JUVENTUS

L'opinione


L'AUTOPSIA SU RANIERI: E' STATO UN SUICIDIOdi Francesco Cherchi (Nostra Signora del Cuore e tuttojuve.com)Non l'ha fatto fuori nessuno. Claudio Ranieri è rimasto vittima dei suoi tanti errori. Un suicidio in piena regola quello dell'allenatore di Testaccio, che quest'anno aveva già provato innumerevoli volte a farla finita con la Juventus, operando scelte tanto assurde quanto dolorose e autolesionistiche. Ma all'ex tecnico sono stati fatali gli ultimi mesi di vita in bianconero, quando volutamente ha deciso di privarsi di alcune indispensabili "medicine" che l'avrebbero certamente aiutato a salvarsi. Già, perchè la doppia iniezione di Giovinco e Trezeguet sarebbe stata taumaturgica per le sorti della squadra torinese e del suo allenatore, alle prese con l'evidente scadimento di forma di Amauri e Del Piero, solo parzialmente surrogato dai gol di Iaquinta e dalla generosità di Pavel Nedved, al quale però non è umano chiedere di giocare tutte le partite sulla soglia delle trentasette primavere. C'è chi sostiene maliziosamente che alcuni giocatori abbiano remato contro Ranieri, ma io sono del parere che sia stato Ranieri a remare contro alcuni giocatori. La storia recente di Madama insegna che nei momenti delicati e decisivi, il bomber franco-argentino ha sempre lasciato il suo zampino, segnando caterve di reti contro piccole e grandi squadre, trascinando la Juve verso i traguardi più importanti, dagli scudetti alla promozione in serie A, fino all'insperata qualificazione in Champions League conseguita nella scorsa stagione anche e soprattutto grazie ai suoi 20 gol. La prestigiosa avventura juventina di Trezeguet, però, rischia di chiudersi ingenerosamente alla fine di quest'annata calcistica, contrassegnata da un brutto infortunio e dalla perenne umiliazione della panchina. Ranieri, evidentemente, non ha saputo mettere da parte l'astio ed il rancore che serbava nei confronti della punta transalpina, per le critiche che quest'ultimo gli rivolse a mezzo stampa dopo l'eliminazione dei bianconeri dalla Champions League ad opera del Chelsea. Da quel momento, l'allenatore ha di fatto estromesso dalla squadra uno dei più grandi attaccanti del mondo, concedendogli, perlopiù, solo piccoli scampoli di partita, nel tentativo di porre rimedio a risultati ormai irrimediabili. Un autogol clamoroso, come quello che il tecnico ha commesso mettendo sistematicamente fuori l'astro nascente del calcio italiano, Sebastian Giovinco. Ancora oggi, la stragrande maggioranza dei tifosi e degli addetti ai lavori, si chiede come abbia potuto, mister Ranieri, lasciare a macerare in panchina e spesso addirittura in tribuna la terribile "Formica Atomica", che nelle poche volte in cui è stata chiamata in causa ha fatto vedere cose strabilianti, incidendo quasi sempre sul risultato (vedi ad esempio gare con Bate Borisov, Lecce, Catania o Bologna). E probabilmente i bianconeri sarebbero ancora in corsa  in Champions League, se il defenestrato allenatore romano avesse dato maggiore fiducia al talentino di Beinasco, che nei pochi minuti disputati nella partita di ritorno contro il Chelsea, mise a ferro e fuoco la difesa londinese, rianimando le speranze di qualificazione della Signora. In una squadra che accusava una palese carenza di qualità e che -a detta di tutti - necessitava di un trequartista che tagliasse a fette le difese avversarie, ritengo assurda, insensata ed ingiustificata la decisione di Ranieri di confinare Giovinco ai margini della Juventus per tutto l'arco della stagione. Negli ultimi due drammatici mesi bianconeri, il piccolo grande Seba sarebbe certamente stato più utile in campo, dove le punte faticavano a trovare la via del gol ed i centrocampisti offensivi deputati ad illuminare il gioco funzionavano ad intermittenza. Sarebbe bastato un po' più di coraggio, come quello che anni addietro spinse Marcello Lippi a privarsi di un certo Roberto Baggio per dare spazio alla fantasia di un giovanissimo talento chiamato Alessandro Del Piero. Il coraggio che mostrò anche quella società nella persona di Luciano Moggi, che all'epoca decise di cedere lo stesso Baggio per affidare la sua pesante maglia numero 10 al promettente "Pinturicchio". Il coraggio che non ha avuto l'attuale società juventina di John  Elkann, Cobolli Gigli, Blanc e Secco, disposta a scucire quasi 25 milioni di euro per l'acquisto del brasiliano Diego, malgrado un Diego ce l'avessero già in casa.