JUVENTUS

ROMA-JUVENTUS 2-2


SIGNORA TUTTA ANIMA E CORE: IAQUINTA ZITTISCE L'OLIMPICO!! I Bianconeri sfoderano la grinta e l'umiltà dei tempi d'oro e riescono nell'impresa di fermare i giallorossi. Gli uomini di Ranieri passano in vantaggio con Trezegol, che firma la sua  centesima rete in Serie A. Totti ribalta il risultato tra il 31° e il 37° minuto, sfruttando i soliti svarioni della difesa torinese (e l'errore dell'arbitro che gli convalida un gol in netto fuorigioco). E quando il Pupone e Spalletti cominciavano a pregustare la vittoria, ecco all'87° il gran gol di testa della punta calabrese, che ammutolisce i 60mila tifosi romanisti. Strepitoso Buffon, Del Piero fallisce un rigore. Dramma Andrade: rottura dei legamenti e stagione pressochè finita.
JUVE, DISPETTO A TOTTI - La Stampa - Si può partire da qui. Dalla Juve che alla prima partita nobile non si squaglia e lotta sbagliando persino un rigore con Del Piero, e dalla Roma talvolta molto bella, ma narcisa e sprecona, il simbolo di come si possa morire di troppo ottimismo. Ranieri e Spalletti hanno avuto le risposte e Ranieri ha lavorato molto per realizzare la propria, perchè il 2-2 dell’Olimpico si è concretizzato con il gol di Iaquinta al 43’ su una rimessa laterale, però nasce con il messaggio che il tecnico ha lanciato mandando in campo tre punte. Messo con le spalle al muro, con la Juve sfavorita e con l’assenza di Camoranesi cui non era facile ovviare, Ranieri non ha alzato le braccia e ha pensato: «Me la gioco con il meglio che ho e dimostro che la Juve non ragiona da provinciale». Non ha badato agli squilibri tattici. A difendersi avrebbe preso comunque sberle dai giallorossi, con questa difesa acerba che vibra a ogni spiffero, allora meglio guardare la Roma negli occhi. Del Piero appena dietro le punte, Trezeguet in area, Iaquinta a girargli intorno, Nedved sacrificato in mezzo al campo. Squadra offensiva. Diventa facile parlarne bene dopo un pari festeggiato dai bianconeri come una piccola impresa, ma se anche avesse vinto la Roma la mossa di Ranieri avrebbe meritato rispetto. Per strada si sono aggiunti altri padri. Buffon e Iaquinta, soprattutto: uno ha parato l’impossibile, l’altro ha incarnato ciò che si dice «one man show», la performance di chi sta solo sulla scena e interpreta cento ruoli: Iaquinta ha creato assist, ha preso a spallate la difesa, ha pressato fino all’ultimo ed è andato a segnare. Se gli avessero dato anche la scopa per spazzare lo spogliatoio e la cloche dell’aereo per tornare a casa, la sua domenica sarebbe stata completa. C’era voglia di un Roma-Juve che si riannodasse al passato, dopo un anno sabbatico. Stadio pieno, emozioni forti: bel ritorno e con una terna arbitrale che, tranne poche sbavature, ha riacceso la speranza di gente brava col fischietto in bocca. La Roma sentiva di essere più forte. Questione di rodaggio, oltre che di uomini. Nei momenti buoni si è vista la differenza: i giallorossi hanno un gioco fluido di passaggi rapidi e limpidi traversoni che rovesciano il campo. Là davanti, Totti è la calamita che attira i palloni e li trasforma in assist per gli altri e per sè. Meccanismi magnifici se tutti li eseguono bene. Ieri Spalletti aveva gente giù di corda, a cominciare dai centrali difensivi, e poi Taddei e Mancini flosci, e Perrotta che ha un problema personale con il gol manco fosse Gilardino. Insomma la Roma non era la cosa perfetta annunciata da Totti, la freddezza juventina l’ha sorpresa. La Juve attaccava senza sbilanciarsi, tranne al 10’ quando Cassetti si infilava in un varco e Buffon compiva il primo prodigio. Erano però i bianconeri a segnare. Da Del Piero a Iaquinta, cross tagliato per la testa di Trezeguet, abbandonato da Mexes. Azione bella, essenziale, pulita. Certo, la Juve ballava in copertura perchè i tre attaccanti rientravano poco e Nedved non contrastava mai. La Roma aumentava la pressione e davanti a Buffon si agitavano le maschere. Quella di Criscito è da ragazzino, Totti ne approfittava al 30’ per appoggiarsi, ruotare come su un un cardine per trovarsi davanti a Buffon e batterlo. Ma anche sul raddoppio, al 36’, Criscito è un uovo della frittata: comincia Del Piero, che si fa rubare palla da Aquilani (leggera scorrettezza), ma Criscito è anticipato dallo stesso Aquilani sul cross di Mancini e quando Buffon ribatte la conclusione da due passi, Totti è più lesto di Andrade. Normale che il portierone smoccoli. Nella ripresa Ranieri mette fuori Criscito, come a Cagliari. Dopo 4’ potrebbe pareggiare Del Piero però calcia alto il rigore concesso per il tocco di Cicinho al piede di Nedved. Alex si dispera, la Juve potrebbe disarmare, la salvano gli errori di Perrotta sotto porta e un doppio miracolo di Buffon su punizione di Totti e ribattuta di Mancini. C’è voglia di lottare. Cicinho avanza troppo su una rimessa laterale, così l’arbitro l’assegna alla Juve e nasce il pareggio. Le braccia di Chiellini sono una catapulta, la testa di Iaquinta azzecca il pallonetto letale: un gol raro, ne fece uno così Aldo Serena nell’Inter contro l’Ascoli, quasi 30 anni fa. Ieri sera la Roma si è sentita un po’ stupida. La Juve un po’ tosta.DRAMMA ANDRADE: ROTTURA DEI LEGAMENTI E STAGIONE FINITA  - La Stampa - Disarmando il piede di Perrotta, pronto allo sparo a pochi metri da Buffon, s’accartoccia la stagione di Jorge Andrade: rottura del tendine rotuleo del ginocchio sinistro, è il guasto più probabile per il difensore portoghese, un guaio che ti porta via mesi. Il timbro sulla diagnosi, come sempre, arriverà solo con gli esami clinici di domani, ma l’esperienza del dottor Riccardo Agricola, responsabile dello staff medico bianconero, suona già come pronostico affidabile. La sosta in infermeria non s’annuncia rapida: «In caso di rottura - ha spiegato Agricola - sarebbe necessario un intervento e, visto che il giocatore per questo tipo di infortunio è recidivo, i tempi di recupero potrebbero allungarsi». Andrade s’era rotto due anni fa, con il Deportivo La Coruña, saltando pure il mondiale di Germania: ma poi aveva ripreso, giocando praticamente tutta l’ultima stagione spagnola. Insomma, quando la Juve se l’è impacchettato, «era abile e arruolato». S’è intuito subito, al 7’ della ripresa, che poteva essere qualcosa di grave: l’arbitro Morganti ha sbracciato verso la panchina ed è bastata un’occhiata dei medici juventini per la richiesta di cambio a Ranieri. Brutta mazzata per il tecnico, che già stava lavorando per assestare la retroguardia: i guai restano (sei gol presi in quattro partite), ma dovranno essere risolti con un uomo in meno. L’assicurazione, quella normale per tutti i giocatori, consolerà un po’ le casse, ma non eviterà nuove spedizioni sul mercato che, da oggi, il ds Alessio Secco sonderà. Dietro, infatti, la palizzata rimane ondeggiante, come ha pure confermato Gigi Buffon, sempre impallinato in queste prime uscite.  «Non siamo ancora la squadra che dovremmo essere - ha chiarito il portiere bianconero - e davanti a me ci sono sicuramente cose da rivedere». E meno male che sull’ultima trincea ci sono i suoi guantoni, altrimenti il conto a bilancio sarebbe pure peggiore. «Ma se mi hanno tenuto - ha sorriso Buffon - è anche per fare miracoli. Parare è il mio mestiere». Per questo, pur fra la soddisfazione per il pareggio finale e una partita robusta, il numero uno ha ricordato a tutti che ci sono ancora parecchie cose da aggiustare: «La Roma c’è, per la Juve ci vorrà ancora un po’». Inevitabile, pure per ragioni anagrafiche, visto che i vent’anni di Domenico Criscito mai avevano camminato su prati di serie A. Ranieri, comprensibilmente, l’ha difeso: «Si dice sempre che bisogna far giocare i giovani - ha detto il tecnico - e poi appena fanno un errore, partono le critiche. Oggi è stato un po’ ingenuo, e Totti scaltro, ma sappiamo che è al primo anno di serie A: sta facendo bene, si allena e maturerà. Poi, è chiaro che si pretende sempre il massimo, se sei alla Juve». Non è allarme rosso, però: «Non mi dispero, e sono certo che lavorando troveremo la quadratura della difesa». Da oggi, assieme al vice Christian Damiano, dovrà pianificarne una quasi nuova («c’è anche Legrottaglie»), anche se in mezzo potrebbero essere dirottati Grygera o Chiellini. Assetto d’emergenza, insomma.IL TABELLINO DELLA PARTITA - ROMA-JUVENTUS 2-2 (2-1)RETI: 17’ pt Trezeguet, 30’ pt e 36’ pt Totti, 43’ st Iaquinta ROMA: Doni; Cassetti (28’ pr Cicinho), Juan, Mexes, Tonetto; De Rossi, Aquilani; Taddei (39’ st Brighi), Perrotta, Mancini (17’ st Giuly); Totti. A disposizione: Curci, Ferrari, Pizarro, Vucinic. All. Spalletti. JUVENTUS: Buffon; Grygera, Andrade (9’ st Birindelli), Criscito (1’ st Legrottaglie), Chiellini; Nocerino, Zanetti, Nedved; Iaquinta, Trezeguet, Del Piero (29’ st Palladino). A disposizione: Vanstrattan, Molinaro, Salihamidzic, Tiago. All. Ranieri. ARBITRO: Morganti di Ascoli Piceno. AMMONITI: 18’ pt Mancini, 18’ pt Iaquinta, 23’ pt Criscito, 3’ st Cicinho, 35’ st Chiellini  NOTE: 4’ st Del Piero ha sbagliato un rigore. RANIERI ENTUSIASTA: "SIAMO DA SCUDETTO" - La Repubblica  - Alla fine s´è capito che ieri la Juve sfidava il mondo, mica la Roma. E cercava se stessa, mica la vittoria. Lo si è capito nelle lacrime con cui Iaquinta ha bagnato il gol del 2-2: «Erano lacrime di rabbia, perché dopo la sconfitta con l´Udinese ci dicevano che non eravamo buoni neanche per la Champions League. Invece eccoci qua: la Juve è questa, e non molla mai, ha uno spirito forte come il mio». Così capita che una scelta tattica, le due punte più Del Piero, diventi una specie di scelta morale, per come la racconta Ranieri: «Ci mancava Camoranesi, potevo schierare una formazione prudente. Invece ho voluto mandare un segnale ai giocatori: la Roma è fortissima, era impossibile venire qui e passarla liscia, ma almeno si doveva giocare con coraggio. Volevo far capire alla squadra che noi ci crediamo, che abbiamo fiducia. Non potevamo avere paura e così è andata: ringrazio i ragazzi per i sacrifici che hanno fatto, perché non era facile supportare le tre punte». E se questo era un test, dopo aver barrato tutte le risposte la Juve si è dichiarata idonea allo scudetto: «Noi ci crediamo, noi lo vogliamo. Del resto, uno che allena o che gioca qui non può permettersi di non pensare di vincere il campionato. Però ricordiamoci che ci sono squadre già pronte, che giocano insieme da anni. Ma non ci tiriamo indietro».Lo fa, invece, Buffon, «ma solo perché in serie B ho imparato che è meglio pensare negativo, per cui dico che c´è ancora da lavorare e che non siamo ancora la squadra che dovremmo essere». In difesa, soprattutto: «Qualcosa non va, è chiaro. I miracoli? Mi hanno tenuto per questo». La sintesi del presidente Cobolli Gigli è perfetta: «Il significato di questo pareggio è più importante del punto in classifica, perché dimostra chi siamo». E la Juve è, secondo Trezeguet, «una squadra che a livello di carattere è già all´altezza delle prime, anche se con l´Udinese eravamo mancati proprio sotto questo aspetto. Di quanto sia forte la Roma si sapeva, noi dobbiamo ancora lavorare. Ma io allo scudetto continuo a crederci. Questo pareggio avrà un senso solo se mercoledì torneremo a vincere. Il tridente? E´ un progetto su cui lavorare, con Iaquinta mi trovo molto bene». Il dramma del giorno si chiama invece Andrade, che s´è rotto il tendine rotuleo del ginocchio sinistro, lo stesso che s´era spezzato già due anni fa in Spagna: la diagnosi è di sei mesi, ma la recidività potrebbe allungare la prognosi. Tra l´altro, in questo periodo Zebina è squalificato (deve ancora scontare due giornate) e Boumsong stirato: «Magari, nell´emergenza troviamo la quadratura», ha sospirato Ranieri, che per i disastri della difesa passa le notti in bianco.LACRIME E GOL: IAQUINTA EROE PER CASO - La Stampa - Quando segna piange, ai Mondiali contro il Ghana e contro la Roma, è uguale e non importa neanche se è la Roma dell’11 agosto, in un’amichevole afosa dentro lo stadio di Cesena, o quella in testa al campionato riacciuffata all’Olimpico. Lui piange, con le manone sulla faccia e si asciuga gli occhi dividendo la frangia ingellata. Un gol di nuca, quasi un gol per caso, un gol all’Inzaghi, come quello segnato di fondo schiena alla prima di campionato con il Livorno. E invece no, «perché io lo so che Chiellini fa rimesse lunghe e quella palla la volevo spizzicare, era un’occasione ed ero lì apposta, non era neppure facile perché stavo spalle alla porta». E da lì ha infilato la rete del pareggio nella prima partita da titolare. Convocato da Ranieri insieme a Del Piero e Trezeguet alle 11,30, hotel degli Aranci, Roma chic da quartiere Parioli e dentro una stanza, la Juve a tre punte. Un inedito, non era mai successo prima e non si sa cosa succederà adesso, ma due delle punte in questione apprezzano. Vincenzo Iaquinta, cresciuto a panchine e temprato all’attesa e David Trezeguet che regala complimenti e sorrisoni al compagno di reparto: «Uno come lui aiuta, apre le difese, va su ogni pallone senza smettere mai e averlo contro per 90’ è pesante». Il triangolo non si chiude, Del Piero non parla e gli altri non parlano di lui, evitano, soprattutto Iaquinta che ha trovato uno spazio e non lo vuole mollare: «Che vi devo dire, Alex non l’ho neanche ancora visto dopo la partita e a me piace giocare in quella posizione, accanto a David mi trovo benissimo e il tridente con il capitano è una soluzione, quella di oggi era una prova. Vedremo». La prova aveva ordini precisi: stare stretti e evitare aggressioni dalla fascia centrale, arginare Totti, Aquilani e De Rossi, tornare a centrocampo dopo ogni avventura in attacco. Dieci minuti del Ranieri pensiero mentre la Roma bene si sveglia e poi il pranzo, il pullman, l’attesa, lo stadio e l’ingresso in campo mentre ancora cantano «Grazie Roma» e la Juve in vantaggio e lui che corre in cerchio e la Juve sotto e lui che non molla mai, come dice Trezeguet. E la Juve agli sgoccioli e lui che la salva. Lo stesso che in estate era «frastornato per i cambiamenti» e che ha capito dove era arrivato solo quando i figli gli hanno chiesto le maglie di Buffon e Del Piero. È atterrato sul pianeta Juve nell’anno della ricostruzione, situazione ideale per uno che ha deciso cosa fare da grande quando il padre lo ha costretto a usare la calce. Muratore per due giorni, pentito, calciatore per una carriera passata dall’interregionale alla Coppa del Mondo. Ha segnato alla prima partita in D (Lupanense), alla prima in B (Padova), alla prima in A (Udinese), alla prima in Nazionale ai Mondiali (Ghana) e alla prima con la Juve (doppietta a Livorno quando è entrato al 60°). Una linea retta che finisce sempre con le lacrime perché ci crede e festeggia anche la prima rete d’estate aggrappato alle cancellate, con la faccia stravolta e le guance rigate. Alessio Secco, che lo ha comprato, non si stupisce: «È uno vero, ha una forza pazzesca, ed è italiano, lo sa cosa vuol dire giocare in questo campionato». È uno che ha sempre dovuto contare sulla resistenza e quando vince deve sfogare i nervi. Con l’Udinese è finito fuori squadra per problemi di contratto e ha retto, ha visto passare il Barcellona senza poterlo fermare e non si è abbattuto, è arrivato in bianconero e lo hanno fatto accomodare e lui è stato buono, a rigirarsi la doppia fede e l’anello brillantato, incasellati sull’anulare sinistro. In attesa, mentre negli spogliatoio va in onda fisso lo psicodramma Del Piero: dove lo si mette, quanto lo si fa giocare, in che posizione e che gli si dice se lo si lascia fuori. Nome ingombrante, passato da onorare e generosità conclamata, ma Trezeguet ha espresso la sua preferenza e l’ha accesa da un bel po’. Iaquinta ieri stava bene in campo anche quando la Juve sembrava stesse per farsi travolgere. È rimasta in bilico, poi è sembrata spegnersi e in quei minuti a rincorrere, Iaquinta ha tenuto posizione e ritmo, un cagnaccio che gira anche fuori schema. Allenato al tridente dalla convivenza con Di Michele e Di Natale e alla pazienza da Spalletti «che mi ha fatto venire fuori tutto quello che ho». Lo ha abbracciato a fine partita, si è lasciato stritolare da una morsa affettuosa a metà tra la soddisfazione e l’amarezza, «ma sono sicuro che in quel momento pensava solo alle cose che mi ha insegnato». Ha lanciato la maglia ai tifosi «perché ho bisogno di loro» e perché dopo un’adolescenza passata al bar Mundial di Reggiolo e un’estate ai Mondiali in Germania, ancora non sa dove è finito e quale è il suo posto. Sa solo che i gol vanno celebrati, sentiti, lasciati uscire, pianti e che non importa a chi segni e neanche quando, conta per quanto tempo riuscirai a ricordarlo. Gli altri elencano le reti, lui le lacrime. Restano di più. POLEMICA SPALLETTI-RANIERI PER IL GOL IN FUORIGIOCO DI TOTTI - La Stampa - Totti ha poca voglia di parlare. «Lasciamo stare...», dice mentre lascia l’Olimpico. Spalletti è deluso, ma incoraggia i suoi. «Meritavamo di vincere, abbiamo sprecato tante occasioni. Siamo stati bravi, sono contento». Opinioni diverse da Ranieri, invece, sugli episodi discutibili. Il tecnico della Juve - tirato dentro la polemica - ha voluto precisare che secondo lui Totti ha segnato il primo gol in fuorigioco e contemporaneamente ha commesso fallo su Criscito. «Se Ranieri ha detto così, non mi fa piacere. Lui è un uomo di calcio. È sbagliato portare sempre il discorso sui fatti arbitrali. Noi dobbiamo avere la forza mentale per estraniarci e guardare avanti», la replica del tecnico giallorosso. E il calcio di rigore su Nedved? «C’era. Però Pavel si trascina la gamba. È stato un impatto normale. Ci dobbiamo fare più attenzione». Deciso, sul fallo laterale invertito. «Cicinho lo stava battendo dalla posizione sbagliata, Chiellini da quella giusta».COBOLLI: "TRIDENTE SOLUZIONE CORAGGIOSA" - AGM-DS - Giovanni Cobolli Gigli e` felice: `Il tridente e` stata una soluzione coraggiosa`. E` raggiante il presidente della Juventus subito dopo il pareggio per 2-2 ottenuto sul campo della capolista Roma. Cobolli Gigli a fine gara si e` confidato ai microfoni di `Sky`: `Ho trovato quella del tridente una soluzione coraggiosa, soluzione coraggiosa perche` usata in casa di una delle formazioni migliori a livello europeo, perche` la Roma in questo momento sta facendo davvero uno splendido calcio. Due componenti del tridente hanno fatto i nostri due goal, Del Piero ha sbagliato il rigore, ma ne ha fatti talmente tanti e tanti ne fara` ancora che va bene lo stesso. Del Piero e` un ragazzo che ha dato moltissimo alla Juve, sta dando e dara` ancora, tutto compatibilmente all’eta` che ha ed al fatto che e` un grande campione`.I COMMENTI A JUVENTUS CHANNEL  -  C’è soddisfazione da parte di tutto l’ambiente bianconero dopo il pareggio ottenuto a Roma. Ecco alcuni commenti raccolti da Juventus Channel negli spogliatoi dell’Olimpico. Parola a Blanc, Legrottaglie, Buffon, Nocerino e Zanetti.Jean Claude Blanc: “Ho visto lo spirito giusto, oggi abbiamo affrontato una delle formazioni più forti d’Europa. La squadra ha espresso anche un gioco di qualità e ha ottenuto un pareggio che vale quanto una vittoria”. Nicola Legrottaglie: “Bisogna fare i complimenti a tutti per la prestazione. La Roma non è ci stata superiorei. Negli ultimi 15 minuti siamo venuti fuori e loro sono calati. Potevamo anche vincere.Non è giusto continuare sempre a criticare la difesa, si rischia di mettere in difficoltà questi ragazzi giovani. Siamo nuovi, non abbiamo quasi mai giocato insieme. Ricordo che anche la Roma prima di diventare così forte ha dovuto prendere le misure, basta vedere Mexes che quando è arrivato era criticatissimo e oggi è uno dei migliori. L'infortunio di Andrade? Sono molto dispiaciuto per quanto accaduto a Jorge, gli sono vicino come amico e compagno di squadra. E’ un ragazzo eccezionale e ora avrà bisogno dell'aiuto di tutti”. Gianluigi Buffon: “Abbiamo fatto bene nel primo tempo, in cui avremmo meritato almeno di pareggiare. Nella ripresa siamo stati bravi e fortunati a non far prendere il largo alla Roma. Abbiamo affrontato un’avversaria che ha qualità nei singoli e organizzazione di gioco con i suoi movimenti oliati. Noi siamo ancora un cantiere che cerca di trovare i punti di riferimento”. Antonio Nocerino: “E’ stata una bellissima partita, abbiamo giocato alla pari con una grande squadra. Ci davano già sconfitti, invece con il sacrificio di tutti abbiamo portato a casa questo pareggio che ci fa contenti. Ora dobbiamo continuare con i piedi per terra perché siamo sulla buona strada”. Cristiano Zanetti: “E’ un pareggio meritato che conferma che siamo in crescita. Soprattutto a livello fisico, ci stiamo abituando al nuovo lavoro di preparazione. Tra un paio di settimane credo che vedremo la vera Juve. Il nuovo schieramento? Mancando Camoranesi e Marchionni, il mister ha scelto Iaquinta ed è andata bene, noi centrocampisti non abbiamo avuto problemi”.TREZEGUET FESTEGGIA I 100 GOL: "ORGOGLIOSO DI QUESTO TRAGUARDO" - L’anno passato in B, tra le altre cose, aveva bloccato un primato importante per David Trezeguet. Fermo a quota 95 gol nella massima serie, il francese ha dovuto aspettare ma alla fine ha tagliato il suo traguardo. Cinque gol nelle prime quattro partite di campionato e il gioco è fatto. L’ultima perla a Roma, per sbloccare la difficile sfida contro i giallorossi: un perfetto colpo di testa su imbeccata di Iaquinta. “Sono orgoglioso perché ho raggiunto qualcosa di importante e sono entrato ancora di più nella storia di questa società. Sono contento soprattutto per la prestazione della squadra, abbiamo offerto una prova di carattere, ci abbiamo creduto fino alla fine e siamo riusciti a pareggiare. Il tridente? Mi sono trovato bene, il mister ha rischiato perché non è da tutti venire qui a giocare con tre attaccanti, spero che potremo utilizzare ancora questo schema”.  LE PAGELLE BIANCONERE - La Stampa - Buffon 7,5 SANTO. L’icona dei miracoli e con quella difesa deve farne spesso: il massimo è la respinta ravvicinata su Mancini.Grygera 6,5 INTERESSANTE. Fuori posizione su Mancini nell’azione del 2-1. Interrompe trame che metterebbero i romanisti in porta.Andrade 5,5 INCERTO. Lento nei riflessi, come sul raddoppio di Totti. Ora però ha bisogno di auguri (dall’8’ st Birindelli 5,5: disabituato ai cross).Criscito 5  INGENUO. Beffato da Totti e anticipato da Aquilani: errori di inesperienza, o almeno alla Juve sperano che sia così. Giusto farlo crescere ma è un po’ leggero. Perché non invertirne i compiti con Chiellini? (dal 1’ st Legrottaglie 6,5: dà sicurezza).Chiellini 6,5 FROMBOLIERE. Inizio affannoso su Taddei e Cassetti, poi si riprende. La rimessa con le mani sul gol di Iaquinta è una catapulta.Nocerino 6,5 SPIAZZATO. Capiamo la sua sofferenza nel primo tempo, vedendolo rifiorire nella ripresa quando sta più al centro.Zanetti 6,5 INDISPENSABILE. Non se ne può fare a meno: grande il confronto con De Rossi ma anche utile in copertura su Perrotta.Nedved 5 SFASATO. Non è al posto suo e si vede dai buchi che lascia. È uomo da corsa, come nell’azione del rigore, e non da tackle.Del Piero 5 IMPRECISO. Tanto impegno ma gli errori pesano: dalla palla che gli ruba Aquilani sul 2-1 al rigore, soprattutto (dal 29’ st Palladino 6).Iaquinta 8 MULTIUSO. Fa di tutto, meglio del Pastamatic.Trezeguet 6 PRECISO. Una palla buona e un gol, percentuale mostruosa. Ma la domanda è: e se provasse a muoversi di più per riceverne due?LA CLASSIFICA DI SERIE A -  Roma 10 punti, Inter, Fiorentina e Atalanta 8, Napoli, Juventus, Palermo e Udinese 7, Milan 6, Torino, Cagliari e Sampdoria 4, Lazio e Parma 3, Catania, Genoa, Reggina, Siena, Empoli e Livorno 2. Sampdoria e Genoa una partita in menoCLASSIFICA MARCATORI: TREZEGOL RE DEI BOMBER - Trezeguet firma il suo centesimo gol in campionato e guida la classifica dei cannonieri a quota 5 reti: 5 RETI: Trezeguet (Juventus) 4 RETI: Ibrahimovic (Inter, 1 r), Totti (Roma) 3 RETI: Zampagna (Atalanta, 1 r), Foggia (Cagliari, 3 r), Mutu (Fiorentina), Iaquinta (Juventus, 1 r), Kaka` (Milan, 2 r), Zalayeta (Napoli), Di Natale (Udinese)LUNEDI' POMERIGGIO SUBITO IN CAMPO - Squadra subito al lavoro già nel pomeriggio di lunedì. Il calendario non permette soste e mercoledì sera, all'Olimpico, è atteso l’arrivo della Reggina per il turno infrasettimanale. Squadra attesa a Vinovo per le 17.30.