JUVENTUS

STASERA IL DERBY DELLA MOLE!


RANIERI IN ASSETTO DA GUERRA : "SARA' JUVE DA COMBATTIMENTO"Ranieri pronto a varare una formazione tosta e coraggiosa per l'attesa stracittadina: "Assetto da combattimento e grinta da squadra di provincia. La partita non è mai come tutte le altre, esula dalla classifica e dalla stato di forma dei contendenti. Dovremo far valere la nostra grande forza morale e lo spirito di sacrificio che ci contraddistingue. Occhio a Recoba, può inventare qualsiasi cosa. Nedved giù di corda? Macchè, corre come diciannovenne". Senza Iaquinta, il tecnico pensa  a Palladino con Del Piero e Trezegol, con Pavel a centrocampo . Non escluso l'impiego di Tiago: "Ha le stesse possibilità degli altri". Olimpico supersorvegliato, si temono scontri al Delle Alpi.
 RANIERI: "JUVE IN ASSETTO DA COMBATTIMENTO" - Repubblica - Claudio Ranieri, il derby è?«Una partita speciale, non è mai come tutte le altre. Esula dalla classifica e dalla stato di forma delle due squadre, c´è un libro a parte che lo racconta. La tifoseria te lo fa vivere con giorni e giorni d´anticipo, ed essendo un avvenimento così bello deve diventare uno spot per il calcio, per i giovani, affinché si scateni la rivalità cittadina, ma con estremo fair play. Sarà una partita giocata, lottata. E non può essere una partita qualsiasi».Un tempo la grinta era la caratteristica del Toro: è vero che ora distingue anche voi?«Siamo una squadra che nelle difficoltà sa ritrovarsi, e stasera di difficoltà ne incontreremo tante. È dai tempi di Lippi, in ogni caso, che la Juventus ha certe peculiarità: in partenza non era la più forte ma lo diventava cammin facendo, lottando come una provinciale. Adesso a me piace che venga di nuovo evidenziata questa nostra forza morale, questo spirito di sacrificio che ci contraddistingue».Ma lei l´ha finalmente capito qual è il vero valore della Juventus?«La riposta precisa potrò darla solamente a fine campionato. Abbiamo dimostrato che nella difficoltà sappiamo reagire e questa è una dote importante da portare nel bagaglio di viaggio».Chi toglierebbe al Toro?«Recoba, perché può inventare qualsiasi cosa in qualsiasi momento».Quanto peserà l´assenza di Iaquinta?«Vincenzo stava facendo bene, ma ci sono giocatori che hanno risposto presente ogni volta che li ho chiamati. Chiunque giocherà, sarà all´altezza della situazione».Nedved è giù di corda: condivide?«Non ho metri di paragone con il passato, ma per quel che vedo corre come se avesse diciannove anni».Ha preparato qualche discorsetto particolare per la squadra?«Cosa c´è più di un derby per dare motivazioni? Questa partita è una roulette russa: buttiamoci, giochiamola».Cosa pensa di Novellino?«Walter è stile Toro, è stupendo per questo. In più aggiungo che mi sembra che Cairo abbia le idee chiare e che il suo progetto porterà il Toro porterà a lottare in alto. Questo è un bene, perché più sale il valore delle squadre e più aumenta, di conseguenza, la forza della città. Sarà bello quando si tornerà tutti e due a lottare per grandi traguardi, come in passato».E dell´episodio della cesta di Parma, che giudizio dà?«Una cosa bellissima, lui è grande».Se Novellino è da Toro, si può dire che Ranieri rappresenti perfettamente lo stile Juve?«Mi fa piacere che lo si dica, ma le parole o gli atteggiamenti non bastano: diventerò da Juve quando porterò anch´io il mio contributo alla bacheca di questa società. Altrimenti non servirebbe a niente: è bello ma non balla, si dice dalle mie parti».Ma lei si sente in sintonia con lo stile Juventus oppure no?«Come sono fatto lo vedete: se penso bene di qualcuno lo dico, se penso male me lo tengo per me. Se gli juventini mi riconoscono nel loro stile, mi fa molto piacere».Sta pensando alla vetta della classifica?«No, non ancora. L´importante è stare lì, tutti uniti. L´importante è che la capolista cambi di continuo e che nessuno scappi via. Poi chi vivrà vedrà».Che Juve vorrebbe vedere, questa sera?«Per forza di cose dovrà essere una Juventus da combattimento». "LE DIFFICOLTA' CI COMPATTANO, SIAMO DA COMBATTIMENTO" - La Stampa - Neppure di fronte al primo vero derby della sua carriera (quelli quasi settimanali con il Chelsea non hanno lasciato traccia), Claudio Ranieri perde il suo «london style». Gli piace essere così: freddo e distaccato. Poi, magari, dentro ribolle, ma gli piace restare quasi impassibile di fronte all’avvenimento. Un Boniperti alla rovescia. Il presidente andava a segnare in rosso la data del derby e la fase di avvicinamento al fatidico giorno era causa di grande ansia e agitazione. Per Ranieri, una sorta di Diogene alla ricerca della sua Juve ideale, la manovra di avvicinamento a D (come derby) day è stata e, fino a ieri era, molto facile. Tensione? Il tecnico, che dopo lo stile bianconero punta ad assimilare anche l’abitudine alle vittorie dei suoi predecessori («Voglio anche ballare»), non ha problemi: «Lo vivo bene, sono sereno, sono curioso, come sempre, di vedere come si comporterà la mia squadra». Un esploratore. Al timone della Juve da neppure tre mesi, dice di dover ancora capire bene i suoi giocatori. «Quando finiranno i test? A maggio. Oggi non sono in grado di dire in percentuale a che punto siamo, perché mi manca un confronto con il passato». In attesa di fare chiarezza, ricama attorno al derby di stasera un bouquet di frasi che vanno dal classico «queste non sono mai partite come le altre», per proseguire con un altrettanto tipico «è una partita che va estrapolata dal campionato», concludendo con questa doppia sciabolata morbida: «Per il derby c’è un libro a parte, si tratta di una roulette russa». Da apprendista derbista si deve basare su quello che ha letto e gli hanno raccontato. Se ha parlato anche con Boniperti dovrà ingurgitare ansiolitici. Ma sa, il bravo allenatore, di poter contare su una Juve che non si risparmia e non si rassegna. Vedi Cagliari, vedi Roma. E infatti anticipa: «Vedrete una squadra da sano combattimento, un gruppo che nelle difficoltà si compatta. E con il Toro difficoltà ne incontreremo tante». Già la partenza non è ottima. Un infortunio al polpaccio taglia fuori Iaquinta, l’attaccante più in forma, il giocatore ideale per fare da apripista a Trezeguet e per piantare spilloni dolorosi nella difesa granata. Ma il rombo di centrocampo con Del Piero vertice avanzato dietro le punte potrebbe anche non vacillare. Ranieri, infatti, dovrebbe restare ancorato al modulo delle ultime partite sostituendo semplicemente Iaquinta con Palladino, quest’ultimo elogiato dopo la vittoria con la Reggina. Una frase potrebbe portare a questa soluzione all’apparenza indolore: «L’assenza di Iaquinta mi complica i piani perché stava facendo bene. Però abbiamo visto che ci sono giocatori che quando sono chiamati all’appello rispondono bene e sono convinto che non lo faranno rimpiangere». Ma non è neppure da escludere che si torni al 4-4-2 più tradizionale, con Nocerino a destra e Almiron, recuperato dopo due partite lontano dal campo, al fianco di Zanetti, quindi con Trezeguet e Del Piero in attacco. Poche chances per Tiago, che mercoledì dopo venti minuti è rimasto ai margini della partita. «Ha le stesse possibilità degli altri» la frase di Ranieri che non nega una carezza a nessuno. E si raccomanda: «Restiamo uniti, nessuno scappi via». Il tecnico bianconero ha idee chiare anche sul Toro: «A loro toglierei Recoba. Novellino? E’ uno giusto per la squadra granata. Cairo ha scelto bene per portare avanti un progetto che permetterà alla città di avere di nuovo due squadre in lotta per traguardi importanti. L’episodio della cesta mi ha fatto sorridere. Un colpo di furbizia. Bravo Walter. Io non l’avrei mai fatto».E' IL DERBY DEGLI ASSENTI: COSI' CAMBIANO LE TATTICHE - Repubblica ediz Torino - Rosina non c´è, Iaquinta non c´è: il derby comincia con le mancanze, anche se l´assenza del numero 10 penalizza il Toro ben più di quanto incida quella dell´azzurro per la Juve. Questo perché i granata sono ancora una squadra indefinita e indefinibile, il cui viaggio verso un´identità precisa è stato interrotto dall´arrivo di Recoba, che ha aggiunto classe, portato entusiasmo ma trasformato il Toro, che adesso non è più, perché non lo può più essere, una formazione armonica a compatta ma è diventato una squadra che si limita a correre sperando che la classe dei suoi fantasisti diventi risolutiva. Finora non è successo. Paradossalmente, l´assenza di Rosina risolve un problema a Novellino, che aggiungerà un mediano (Paolo Zanetti) alzando il tasso di forza, aggressività e potenza del gruppo. A questo punto, al Toro resta però una sola soluzione: metterla sulla bagarre, sulla battaglia. Fare mucchio tra centrocampo e difesa affidando a Ventola e Recoba il peso dell´attacco. Dovrebbe trarne vantaggio Corini, che con i due fantasisti non può sviluppare le sue idee non avendo nessuno da lanciare. Senza Rosina, invece, Barone avrà più spazio per gli inserimenti senza palla ispirati proprio da Corini, che potrà appoggiarsi anche al movimento di Ventola, più bravo di Bjelanovic ad aggredire gli spazi e, quindi, a offrirsi all´assist del regista. Resta però il rebus della difesa, anzi dei difensori: finora il Torino ha incassato otto reti e tutta dall´area piccola, o giù di lì. Significa che non c´è un problema di reparto, ma di individualità. Una difesa è male organizzata quando concede spazi in campo aperto o sbaglia i movimenti (capita spesso alla Juve, per esempio, soprattutto quando c´era Andrade), ma quando pasticcia davanti al portiere le colpe sono personali, non di reparto né di impostazione. Se l´assenza di Rosina svela i piani di Novellino (i molti infortunati gli hanno tolto alternative e spolpato la rosa), quella di Iaquinta nasconde invece quelli di Ranieri, che se avesse avuto il campione del mondo avrebbe senz´altro riproposto il 4-3-1-2 dell´Olimpico, con Legrottaglie al posto di Andrade. Ora, invece, il tecnico può scegliere tra il 4-4-2 e il rombo, con due varianti: Del Piero alle spalle di Palladino e Trezeguet o il capitano in attacco, con Nedved dietro le punte e Salihamidzic a centrocampo. Comunque sia, c´è aria di bocciatura per Almiron, che sta lentamente facendo la stessa fine di Tiago: la campagna acquisti di Alessio Secco sta perdendo punti. Il rombo piace, a Ranieri: aggiunge imprevedibilità e, paradossalmente, solidifica la mediana, raccolta attorno a Cristiano Zanetti, dove Nocerino si esalta potendo giocare in una posizione più centrale. C´è meno geometria, ma più risolutezza nella verticalizzazione. Sarà proprio lì, in mezzo, la chiave del gioco: si affronteranno due linee molto aggressive e, in quella zona, non troppo tecniche, sarà dunque un derby di corsa e forza, che si vincerà sul contrasto. Non è un caso che sia Ranieri sia Novellino abbiano promesso due squadre da battaglia, perché sulla guerriglia per il possesso del pallone si determineranno gli equilibri della gara. L´idea è la stessa per tutti e due: assumere il predominio con la forza e poi lasciare che a segnare la differenza sia la classe dei singoli, che non manca. Il duello tatticamente più interessante si ingaggerà tra Nocerino e Barone, due centrocampisti che si muovono moltissimo anche senza palla e che si presenteranno sovente dalle parti del portiere avversario: sono l´effetto-sorpresa di un derby di lettura non semplicissima, proprio perché se lo giocano due squadre ancora in evoluzione, senza un´identità precisa (e questo è un limite) ma in compenso anche più imprevedibili, perché ancora non studiate a fondo dalla concorrenza. E questo è un vantaggio. Enorme, ma solo per chi lo saprà sfruttare.BLANC: "UN DERBY DA VERA JUVENTUS" - Corriere dello Sport - Non avrebbe mai immaginato, Jean Claude Blanc, di provare sensazioni uniche per il derby. Il suo primo derby. E’ emozionato davvero l’amministratore delegato della Juventus a tal punto che quando parla di questa partita si esprime in termini molto entusiastici, quasi fosse, come di fatti lo è, una partita diversa dalle altre: «Sento in città molta attesa per questa partita. Non avrei mai immaginato di provare queste emozioni. Ma d’altra parte è la prima volta anche per me e dunque non sarei un uomo se non provassi simili sentimenti. Sono sereno, tranquillo e fiducioso, perchè la Juventus sente la responsabilità di dover giocarsi molto in questa partita».E’ chiaro che Blanc parla del derby come fosse una cosa ancora da scoprire: «Da quello che sento e vedo in città penso si tratti di un appuntamento unico per la città. Credo che questa partita sia mancata a tanti in questi anni e il fatto che ritorni così invocato e atteso non fa altro che confermare l’importanza di questa partita». Che Blanc non nasconde di voler vincere: «La Juventus non può mai partire senza considerare di poter vincere o tentare di vincere tutte le partite. C’è un avversario di fronte, chiaro, ma noi siamo la Juventus e pur considerando che questa non è e non sarà mai una partita come le altre andremo in campo sereni e consapevoli di essere la Juventus. Vogliamo vincere con lo spirito giusto, quello che ha fatto la storia di questa società».I CONVOCATI DI RANIERI - Vincenzo Iaquinta non ha recuperato dal problema al polpaccio e non è tra i convocati di Claudio Ranieri per Torino-Juventus, gara in programma domenica sera allo stadio Olimpico e valida per la sesta giornata del campionato di Serie A. Oltre all'attaccante calabrese il tecnico bianconero dovrà fare a meno degli infortunati Marco Marchionni, Jean Alain Boumsong, Mauro German Camoranesi e Andrade, e dello squalificato Jonathan Zebina. Questi 18 scelti da Ranieri per il derby: Portieri: Gianluigi Buffon, Emanuele Belardi. Difensori: Alessandro Birindelli, Giorgio Chiellini, Domenico Criscito, Zdenek Grygera, Cristian Molinaro, Nicola Legrottaglie. Centrocampisti: Sergio Almiron, Cristiano Zanetti, Hasan Salihamidzic, Pavel Nedved, Antonio Nocerino, Ruben Olivera, Tiago. Attaccanti: Alessandro Del Piero, David Trezeguet, Raffaele Palladino. RITORNA IL DERBY: L'OLIMPICO NON BASTA PIU' - Repubblica - In attesa di capire se lo saranno Torino e Juventus, di sicuro c´è qualcosa che non sarà all´altezza del derby che ritorna dopo quattro anni e mezzo: lo stadio che lo ospiterà. Al nuovo Olimpico, copia mal riuscita del glorioso Comunale, ci saranno ventiquattro mila spettatori perché di più non ce ne possono stare dentro quell´impianto nato già vecchio, carente nella capienza ma anche nei servizi, nelle strutture, persino nell´estetica, desolante nella sua inutilità. D´altronde, con gli stadi la città Torino e le sue amministrazioni hanno una storia (recente) particolarmente sfortunata, calcolando i soldi pubblici sprecati per il Delle Alpi prima e per l´Olimpico poi, per tacere dello scandalo del Filadelfia, ancora ridotto a un vergognoso cumulo di macerie. «Giocare lì è scandaloso», ha detto Paolo Pulici, uno di quelli che ha scritto la storia di questa partita. I biglietti sono finiti da due giorni e hanno soddisfatto neanche la metà delle richieste per questa partita preceduta da un´attesa quasi ossessiva. D´altronde, il derby di Torino sfugge a ogni confronto e a qualsiasi catalogazione: in città è vissuto quasi come una lotta di classe, anche se non è stata quasi mai la classe a deciderlo. «È una roulette russa, è un libro a sé» lo racconta Ranieri, che ha già annusato l´aria. Paradossalmente, è stato Novellino a tenere più bassi i toni della vigilia: «Da quando sono qui non faccio che incontrare gente che mi chiede di battere la Juve. Ma a me interessano soprattutto i tre punti, perché in questo momento la nostra classifica non è buona». In effetti, i granata si sono lasciati consumare dall´ansia della prestazione e nelle ultime due partite hanno arraffato appena un punto: «Forse pensavamo già alla Juve». Sarà anche il derby delle assenze, perché ieri Ranieri ha perso Iaquinta, l´unico nuovo acquisto che stia dando un senso al suo ingaggio, e Novellino non avrà Rosina, il suo giocatore simbolo: il numero 10 è fuori per un´infiammazione muscolare che sembra pubalgia, ma i suoi rapporti con la società sono in crisi per colpa di un contratto che non riesce a firmare, vista la distanza tra domanda e offerta. Qualcosa di molto simile a quello che sta succedendo dall´altra parte con Del Piero, che però giocherà e probabilmente ancora da rifinitore, dal momento che Ranieri non rinuncerà al 4-3-1-2 delle ultime due, eccellenti partite: resta solo da capire se il rifinitore sarà il capitano, con Palladino in attacco, oppure Nedved. Di sicuro c´è più tensione nel mondo granata che in quello bianconero, e non soltanto perché il Torino non vince il derby dal 1995. «Abbiamo dimostrato di sapere superare le difficoltà, questo è uno splendido bagaglio di viaggio» ha detto Ranieri, che davvero adesso sembra un uomo molto sereno. «Novellino è un tipo da Toro, io incarnerò lo stile Juve soltanto se aggiungerò qualcosa alla bacheca di questa società. Altrimenti di me si dirà: è bello ma non balla». I due allenatori si sono trovati d´accordo su una cosa sola, in pratica: «Voglio una squadra da battaglia», hanno detto tutti e due. Prima del derby bisogna fare così.  LA CITTA' DIVISA - La Stampa Torino - Il giorno prima, il derby è una sfida che si gioca a porte chiuse. Niente campo aperto, per quello ci sarà tempo stasera. Ognuno a «casa» propria, a riscaldare il cuore e corazzare lo spirito. Ciascuno preso dentro i propri riti, privati o collettivi, ma comunque in mezzo ai suoi, come se ci fosse bisogno di rinserrare le fila.I granata chiusi dentro i loro «covi», i bianconeri pure. Cinquanta anime relegate fuori dal centro di Vinovo ad attendere Buffon e compagni all’uscita dall’allenamento; almeno trecento granata alla Sisport - dentro, loro - a suonare la carica alla truppa di Novellino. Il clima a un giorno dal derby è un filo d’ansia che corre nel cuore della città. La marea che monta la senti nelle parole scambiate a mezza bocca più che nei gesti, nelle battute che piovono estemporanee anziché nei segni esteriori. Nelle persone che s’incontrano per strada e si scambiano una frecciata. O in quel saluto - «ci vediamo lunedì» - che annuncia gli sberleffi del giorno dopo e il terrore di subirli. Qua e là un drappo spunta da un balcone, un cappellino, una felpa, una sciarpa fanno capolino tra la folla. C’è chi non si nasconde: come quel macellaio di via Giulia di Barolo che sfoggia una vetrina tutta granata: bandiera, maglietta e foto. O come un benzinaio di corso Massimo D’Azeglio che, per mettere le cose in chiaro, ha appeso una t-shirt bianconera sulla porta del gabbiotto. Ma bisogna mescolarsi tra la folla per cogliere lo spirito di questa stracittadina che si avvicina a passi lenti ma con il cuore in gola. Se ne parla un po’ sottovoce, o a suon di sfottò, perché in fondo tutti hanno una maledetta paura di perdere. E finire al tappeto dopo quattro anni senza derby è una prospettiva che non piace a nessuno. E allora ci si aggira tra i banchi del mercato di piazza Bengasi per sentire un Franco, professione verduriere, che ha sognato come andrà a finire. Guarda un po’, come Cobolli Gigli: «Uno a zero per la Juve, gol di Del Piero». «Macché - lo incalza uno dei clienti - gliene facciamo almeno tre». Il granata accanto fa gli scongiuri, guarda in cagnesco e s’aggrappa a Rosina, senza sapere ancora che Novellino dovrà farne a meno. Chi ce l’ha, si tiene ben stretto il biglietto per lo stadio. Gli altri maledicono il Comunale e i suoi 26 mila posti e cercano un rimedio. E così scatta la caccia al bar con maxischermo. In via Giulia di Barolo si sono organizzati: al cartello che annuncia la partita ne hanno aggiunto un altro: «solo su prenotazione». Pochi passi più in là è lo stesso, ma è il barista a fare le domande: «Lei per chi tifa?». Messaggio chiaro: anche chi non sarà allo stadio se ne starà con i suoi. Perché il derby «è una cosa seria», come dicono nel salone de La Stampa in via Roma i cento e più accorsi per lo scambio di sfottò tra Massimo Gramellini e Bruno Bernardi. E se il sindaco Chiamparino si augura «che sia una festa», poi gli scappa anche un «vinca il migliore, e quindi il Toro». Dall’altra parte gli fa eco Andrea Pininfarina, vicepresidente di Confindustria: «Chi vince? Da tifoso dico e spero la Juve». Sobri e sfegatati. Sentite Giorgio Airaudo della Fiom: «Con un anno in B la Juve ha imparato la rabbia che ha sempre avuto il Toro. La partita può finire in un solo modo: con la Juve che vince, anche di culo, all’ultimo minuto, su autogol». Paolo Peveraro, vicepresidente della giunta regionale e granata sfegatato, tiene alla larga i cattivi presagi: «Questa gara arriva alla sfida dopo due partite un po’ tristi, ma se inquadriamo l’incontro si può vincere».TARDELLI: "SE NON VINCEVAMO BONIPERTI CI FACEVA SOFFRIRE" - La Stampa Torino - Marco Tardelli, il derby che non scorderà mai più?«Non ne ho uno in particolare. Li ricordo tutti con piacere perché non li soffrivo, ma li sentivo come partite normali. Anche se sempre molto difficili. Comunque quello del 2-0 che divenne poi un incredibile 3-2 per loro, fu difficile da digerire».Il derby le piaceva?«Sì, perché avevo un grande rispetto per quelli del Toro che erano avversari in campionato, ma amici in Nazionale. Non mi era antipatico il Toro, era una squadra fatta di passione. Era stata la squadra di Enzo Bearzot che è stato mio padre. Pulici, Graziani, Pecci, Claudio Sala: non ci frequentavamo tanto, ma ci stimavamo».Quanto valeva una vittoria nel derby?«Per noi della Juve all’apparenza di meno, c’erano due punti da conquistare per tentare di arrivare allo scudetto».Boniperti vi caricava?«Lui lo soffriva, lo detestava e voleva sempre vincere. Se non ci riuscivamo faceva soffrire noi».Le toglieva il sonno la vigilia?«Come è noto ogni partita mi impediva di dormire perché vivevo il calcio in maniera esagerata».Dalle sue parole si capisce che non ha mai odiato il Toro. Giusto?«E come avrei potuto. E’ una società con una storia talmente bella che è impossibile provare astio».Vuole diventare granata ad honorem?«Ma no, sono sincero. E poi non dimentico che prima di arrivare alla Juve ho provato per i granata e ho giocato contro Mondonico».Quindi avrebbe indossato volentieri quella maglia?«A parte che la Juve non mi avrebbe mai ceduto, non avrei avuto problemi. Dicevano che avevo il carattere di uno da Toro».Dopo quattro anni torna il derby. Anche lei esulta?«Era ora che Torino avesse di nuovo una partita così bella e divertente. Mi aspetto gol, emozioni e spettacolo».Juve favorita?«I bianconeri sono in un momento positivo, tuttavia mi pare che le due squadre siano più o meno alla stessa altezza».Stasera chi decide?«Penso a Trezeguet, ma vorrei fosse Nocerino. Uno in cui mi rivedo».TRE CORTEI, MA L'ALLARME E' AL DELLE ALPI - Repubblica - ´ il D-day della Torino calcistica, dove la "D" sta per derby. Sarebbe tanto bello, e pazienza se ipocrita, sperare di poter parlare soltanto dello spettacolo che offriranno gli spalti e il campo dell´Olimpico. Quattro anni e mezzo senza stracittadina non giustificano le tensioni e i rischi di ordine pubblico che la partitissima in notturna (ore 20.30) porta con sé. Eppure per qualcuno il derby sarà soltanto un pretesto per cercare lo scontro, menare le mani. A far scattare l´allarme sono i cortei organizzati. Quello autorizzato dei Drughi (da via Daneo, sede del club bianconero, fino all´ex Comunale), che sarà dirottato su corso Agnelli, in modo da proteggerlo e accompagnarlo fino all´ingresso della curva Scirea. Quello degli ultrà granata, dal bar Sweet di via Filadelfia fin sotto la curva Maratona, dove è in programma un presidio. Niente di strano o pericoloso, a sentire i capi dei tifosi: «Le marce si sono sempre fatte, sono i nostri normali percorsi di avvicinamento allo stadio». Il corteo più temibile potrebbe essere quello che vorrebbero organizzare gli juventini del club Tradizione (ex Fighters), dal bar Black and White in zona Gerbido fino al teatro della sfida. Ma il vero timore è che si verifichino scontri tra gruppetti isolati di teppisti, dalle zone adiacenti allo stadio fino all´hinterland. Il tam-tam su Internet di messaggi e minacce non permette di stare ragionevolmente tranquilli. I punti caldi sono tanti: da corso Unione Sovietica a corso Agnelli, dove il traffico automobilistico sarà bloccato a partite dalle 17.30 (orario di apertura dei cancelli), fino all´altezza di piazza Santa Rita. Ma i rischi maggiori di guerriglie urbane, senza il cuscinetto delle forze dell´ordine, provengono dalle zone periferiche: l´area che circonda lo stadio Delle Alpi e i parcheggi dei supermercati nella zona di Settimo Torinese.La vigilia del d-day è stata vissuta in modo diametralmente opposto dalle due tifoserie. Quella granata ha invaso gli spalti della Sisport, quartier generale del Torino. Mille tifosi hanno seguito l´allenamento di Recoba e compagni. Alla fine della seduta un breve faccia a faccia tra giocatori e tifosi, con raccomandazioni e cori assortiti. Aria diversa allo Juventus Center di Vinovo. Solita seduta a porte chiuse per la squadra di Ranieri e solita sparuta presenza del popolo bianconero. Ha ragione Trezeguet a dire che «i tifosi della Juve, più del derby, sentono la sfida contro il Milan e l´Inter». Meno di cinquanta Drughi, infatti, dietro i cancelli sbarrati, hanno incitato Del Piero e soci, esponendo lo striscione «nessuna pietà, prendiamoci la città». Trapelano, intanto, le prime indiscrezioni sulle coreografie che vestiranno a festa l´Olimpico: bandieroni a tutta curva e fitta pioggia di coriandoli, sparati in aria da speciali cannoni.