JUVENTUS

ASSALTO ALLA CAPOLISTA


FORZA RAGAZZI, SIAMO LA JUVE!Alle 15 sfida infuocata in un Olimpico stracolmo. Ranieri elogia i rivali, ma ha grande fiducia nei suoi uomini: "Tutti i test sono uguali perché non ci sono partite facili. Anche se questa è una classica.I giallorossi con Barcellona e Arsenal giocano il miglior calcio d´Europa. Ma mi auguro abbiano punti deboli. Noi però siamo la Juve e nessuno ci deve sottovalutare". I bianconeri recuperano Almiron e persino Grygera, ma il tecnico potrebbe riproporre Nocerino sulla destra ed arretrare Brazzo in difesa. In avanti la sorpresa potrebbe essere Iaquinta.
 ROMA-JUVENTUS: TORNA LA PARTITISSIMA - Repubblica - Spalletti ha squadrato i suoi giocatori uno per uno. «Hanno quella faccetta, quegli occhi ben aperti: mi fa davvero piacere». C´è un modo di essere Roma in questo momento, ed ora che Totti & C. sono stati riabilitati in Champions League, tocca alla Juve confrontarsi con il fenomeno di inizio stagione: cinque vittorie su cinque, zero gol subiti. «Ma il ruolo di favorito è relativo, a parlare è sempre la partita» avverte Claudio Ranieri, che si prepara ad un Roma-Juve mai visto. Dopo una retrocessione bianconera e due scudetti cancellati, un´alleanza sancita nella battaglia di Lega, una vigilia soft, un mercato condotto senza Moggi a favore o contro. Con effetti immediati sull´impianto giallorosso: «Giuly e Juan sembrano nella Roma già da cinque anni» commenta Ranieri, impegnato per tutta la settimana non solo nella mimica dei movimenti difensivi catturati da Sky, ma anche nella doppia impresa di magnificare i rivali e tenere alto il morale dei suoi: «La Roma gioca con Barcellona ed Arsenal il miglior calcio d´Europa, ma di solito le squadre perfette, imbattibili, non esistono: mi auguro che di punti deboli ne abbiano. Il sistema per metterli in difficoltà è quello dell´amichevole vinta per 5-2 a Cesena, ma non è detto che possa essere rimesso in atto. Riconosciamo che loro sono più squadra, noi non ci sentiamo inferiori a nessuno: proveremo a rompere meccanismi quasi perfetti». Senza dimenticare il ritornello preferito, quello di una Juve ancora ferma in cantiere: «Siamo solo al primo anno, stiamo cercando di ridurre la differenza che ci separa dalle squadre già costruite». Ancora una volta Del Piero sarà preferito a Iaquinta, in una squadra in cui Ranieri starebbe pensando a novità difensive: sulla rampa di lancio Legrottaglie. Alla partita di Cesena citata da Ranieri ha pensato anche Spalletti. Senza dargli eccessivo peso: meglio studiare il vhs della sconfitta juventina con l´Udinese, o della vittoria a Cagliari che lo spinge solo ad esaltare, più che Trezeguet o Chiellini, la «grandezza di Giampaolo», tecnico dei sardi. Questa Juve sembra far meno paura di un blackout romanista, di un passo indietro di giocatori che stanno trovandosi a meraviglia: «Il segreto è semplice: quando hai giocatori importanti basta lasciargli esprimere le loro capacità. La qualità del gioco della Roma è figlia delle caratteristiche dei giocatori, che collaborano tutti per un unico fine». Il gol di Perrotta alla Dinamo Kiev sembra uno spot di questa filosofia minimalista. I rebus della vigilia - Mancini o Giuly a sinistra - non sembrano poter intaccare un assetto tirato a lucido. Certo la Juve ha un tale nome, ed una tale tradizione con la Roma da suscitare sempre grande rispetto: «Della Juve si temono la storia, la sua forza in generale, i grandi calciatori a disposizione. A questa Juve do più fiducia». Spalletti è schietto quando parla del ritorno di Roma-Juve: «Non se ne avvertiva molto la mancanza». Ma anche quando affronta il tema del suo bilancio negativo in campionato: due pareggi e 11 sconfitte coi bianconeri. «Mi è andata abbastanza bene, ho avuto molto culo... buttateli via due pareggi con la Juventus». La battuta introduce una richiesta ai suoi giocatori: «A questo punto mi piacerebbe poter dire che ho battuto la Juve. Stimolerò i miei per correggere questo dato». E' LA PARTITA DI RANIERI  - Il Giorno - Ma è davvero Roma-Juve? A giudicare dall’incasso, con l’Olimpico esaurito, pare proprio di sì. Settantamila testimoni di una lunga sfida, cominciata sul vecchio campo del Testaccio, guarda caso il quartiere di Ranieri. Senza la Triade, senza le scariche di tensione di tante altre vigilie, si stenta quasi a riconoscerla, questa partita che è stata il derby d’Italia degli anni Ottanta e degli ultimi anni Novanta. Meglio così, allora, Roma-Juve, in versione light, risparmiata dalle polemiche, dalle questioni capitali, almeno nella fase di avvicinamento. Meglio, nelle premesse, soprattutto per la Roma, che questa volta non è relegata nel suo storico ruolo di sfidante e di inseguitrice della Juventus, ma le è davanti, nella classifica, nel gioco, nelle ambizioni. E se non è ancora uno scontro scudetto, dipende dalla Juventus, messa fuori dallo stesso Buffon dalla corsa al titolo, non dalla Roma, capolista e sicura candidata alla vittoria finale. «Per noi è un esame di maturità», e il messaggio di Spalletti (mai vincitore con la Juve nei 13 precedenti: 11 sconfitte e 2 pari) è rivolto a tutto l’ambiente giallorosso, giocatori, società, tifosi, per un’euforia da tenere sotto controllo. «Non ci sentiamo inferiori a nessuno, loro giocano il miglior calcio d’Europa con Arsenal e Barcellona, ma non partiamo mai battuti», rilancia Ranieri, romano del Testaccio, anche se ora è la sua Juve nelle condizioni di dover sperare in un’impresa. «E poi abbiamo sempre Del Piero», si aggrappa al suo capitano, e al gruppo storico, l’allenatore bianconero. Ma è la consistenza di Andrade e Criscito, ad esempio, da misurare. Nel precampionato è stato un 5-2 per la Juventus, ma quella era solo un’amichevole, che è servita soprattutto da lezione per la Roma. Da quella sera a Cesena, la difesa giallorossa non ha più preso gol nelle cinque partite ufficiali (Supercoppa, Champions, tre di campionato). Nel confronto, per quanto si è fin qui visto, la Juventus tiene testa ai giallorossi per quanto riguarda il portiere e l’attacco (otto gol, per ora il migliore della serie A), ma in difesa, a centrocampo e soprattutto nella qualità del gioco la Roma è in chiaro vantaggio. Un modello di squadra anche per Zico, che si è ispirato a Spalletti prima di affrontare, e battere, l’Inter in Champions con il suo Fenerbahce. Sarà dura per la difesa juventina ancora alla ricerca di un rendimento affidabile, far fronte alle combinazioni in velocità e al possesso palla (oltre il sessanta per cento, nelle ultime due partite) di Totti e compagni. Ranieri ha anche problemi di formazione, soprattutto per l’assenza di Camoranesi e i dubbi fisici sul conto di Almiron, dietro dovrebbe debuttare in campionato Grygera dopo l’infortunio, e in ballottaggio per un posto vengono dati anche Salihamidzic e il desaparecido Legrottaglie. «Della Juventus temo la storia», e anche quest’ultima dichiarazione di Spalletti ha dato il senso di una vigilia rovesciata. RANIERI: "ROMA COME IL BARCELLONA, MA NON E' INVINCIBILE" - La Stampa - Smonta tutta la vigilia, Claudio Ranieri: gli insoliti pronostici («penso che nessuno sottovaluti la Juve»), la tensione prima dell’esame, l’amarcord («l’esordio all’Olimpico ormai non me lo ricordo»). «Per noi tutti i test sono uguali - ha detto ieri il tecnico - perché non c’è una partita più importante o difficile, e altre leggere. Roma-Juventus è una classica, e resta tale». Non fosse per la storia, insomma, dovrebbe filare via come un qualsiasi Juve-Reggina (che capiterà mercoledì). Non sarà così, ovviamente, e Ranieri è troppo esperto per ignorarlo: addentrarsi nel territorio di caccia dei migliori d’Italia, in questo momento, traccerà invece il primo rapporto sulla nuova truppa bianconera. Per questo, oggi pomeriggio, per una volta non conterà solo il risultato, ma pure i novanta minuti che l’avranno prodotto: diranno se questa Juve è già abbastanza corazzata, per navigare fra le più forti. Pure qui, però, Ranieri vuol evitare qualsiasi allarme: «Noi stiamo progredendo partita dopo partita, ma non mi aspetto nulla di particolare domani, mi aspetto solo una continua crescita». Assaltare da sfavoriti, magari qualche vantaggio lo darà: «Ma io non credo che nessuno ci sottovaluti - ha ribattuto l’allenatore bianconero - perché non posso pensare che un avversario sottovaluti la Juve». Anche lui, come mercoledì Cristiano Zanetti, e buona parte della truppa, ha spolverato l’orgoglio: «Noi riconosciamo che gli altri sono più squadra di noi, ma da qui a sentirci inferiori, proprio no». L’unico precedente stagionale, nel cuore d’agosto a Cesena, finì nelle tasche torinesi, con una partita che la Roma perse 5-2, dopo averla pilotata sul 2-0: «Quella fu solo una buona amichevole - ha spiegato Ranieri - punto e basta. Utile agli allenatori solo per mettere un po’ di minuti nelle gambe dei giocatori. Come partita, “non c’azzeccava nulla”, come direbbe Di Pietro. A loro mancavano pure giocatori importanti». Che oggi ci saranno: «La Roma è una grande squadra, una grossa realtà - ha aggiunto il tecnico - e insieme a Barcellona e Arsenal gioca il miglior calcio d’Europa». Giocare alla grande, non è mai stata polizza di vittoria, se può consolare chi guarderà la sfida con occhi bianconeri: «Di imbattibile non c’è nessuno». La Juve dovrà armare comunque «l’impresa», copyright Gigi Buffon. «Come si può battere? Facendole un gol in più», ha sorriso Ranieri. «È una squadra che in questo momento vive sulle ali dell’entusiasmo, sta giocando bene, è bella da vedere, ma noi proveremo a rompere quei meccanismi quasi perfetti». Non avendo sabotato quelli dell’Udinese, i dubbi sono legittimi: «La sconfitta con l’Udinese non ha cancellato i nostri entusiasmi - ha ribattuto l’allenatore - perché non credo che una vittoria o una sconfitta possano intaccare lo stato d’animo di una squadra. Dispiace, però l’abbiamo già messa nel cassetto giusto». In momenti del genere, gli avi aiutano: «L’aspetto in cui la Juve è superiore? Nella storia e in tutto quello che ha vinto. Quella però è acqua passata». Sul presente, si possono così allungare similitudini: «Spalletti ha già fatto una prima rivoluzione, poi ha cominciato a costruire e ora sta raccogliendo i frutti. Qui invece io ho appena iniziato. Anche se la Juve non ha bisogno di esempi». Però si può azzardare il paragone: «Sì, dopo lo scudetto hanno avuto bloccato il mercato, così hanno cercato di ricostruire, cambiato 3-4 tecnici, poi con l’avvento di Spalletti è cominciata la rinascita. Noi, invece, siamo al primo anno e cercheremo di accorciare i tempi». Vorrebbe iniziare da oggi, svaligiando la casa dei migliori: «Dire che la Roma è favorita non ci avvantaggia. Sono tutte cose relative. Alla fine, conta solo chi vince. E non so se la grande euforia che c’è a Roma in questo momento ci possa aiutare».IAQUINTA IN CAMPO, POSSIBILE SORPRESA - La Stampa -  Lascia ridotte possibilità di modifica all’assetto, Claudio Ranieri, per una Juve che dovrebbe scendere all’Olimpico senza rivoluzioni: «Non ho nulla per la testa - ha detto il tecnico - né sorprese, anche se non ve lo direi». La virata più vistosa, sarebbe vedersi Iaquinta dall’inizio, ma pare ipotesi remota, anche se l’ex Udinese durante la settimana ha spesso giocato con Del Piero: «Ma non significa nulla». Gli unici ballottaggi sarebbero tra Grygera, al rientro, e Birindelli; e fra Almiron, fermatosi giovedì per un muscolo, e Nocerino, reduce però dall’incidente di lunedì sera, investito da un’auto. Salihamidzic, anch’esso al rientro, dovrebbe fare il vice-Camoranesi: compito durissimo.I CONVOCATI BIANCONERI -  juventus.com - Dopo aver fatto sostenere l’allenamento di rifinitura, Claudio Ranieri ha convocato 21 bianconeri per trasferta in casa della Roma. Si gioca domenica pomeriggio (ore 15), sfida valida per la 4ª giornata d’andata di Serie A. Fuori lo squalificato Zebina e gli infortunati Camoranesi, Boumsong e Marchionni, a cui si aggiunge Belardi. Torna a disposizione Salihamidzic. Prima convocazione stagionale per Grygera. 1 Buffon2 Birindelli3 Chiellini4 Almiron6 Zanetti7 Salihamidzic9 Iaquinta10 Del Piero11 Nedved14 Andrade17 Trezeguet19 Criscito20 Palladino21 Grygera22 Vanstrattan23 Nocerino24 Olivera28 Molinaro30 Tiago31 Novembre33 Legrottaglie SPALLETTI: "TEMO LA STORIA DELLA JUVE. FIDARSI E' UN ERRORE" - La Stampa - Gli «occhietti aperti e tranquilli» dei suoi ragazzi lo fanno stare in pace con se stesso e l’ambiente. Luciano Spalletti aspetta la Juventus al di qua del muro di Trigoria, in apnea, ma senza il rumore dei tamburi di una città giallorossa in festa. Roma ha la testa nel pallone, il suo condottiero sceglie (e non è una novità) il profilo più vicino allo zero e incrocia le dita pronto a ribaltare i soli numeri che gli vanno ancora di traverso. «E’ vero, nella mia storia personale con i bianconeri non c’è ancora spazio per un successo: vorrà dire che i miei calciatori saranno stimolati anche per potermi fare un regalo», prova a sorridere il tecnico primo della classe a punteggio pieno. La storia personale è una cosa (13 le sfide Spalletti-Juventus in campionato, 11 ko e due ics), quella della stagione in corso un’altra. Il campionato mette la Roma in fuga mentre i bianconeri hanno il fiato corto dopo il passo falso di una settimana fa davanti a Di Natale e soci. «Ho fatto vedere ai ragazzi la videocassetta di Juve-Udinese. Hanno perso - continua il tecnico romanista - ma senza demeritare, anzi. Loro si portano dietro il peso della storia, un particolare che spesso spezza l’equilibrio: quando riesci a trattenere gente come Buffon, Trezeguet, Del Piero o Nedved in un momento di difficoltà vorrà pur dire qualcosa. Se giochiamo da Roma possiamo fermarli, ma in appuntamenti così affascinanti e carichi di tensione sono gli episodi a decidere il più delle volte».Dal mondo gli piovono addosso pacche sulle spalle e carichi pieni di complimenti. A Spalletti pensa Zico, tecnico felice del Fenerbahce. «Ha detto che ha battuto l’Inter in Champions perché ha studiato la Roma? Mi fa piacere, ma - sorride l’allenatore toscano - quando hai giocatori bravi e li lasci andare da soli, i risultati non possono che arrivare. Il nostro segreto nasce dalla voglia di collaborare del gruppo, dalla forza mentale e dalla serenità dei ragazzi. Ecco, così nasce la Roma, ed è per questo che non cerco consigli in giro. Un esempio: il Cagliari di Giampaolo ha fatto soffrire la Juve, ma se cercassi di far miei alcuni accorgimenti del tecnico dei sardi sbaglierei di grosso. Mi basta che la mia squadra giochi come ha fatto finora». La storia della Juventus gli complica i piani, i tacchetti di Del Piero e compagnia lo portano a isolarsi dagli umori della piazza. «Per noi - precisa Spalletti - arriva il primo esame di maturità, anche se abbiamo già superato prove non facili. I bianconeri possono contare sull’esperienza di un tecnico che ha fatto bene ovunque è stato. Ranieri può insegnare il mestiere a tutti noi, sto parlando di una persona per bene e molto preparata». L’Olimpico sarà ubriaco di gioia, i «quotisti» hanno già emesso il loro verdetto: Roma strafavorita nelle scommesse. «Il nostro pubblico è cresciuto nel tempo e per noi è una grande responsabilità dover far bene soprattutto per loro. Si gioca di pomeriggio, mi piacerebbe sentire solo il tifo a favore e non contro. Dimostriamo che sfide come questa meritano i riflettori senza alcun problema. Sono sereno perché dai ragazzi ho avuto le risposte che cercavo: posso dire che il gruppo ha imparato a gestire la pressione». Spalletti non fa proclami ne pronostici. Dalle sue parole massimo rispetto per i bianconeri. «Io vicino alla Juventus nel dopo Calciopoli? Solo chiacchiere, chi mi ha cercato davvero, mi ha preso», passa e chiude il tecnico giallorosso. Il resto è nel racconto di una vigilia tranquilla, al di qua del muro di Trigoria. «Occhio ai bianconeri, sanno cogliere come pochi gli episodi favorevoli che offre una partita equilibrata come sarà questa», ripete il primo della classe ancora di fronte alla Juve, ancora in cerca del primo urrà personale. «Se mi è mancata la sfida contro di loro? A dire la verità no, ma in B la Juve c’è stata giusto il tempo di una stagione», saluta Spalletti.NELLA ROMA MANCA SOLO PANUCCI - La Stampa - Dalla lavagna di Spalletti uscirà una Roma al gran completo con unica eccezione l’assenza di Panucci. In porta, spazio a Doni con l’ormai collaudatissima coppia di centrali Mexes-Juan. A De Rossi e Aquilani il compito in cabina di regia, con Giuly preferito a Mancini sulla corsia di sinistra. Totti guiderà l’attacco, Perrotta avrà il testimone in mano per offendere là davanti. Unico forfait, Panucci che dopo il ritorno in Nazionale, è uscito di scena: un problema fisico ne impedisce l’impiego. L’Olimpico sarà praticamente esaurito in una sfida da rischio-3 per l’Osservatorio. Tradotto: per il Viminale si sarebbe potuto giocare anche di notte, ma la Lega Calcio ha deciso diversamente.CALCI, LITIGI E RIGHELLI PER DUE RIVALI SENZA PACE - La Stampa - Quando Giampiero Boniperti scambiava con Dino Viola battute e righelli, postille alle infinite polemiche e moviole di quegli anni, non immaginava che dopo un quarto di secolo i rapporti di forza tra la Juve e la Roma si sarebbero capovolti e che la squadra di cui è ancora il presidente onorario arrivasse all’Olimpico «da neopromossa», come ha detto qualcuno. La novità è questa. Detta e stradetta comunque sorprendente. La Roma quest’anno lotta per lo scudetto, la Juve per un posto in Champions League. Siamo al ribaltamento dei ruoli tra due club che dal 1929, quando fu istituita la serie A con il girone unico, hanno rispettato una stabile gerarchia: soltanto dieci volte la Roma si è piazzata in classifica prima della Juve, 65 i casi contrari e fino agli Anni Ottanta la rivalità era stemperata dagli obiettivi diversi, gli juventini che vedevano nel Milan, nell’Inter e nel Toro gli avversari con cui confrontarsi ad ogni stagione, i romanisti ancora chiusi dentro un orizzonte più ristretto, tra la Lazio e il Napoli.Poi venne Viola e spostò l’orizzonte, iniziò la collisione. Il gol che Bergamo annullò a Ramon Turone il 10 maggio 1981 per un fuorigioco che poi si vide che non c’era fu il punto di non ritorno come, l’anno dopo, il contestato pareggio della Fiorentina a Cagliari, con lo scudetto ai bianconeri, originò l’odio dei viola per la Juve e lo slogan «Meglio secondi che ladri». La Roma, con quella rete, avrebbe scavalcato la Juve in testa a tre giornate dalla fine. Si disse che era stata una questione di centimetri. Da lì l’ironia bonipertiana quando due anni dopo la Juve vinse a Roma con un gol di Brio (subito azzannato da un cane poliziotto) e ancora si discusse di fuorigioco. Boniperti spedì a Viola un righello. Erano anni roventi. Chi parla di violenza negli stadi come di un fenomeno del Terzo Millennio dovrebbe riguardare quelle cronache. Aggressioni, accoltellamenti, cariche della polizia. Viola si prese un calcio in un parapiglia mentre guadagnava la tribuna d’onore di quello che si chiamava il «Comunale»: 10 novembre 1985, non l’altro ieri. Gli juventini andavano all’Olimpico blindati e, nei giornali , i caporedattori prevedevano almeno uno spazio dedicato agli incidenti, quasi ci si preparasse a una guerra. Quella frattura non si è più ricomposta. Nel 1983 Roma scese in piazza a festeggiare il gol di Magath e l’Amburgo che tolsero la Coppa dei Campioni al Trap; a Torino, mani ignote intitolarono al Liverpool via Roma quando i giallorossi persero ai rigori contro gli inglesi la finale dell’anno successivo. La rivalità è riesplosa negli ultimi anni. I tottisti e i delpieristi, le due bandiere di Capello feroce censore del potere juventino finchè nell’estate del 2004 non si mise d’accordo con chi esprimeva quel potere e Roma parlò di tradimento. «Andatevene tutti alla Juve», recitava uno striscione. Zebina e Emerson raccolsero l’invito. Tre anni fa la Roma pareva un club affogato nei debiti, la Juve non fiutava l’arrivo di Calciopoli. Giraudo contrapponeva alle accuse romaniste sul doping farmaceutico l’idea del doping amministrativo cui ricorreva il club di Sensi: storie di bilanci e bilancini. Totti che mima il «quattro, zitti e a casa» ai bianconeri piallati l’8 febbraio del 2004, Ibrahimovic che urla «Mamma mia» dopo il gol strepitoso nel Roma-Juve di un anno dopo, quattro reti juventine in quello che nessuno immaginava sarebbe stato l’ultimo incontro in campionato. Poi il litigio tra Nedved e Mexes nell’amichevole estiva di Cesena, 5-2 per la Juve. Senza pace e con troppi sassolini che anche oggi ne faranno una partita speciale.