JUVENTUS

CLAUDIO RANIERI


"A ROMA NON FIRMIAMO PER IL PARI LA JUVE GIOCA SOLO PER VINCERE"Il tecnico bianconero esterna grande fiducia in vista del match-clou di domenica all'Olimpico "I giallorossi giocano il miglior calcio d'Europa insieme a Barça ed Arsenal, ma noi vogliamo vincere, e abbiamo campioni come Del Piero che possono sempre risolvere una partita". Nocerino ha recuperato e ieri si è allenato regolarmente. Il Ds Secco parla del mercato bianconero e difende il deludente  Tiago: ««Abbiamo un progetto vincente: dateci tempo, in un solo anno non si può colmare il gap con le rivali. I campioni sono rimasti ed è stata creata l’ossatura della squadra, la prossima estate prenderemo quei fuoriclasse per il salto di qualità. Mercato di riparazione? Ne parleremo a dicembre. Il portoghese è un grande, serve pazienza".
RANIERI CREDE NELLA VITTORIA - La Stampa - «La Roma è forte e spettacolare, ma noi siamo la Juventus e non possiamo accampare scuse, dobbiamo vincere sempre: è questa la nostra mentalità. Firmare per un pari? Non lo farei mai. La Roma è più squadra di noi, gioca a memoria e produce il più bel calcio d’Europa insieme a Barcellona e Arsenal, ma dovrà anche stare attenta ai nostri campioni, che possono fare la differenza in qualsiasi momento». Claudio Ranieri sta preparando il big match tra Roma e Juventus di domenica nei minimi particolari. Il tecnico bianconero ha studiato bene la squadra di Spalletti ed è pronto a giocarsi la partita. La Roma è reduce da cinque vittorie consecutive tra Supercoppa, campionato e Champions League, senza subire reti, una squadra che al momento sembra perfetta. «È in un momento d’oro, vola a un metro da terra, ieri sera l’ho vista con la Dynamo ed è stata incredibile, con il primo gol che è nato da una giocata da flipper. Contro di noi non mi aspetto una Roma stanca perchè le vittorie mettono le ali ai piedi», dice Ranieri a Radio Radio spiegando poi come intende fermare i giallorossi. «Dovremo cercare di rallentare il gioco, hanno una grande velocità di esecuzione e negli inserimenti senza palla». La Juve è partita bene ma il lavoro è appena all’inizio. Tra le buone notizie Ranieri annovera anche il recupero di Nocerino dopo l’incidente. «Lui si è rialzato, la macchina che l’ha investito si è sfasciata...», ironizza Ranieri che si prefigge di fare il più possibile con i bianconeri: «Non ci siamo montati la testa dopo le prime due vittorie e non ci abbattiamo per il ko con l’Udinese. Cerchiamo di mantenere il giusto equilibrio, di lavorare molto per essere più squadra. Lo dicevo prima e lo dico adesso: è questo che ancora ci manca». Parole dolci anche per il capitano bianconero Alessandro Del Piero. «Io all’esterno non lo farei mai giocare, e non lo dico per criticare Donadoni -afferma Ranieri parlando della posizione in campo di Pinturicchio con la nazionale-. Del Piero è un giocatore che può far gol e mandare in gol un compagno in qualsiasi momento, deve stare nel centro dell’azione. È tornato carico dalla nazionale e lo ha dimostrato contro l’Udinese, per noi è molto importante». Ranieri non vuol sentir parlare di complotti arbitrali ai danni della Juve per i fatti di Calciopoli. «Capisco che quest’anno ci possa essere un occhio di riguardo al contrario, però questi discorsi non mi piacciono. Come allenatore non ho mai voluto guardare queste cose, ho sempre voluto rispettare il ruolo dell’arbitro. Ai miei ragazzi dico sempre di non protestare».NOCERINO TORNA AD ALLENARSI -  juventus.com -  Ottime notizie in casa Juve: Antonio Nocerino, come annunciato, si è completamente ripreso dai postumi dell’incidente di lunedì sera ed è tornato ad allenarsi. Il centrocampista ha svolto un lavoro differenziato nella prima parte della seduta, per poi unirsi ai compagni. Dopo il consueto riscaldamento con la palla, la squadra è stata impegnata in esercizi di tecnica, prima di dividersi in due gruppi, uno ai comandi di mister Ranieri, l’altro di Cristian Damiano. Il tecnico bianconero ha curato la circolazione della palla, mentre i giocatori seguiti dal suo vice si sono allenati sui cross dal fondo e sulle conclusioni in porta. Il gruppo si è quindi riunito nella parte finale della sessione di lavoro per la consueta partitella, cui non ha preso parte Nocerino. Antonio si è comunque fermato in campo anche dopo il “rompete le righe”, con Palladino e Molinaro, per qualche battuta a rete supplementare. E BRAZZO SI SCOPRE INDISPENSABILE – Tuttosport - Porte chiuse, come ai tempi cu­pi dell’antipatia vincente. Solo che attra­verso le vetrate ora è concesso di assiste­re comunque all’allenamento. E da laggiù si vede che Claudio Ranieri lavora sulla velocità; che David Trezeguet dopo aver saltato la seduta mattutina, partecipa a quella del pomeriggio senza però giocare la partitella; che Hasan Salihamidzic  appare in buona condizione di spirito e fi­sico; che Alessandro Del Piero si allena in palestra in attesa di novità sul con­tratto. A parte anche Gigi Buffon, al la­voro con il preparatore Giorgio Pellizza­ro. Si avvicina la partita con la Roma e prendono forma alcune ipotesi tattiche. Ranieri tiene la squadra a rapporto dopo la seduta atletica e prima della partitella: una Juve rapida con il pensiero e l’azione, una squadra capace di puntare ancora e sempre sul gioco. A destra però la scelta del tecnico sembra quasi obbligata: gio­cherà Brazzo. Ieri in partitella, e in quel ruolo, il bosniaco si è divertito a inventa­re affondi e piroette, poi anche un bel gol, preciso pallonetto sull’uscita di Belardi. Quindi fisicamente il giocatore è pronto. E in una partita come quella di domenica, in uno stadio come quello di Roma, l’espe­rienza internazionale e la personalità di Salihamidzic torneranno utili. Sulla stessa fascia si rivede anche Zde­nek  Grygera. Si allena ormai a pieno rit­mo, rappresenta una valida alternativa ad Alessandro Birindelli. Sicuramente una buona notizia per Ranieri che sempre da quelle parti ha perso, per squalifica, anche Jonathan Zebina ( ieri regolar­mente a Vinovo). E intanto la risonanza magnetica ha dato il via libera ad Antonio  Nocerino: da oggi torna con il gruppo. Sull’altra fascia nessun problema per Giorgio Chiellini dopo lo stop del giorno prima. In attacco la coppia predestinata è sem­pre formata da Del Piero e Trezeguet, ma intanto dall’allenamento arrivano buoni segnali da Raffaele Palladino e da Vin­cenzo  Iaquinta. Ieri molto attivo soprat­tutto il primo. Tra l’altro per Trezeguet suona un piccolissimo allarme: si allena poco perché affaticato, ma Ranieri lo ri­sparmia proprio con l’intenzione di ritro­varlo al meglio sul campo della Roma. Do­ve potrà avere un ruolo strategicamente essenziale.SECCO: “TIAGO IL NOSTRO FIORE ALL’OCCHIELLO" – Tuttosport -  ALESSIO SECCO, una parte dei tifosi della Ju­ventus ce l’ha un po’ con lei. Per colpa del merca­to...« Lo so, so. Rientra nel mio ruolo, non mi sorprendo, so­no nell’occhio del ciclone. Ma le responsabilità non mi spa­ventano. Anche l’anno scor­so è andata pressapoco allo stesso modo. Però la gente deve sapere » .Prego... « Cominciamo con il fatto che io, che noi, siamo contenti di questo inizio di stagione. Al di là della sconfitta contro l’Udinese, dove la squadra non ha espresso un gioco ac­cettabile, è stata perseguita­ta dalla sfortuna e ha perso Camoranesi, per il resto ha mantenuto le aspettative » .Eppure monta una certa perplessità...« Siamo abituati a convincer­ci. La considero una costan­te di tutte le Juventus. Il punto è che si passa troppo in fretta dai proclami scu­detto al disfattismo: dopo Cagliari eravamo straordi­nari, dopo l’Udinese una banda di scarsoni » .Cristiano Zanetti ha di­chiarato che non vede molta differenza tra voi, le milanesi e la Roma. Maga­ri esagera un po’, cosa ne dice?« Dico che la vedo come Buffon. In condizioni ottima­li, cioè senza infortunati e squalificati, gli undici titola­ri della Juventus non temo­no il confronto con nessuno. Chiaro, però, che se si allar­ga il ragionamento alla tota­lità dell’organico, allora le discrepanze emergono. Però ne eravamo e ne siamo con­sapevoli » . Una dichiarazione di im­potenza? « Guardi, il nodo sta nel no­stro progetto che è struttu­rato sul medio termine. In una stagione, cioè con un so­lo mercato a disposizione, era impossibile colmare il gap dalle altre avversarie. Ma non abbiamo operato a caso, ci siamo attenuti a di­rettive precise. Strategie, strategie... » .Per esempio? « Mi sento di sottolineare che questa società ha avuto la forza di trattenere i suoi campioni e per di più contro le previsioni di tutti. Abbia­mo speso, è vero, però era prioritario confermare chi viene ritenuto fondamentale per la creazione di un grup­po.Soldi investiti bene, te­nuto conto che c’era chi po­teva appellarsi all’articolo 17 della Fifa » . Parentesi aperta: come è andato l’incontro con il fratello di Del Piero?« Stiamo discutendo il pro­lungamento del contratto. Quello attuale scade nel 2008, quando il nostro capi­tano avrà 34 anni. Alessan­dro è rimasto, anche se ave­va possibilità di trasferirsi altrove » .Dunque, fumata bianca? « Dunque trattiamo » . Sarà una discussione che si protrarrà nel tempo? « Non lo so » . Torniamo al mercato. « Con le risorse che avevamo a disposizione abbiamo alle­stito un organico che ci pos­sa garantire un buon cam­pionato e, lottando, anche l’accesso alla Champions League. Il nostro vero scu­detto » . Tiago per il momento è un mistero. « No, è un grande giocatore. I nostri sostenitori devono avere pazienza, persino Zi­dane ha faticato ad ambien­tarsi. Tiago è tranquillo ed è cosciente di non essere al 100 per 100 sotto il profilo atletico, però sa di poter con­tare sulla fiducia dei diri­genti e dell’allenatore. E’ uno dei centrocampisti più forti d’Europa, resta il no­stro fiore all’occhiello. Lo aspettiamo con affetto » . Il paradosso è che adesso Zanetti è diventato un ti­tolare inamovibile. Nella Juventus di Capello face­va la riserva...« Zanetti sta alla Juventus come Ambrosini sta al Mi­lan. Se i rossoneri hanno re­cuperato il loro capitano, noi siamo entusiasti di affidarci a un grande mediano che in passato è stato massacrato dalla cattiva sorte » .Andrade è stata pagato 10 milioni: non c’era nessuno. In alto di meglio in giro? « Partiamo da una constata­zione: la crisi acclarata dei difensori centrali. Fissata questa premessa, Andrade ci è sembrato un giocatore affi­dabile e di ottima esperienza internazionale. Uno con 50 presenze in Nazionale. In sintesi, è stata la scelta mi­gliore nel rapporto qualità­prezzo. Per Milito ce ne han­no chiesti il doppio, venti mi­lioni, e non mi sembra che stiamo parlando di un fuori­classe, senza toccare le esa­gerazioni di Pepe, valutato 30 milioni dal Porto» .Perché avete voltato le spalle a Cannavaro? Una ripicca? « Perché lui ha imboccato una strada diversa e noi pu­re. Destini separati. E poi perché volevamo un giocato­re che fosse affidabile per più di due anni. Cannavaro ha appena festeggiato i 34 » .Sostiene Capello che Cri­scito non possa giocare centrale: troppo fragile, troppo acerbo...« Il pensiero di Capello lo ri­spetto. Però Criscito non è un nanetto, forse gli manca qualche chilo. Del resto, Del Piero a vent’anni non aveva la medesima struttura mu­scolare che ha adesso. E’ gio­vane, è italiano, è bravo nel­l’anticipo e con la palla a ter­ra: poi qualcuno si lamenta che i nostri ragazzi migliori non hanno spazio... » . A gennaio correrete ai ri­pari? « In linea teorica no. Però sti­leremo un primo bilancio stagionale a dicembre e ve­dremo. Se ci sarà neces­sità...» . Lavorate già per il prossi­mo anno? « Lo scouting è sempre atti­vo, però non con le tempisti­che del passato. Non abbia­mo bisogno di impostare la rifondazione a settembre, co­me invece è accaduto l’anno scorso » .Le strategie di cui sopra cambiano...« Una volta costruita l’ossa­tura della squadra, al pros­simo mercato cercheremo quei campioni che ci permet­tano di compiere il salto di qualità. Sarà una campagna più selettiva » .Insomma non Grygera e Salihamidzic, parametri zero, ma Lampard e Bal­lack tanto per fare dei no­mi...« Stia a sentire: Grygera e Salihamidzic ci sono costati zero euro e intanto consoli­dano il gruppo. In assoluto, i fuoriclasse sono sempre be­ne accolti » .Quale sensazione le dà Za­layeta che segna a raffica con la maglia del Napoli?« Una bella sensazione. Spe­riamo che le sue prestazioni convincano i dirigenti parte­nopei a riscattarlo. Marcelo qui era chiuso, l’ultimo nelle gerarchie d’attacco » .Non da Palladino, che sta al palo. E non è di buon umore...« Lo capisco, sarebbe curioso il contrario. Ma la stagione è lunga e lui con Ranieri ha un rapporto apertissimo. Stia sereno e si faccia trovare pronto » .A proposito dell’allenato­re: nelle prossime quattro gare gli toccano la trasfer­ta a Roma, quella a Firen­ze, il derby e la Reggina. Dovesse finire male, che dolori...« Nessun dolore, non capite­rebbe nulla. Ranieri è un grande lavoratore, si integra alla perfezione con la so­cietà, ha le spalle larghe per sopportare queste pressioni. Tra l’altro, prepara le parti­te con una applicazione che non percepivo da tempo » .La sfida dell’Olimpico pas­sa per essere una prova di maturità per la Juventus...« Ricordo che anche la squa­dra del passato, quella alle­nata da Lippi, a Roma prese quattro gol. E non era redu­ce da un campionato di serie B. Perdere ci sta, anche se noi andiamo nella Capitale per vincere. Succedesse, ci rimboccheremmo le maniche e punteremmo alla gara con la Reggina. Comunque, cre­do che pensare positivo sia importante: alla Juventus il bicchiere è sempre mezzo pieno » .Secco, il suo contratto quando scade?« Nel 2009. Ma, lo giuro, non sono agitato. La Juventus ha un progetto, un progetto vin­cente. Dateci solo tempo » .STEFANO, L'ALTRO DEL PIERO CHE GIOCO' CON LIPPI - La Stampa - C’è un quadro, nel salotto di mamma Bruna, che racconta l’infanzia di Alessandro Del Piero: ombre sui vigneti e bambini che giocano, luci incerte su una partita infinita. È il regalo di un artista locale, ritratto di una storia ascoltata cento volte: quella di un campione sbocciato dietro la casa di San Vendemiano, dove papà Gino, elettricista, aveva trascinato fili e lampadine. Combriccola giocosa sullo sfondo e due piccoli calciatori in primo piano: quello vicino ad Alex è Stefano, fratello inseparabile e modello mai tradito. Lo chiamano “l’altro” Del Piero: quello che bazzica la sede della Juventus inseguendo un nuovo contratto, manager solitario del capitano dopo l’addio ai fratelli Miyakawa. Per Alex, però, Stefano non potrà mai essere “l’altro”, perché da lui ha imparato tutto e a lui s’è affidato sempre, ben prima di affidargli il futuro attraverso un mandato. Questa non è la storia di un fuoriclasse che inventa agente un fratello sfaccendato, ma di un ragazzo che cerca il meglio per la sua immagine e non ha bisogno di varcare l’uscio. Raccontano che una sera, Alex e Stefano, si siano guardati negli occhi scossi da un dialogo del film Jerry Maguire, quello con Tom Cruise famelico procuratore, licenziato dopo una conversione etica e ripartito con un solo cliente, un giocatore nero di football. «Sei il mio ambasciatore del Quon» dice Cuba Gooding jr a Cruise, e spiega di aspettarsi «amore, rispetto, comunità, dollari». I dollari, ultimi. Alex memorizza quelle parole e capisce ancor di più chi è l’uomo giusto per l’ultimo contratto: «Chi meglio di mio fratello che conosce tutto di me?». Consapevolezza e fiducia, oltre a un briciolo di riconoscenza. Perché senza Stefano, probabilmente, la favola non sarebbe iniziata. Era lui, il campione, ai tempi del campetto rischiarato, perché quando Alex sgambettava e inciampava nel pallone troppo grande, Stefano tornava a casa con la borsa fiammante della Samp e raccontava di un allenatore che si chiamava Marcello Lippi. «Era più forte di me» è sfuggito una volta ad Alessandro, ma il giudizio era offuscato dall’affetto o dall’alone dei primi ricordi infantili, quelli in cui i più grandi appaiono infallibili: chi li ha visti entrambi riconosce a Stefano qualità interessanti, però non ha dubbi nel tracciare le gerarchie. «Un buon centrocampista - dice Lippi, rovistando a fatica tra le sue prime squadre giovanili -. Tecnica discreta, s’è perso come tanti ragazzi». In paese spiegano che a marcare la differenza sia stato il carattere: «Bravi tutti e due, però Stefano camminava mentre Alex divorava il campo». Comunque sia, “l’altro” Del Piero rimane alla Samp una stagione sola: restano foto, magliette ripiegate e il nome stampato sull’almanacco Panini, confuso in un elenco che svela sogni in frantumi, solo Gambaro e Ganz ce l’avrebbero fatta davvero. Dopo il ritorno, i racconti si confondono: c’è chi è sicuro di un passaggio all’Udinese, chi scommette su un’apparizione all’Inter, ma il finale, dopo le giovanili illusorie, è il dilettantismo. «Lo portai alla Pievigina - racconta Antonio Donadel, una vita spesa nelle categorie minori a sacrificarsi sorretto dalla passione per il calcio - ma poi non rimase, scelse altre squadre. Qualche anno dopo cercai inutilmente di portare anche Alessandro». Dicono che la storia mai nata con la Pievigina affondi radici in richieste giudicate capricciose, tipo la stanza singola nel modesto albergo del ritiro, ma Donadel, sincero o diplomatico, giura di non ricordare l’episodio. Malignità, può darsi: in fondo i Del Piero, dalle loro parti, suscitano orgoglio ma anche invidia. Comunque cambia poco, la ”carriera” si dipana a Codognè, campi di paese e minuscoli derby ogni domenica, fino all’addio e agli occhi posati addosso ad Alex, il fratellino che diventa - e non c’è mai refolo di gelosia -, specchio di quel che lui non è diventato. Il fratellino che comincia in porta, come tutti i cuccioli, e lui manda in attacco perché sa dribblare anche quelli della terza. Il fratellino che si trasferisce a Padova adolescente e conquista la Juventus giovanotto. Il fratellino che diventa “la cosa più bella che c’è” e s’arrampica sul tetto del mondo. Lui, Stefano, fa il ragioniere, ma anche il suo amministratore: ne cura gli investimenti immobiliari, lo aiuta, lo consiglia fino a diventare il manager. Ambasciatore del Quon, mai “l’altro” Del Piero.