalla fascia laterale destra del campo, respinto verso la zona centrale, Trezeguet e Santacroce si trovavano a stretto contatto al centro di un’affollata area di rigore. Tra i due calciatori, in rapida successione, è avvenuto uno scambio di gesti non ortodossi (una trattenuta, un deciso divincolamento, delle spinte reciproche) finché Trezeguet, con una repentina rotazione del corpo, ha colpito all’indietro con il gomito destro il volto di Santacroce, che è caduto al suolo, rimanendovi per qualche momento con atteggiamento sofferente».Nella motivazione, il giudice sottolinea che l’arbitro non poteva accorgersi della gomitata: «L’attenzione del direttore di gara - si legge ancora - era chiaramente rivolta all’azione di gioco, sviluppatasi in altra direzione (e tale circostanza è stata esplicitamente confermata)». Nessun dubbio sulla gomitata: «Questo giudice ritiene che il comportamento di Trezeguet integri, nell’esclusione di ogni ragionevole dubbio, gli estremi della “condotta violenta”». Sabato, subito dopo l’episodio, che aveva innescato una piccola mischia, Trezeguet era stato punito con un cartellino giallo, per proteste. Ieri è arrivata la stangata. Non la prima: per questo, al di là di quanto potrà limare il ricorso, bisognerebbe comunque rifletterci sopra.