JUVENTUS

RAFFAELE PALLADINHO


IL FENOMENO DELLA JUVEI paragoni con i "grandi" ormai si sprecano.  C'è chi come Zola lo accosta  Marco Van Basten, chi vede in lui l'erede naturale di Alessandro Del Piero, o la predisposizione alle giocate ad effetto tipiche di fuoriclasse come Ibrahimovic o Cristiano Ronaldo. E' lui il nuovo astro nascente del calcio europeo. 
GENIO BIANCONERO. Il ragazzo segna triplette come se niente fosse e ha più soprannomi che parole, lui che è sorridente ma timidissimo, estroso ma gentile: Lapo Elkann lo ribattezzò (a Vicenza) Aladino, giocando sul suo cognome: «È il mio nickname preferito». L´altra sera Giovanni Cobolli Gigli s´è spinto fino a Palladinho, «perché sapete che noi i Ronaldinho vogliamo farceli in casa e forse uno ce l´abbiamo già». Il terzo, ormai però in disuso, è PallaIbra, in onore del giocatore cui più di tutti assomiglierebbe: «Però non mi piace tantissimo, anche se Ibrahimovic lo stimo tanto ed essermi potuto allenare per qualche giorno con lui, quest´estate, è stata una bellissima esperienza. Mi ispiro un po´ a lui, anche se fisicamente siamo molto diversi. L´altro mio modello è stato Van Basten, di cui ho tutte le videocassette. Ma in camera, da bambino, tenevo il poster di Del Piero». Adesso il poster gli cammina a fianco e molto spesso lo invita: a fare gol. «Con lui è facile, basta fare il movimento giusto e la palla filtrante arriva». Ma è facile anche per Raffaele Palladino, ventitreenne da Mugnano di Napoli, perché il movimento giusto lo fa sempre e quando la palla arriva sa poi cosa farne. Gol, per lo più: quest´anno sono già otto, nonostante molti sabati passati in panchina (e qualcuno in tribuna) e il desiderio di smetterla con l´anticamera. «A gennaio, in effetti, stavo per andare via. Mi voleva l´Udinese e io ero d´accordo, avevo voglia di giocare». Poi squalificarono Nedved per cinque giornate, Trezeguet e Del Piero si infortunarono, Bojinov entrò in crisi e Palladino cominciò a farsi riconoscere, sia come attaccante (prima o seconda punta, anche se è più bravo quando spazia che non quando occupa l´area) sia come esterno di centrocampo, proprio nel ruolo di Nedved. «Deschamps mi ha convinto a restare, per fortuna. Del resto, per me stare qui è il massimo: tifo per la Juventus da sempre, cosa posso volere di più dalla vita? Alla Juve devo tutto».Se Palladino diventerà sul serio Palladinho dipenderà anche dalla società, cioè da quel Cobolli che lo ho brasilianizzato. «Mi dispiace leggere sul giornale che la Juventus sta cercando altri attaccanti, e non tutti forti come Cristiano Ronaldo che, attualmente, è il mio giocatore preferito. Cerco di restare tranquillo perché sento la fiducia di Deschamps, che è la cosa più importante. Certo, se in futuro non dovessi giocare mai cambierebbe tutto, ma non credo che succederà». In pratica Palladino è il significato stesso di quel che sarà, di cosa diventerà, la Juventus: se la società avrà il coraggio di puntare decisamente su di lui, senza oscurarlo con l´acquisto di qualche campione più affermato, il progetto che prevede la formazione e il lancio dei giovani di famiglia (con lui ci sono anche Criscito, Marchisio e altri due attaccanti come Paolucci e Volpato che stanno facendo bene in prestito ad Ascoli e Arezzo) avrà veramente un senso. Rischiare per credere. «Per adesso mi godo il momento, è uno dei migliori della mia carriera». Carriera cominciata nella squadretta del paese natìo, da dove poi lo pescò il Benevento che approfittò della miopia del Napoli, il quale scartò l´attaccante dopo un paio di provini. «Fu una grandissima delusione». In Campania, dove Moggi ha da sempre molte entrature, lo scovò la Juve, interessandosi a questo ragazzo che debuttò (e segnò) in C1 ad appena diciassette anni. In due stagioni nella Primavera ha segnato quarantuno reti, quindici le ha fatte nel suo primo campionato da professionista nella Salernitana (serie B) e due lo scorso anno a Livorno, dove però è stato condizionato dagli infortuni. Senza la retrocessione bianconera sarebbe ancora in giro per l´Italia a cercare di mantenere promesse, invece colleziona gol e soprannomi anziché poster, visto che i poster camminano accanto a lui.ZOLA LO INCORONA: "MI RICORDA VAN BASTEN". ''Nelle movenze mi ricorda Marco Van Basten''. Gianfranco Zola è uno che di bomber se ne intende. Ne ha mandati in gol tanti, ha giocato con il migliore di tutti i tempi (Maradona), il folletto sardo, ieri giocoliere sui campi oggi nello staff tecnico dell'Under 21, scommette su Raffaele Palladino, l'uomo nuovo del calcio italiano. ''Tecnicamente è fortissimo - ha detto Zola in occasione del raduno della nazionale under 21 alla Borghesiana in vista dell'amichevole di sabato prossimo a Wembley contro l'Inghilterra - E' facile prevedere per lui un futuro importantissimo. Nelle movenze mi ricorda Van Basten, ma lui è in grado anche di partire da lontano, e di adattarsi a più ruoli nella zona di attacco''.  Sulla stessa lunghezza d'onda il ct degli azzurrini, Pierluigi Casiraghi: ''Sta facendo benissimo - ha detto - è senza dubbio uno dei talenti migliori del nostro calcio. Può ancora crescere molto, ma sono certo che avrà un futuro molto importante''. Palladino, 23 anni ad aprile, napoletano di Mugnano, è salito alla ribalta tre anni fa alla Salernitana, in serie B, realizzando 15 reti in 39 partite. La scorsa stagione la Juve lo ha prestato al Livorno, dove il ragazzo, complice anche un infortunio, ha messo insieme 22 presenze e due sole reti. La consacrazione definitiva sta arrivando quest'anno con la Juve in B: con la tripletta alla Triestina, Palladino è salito a quota 8 reti (in 13 presenze), terzo marcatore bianconero dietro Del Piero (15) e Trezeguet (9).